Salute mentale: sette suicidi ogni 100mila abitanti in Toscana. Antidepressivi, è boom

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Regione Toscana e associazioni collaborano in maniera sempre più stretta per promuovere e tutelare al meglio la salute mentale dei cittadini toscani. E’ il senso del protocollo firmato stamani dall’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni e da Gemma Del Carlo, presidente del Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale, che si è costituito nel ’93 e riunisce 38 associazioni di familiari e utenti. Nel protocollo, Regione e Coordinamento concordano “sulla necessità di attivare e sviluppare forme di cooperazione e integrazione al fine di assicurare una più ampia azione di promozione e tutela della salute mentale della popolazione della Toscana” e per questo “si impegnano a concordare azioni congiunte e a collaborare a singole iniziative rispondenti agli indirizzi programmatici condivisi”.

“I disturbi psichici sono in aumento, ce lo dicono studi a livello europeo, e anche ricerche condotte qui in Toscana, come quella dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità – dice l’assessore Marroni – Il nuovo Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015, che nei prossimi mesi sarà approvato dal Consiglio Regionale, dedica alla salute mentale un ampio capitolo, ponendosi l’obiettivo di accogliere i bisogni delle persone di ogni età con disturbi psichici e promuovere servizi finalizzati a percorsi di prevenzione e ripresa. Per questo è fondamentale la collaborazione con le associazioni di familiari e utenti, che ci consente di intercettare prima possibile il disagio psichico e mettere a punto interventi sempre più mirati ed efficaci”.

Studi a livello europeo stimano che circa il 27% dei cittadini degli stati membri sperimentino, in un anno, almeno una forma di disagio mentale; i disturbi sono in aumento soprattutto in infanzia e adolescenza, così come lo sono in età geriatrica; e preoccupante è l’incidenza del suicidio tra le cause di morte. Le situazioni di disagio psico-sociale contribuiscono all’insorgenza della malattia mentale. Eventi come la disoccupazione, la precarietà, le condizioni socio-economiche, la solitudine degli anziani, la difficile condizione dei migranti e dei rifugiati, sono tutti fonte di disturbi psichici anche molto gravi. “Per questo – sottolinea l’assessore Marroni – diventa indispensabile trovare nuovi approcci, più proattivi degli attuali, capaci di intercettare il bisogno e di riorganizzare i servizi in modo adeguato alla domanda, per rispondere con tempestività, pertinenza, efficacia. Fondamentale la collaborazione tra i servizi di salute mentale e i medici di base”.

L’epidemiologia della salute mentale in Toscana
Secondo dati recenti (Eurobarometer 2010), i disturbi di salute mentale rappresentano un problema sanitario che coinvolge circa un cittadino su 10 dell’Unione Europea e, in molti stati, la depressione rappresenta il problema di salute più comune. La Commissione Europea ha svolto un’indagine specifica su 27 Stati membri, mostrando come la condizione di precarietà economica e lavorativa influisca profondamente sulla percezione del proprio stato mentale. La popolazione italiana sembra avere uno stato emotivo più negativo rispetto alla media europea, modificando così l’immagine di un popolo allegro, nonostante tutto. In particolare, nelle quattro settimane che precedevano l’intervista, soltanto il 33% ha riferito di non essersi sentito profondamente abbattuto (rispetto al 47% degli europei) e solo il 16% non si è sentito demoralizzato e triste rispetto al 35% della media europea.

Per quanto riguarda la Toscana, questi i dati che emergono da uno studio dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità, presentato nel gennaio scorso. Per disturbi psichiatrici si fanno meno ricoveri e più trattamenti in day hospital o presso i servizi territoriali. I disturbi schizofrenici lasciano il posto a depressione e ansia. E la Toscana è la regione in cui si registra il più alto consumo di antidepressivi. I problemi psichiatrici affliggono di più i maschi in giovane età, mentre le donne sono le più colpite dopo i 40 anni. In vent’anni è calato il ricorso al suicidio, anche se il fenomeno resta preoccupante in alcune zone montane. Nel 2010 i pazienti che hanno fatto ricorso a un servizio territoriale di salute mentale sono stati circa 78.000 (di cui 23.423 minorenni e 54.245 maggiorenni), pari ad oltre il 2% della popolazione. Di questi, quasi il 40% risultano nuovi utenti. Per quanto riguarda i ricoveri, l’andamento presenta una tendenza alla riduzione. Al decrescere dei ricoveri si associa un aumento dei trattamenti in regime di day hospital, che dal 2002 ad oggi sono aumentati di 9 punti percentuali (dal 17,9% del 2002 al 26,9% del 2010). Per i ricoveri, il rapporto tra maschi e femmine è di 3:2 nella popolazione minorenne e di 2:3 tra i maggiorenni. L’andamento nei ricoveri negli anni 1997-2010 presenta una tendenza alla diminuzione dei ricoveri per entrambi i sessi, con un tasso, nel 2010, di 36 x 10.000 abitanti, di gran lunga inferiore rispetto alla media nazionale di 44 x 10.000 abitanti. Tra i ricoveri, le donne rappresentano il 52,4% del totale sopra i 40 anni, mentre nel genere maschile i ricoveri nella prima infanzia risultano essere nettamente superiori.

Anche le patologie che portano al ricovero hanno subìto un’importante variazione nel corso degli anni, mostrando una netta diminuzione dei ricoveri per disturbo schizofrenico, che sembrano lasciare il posto al disturbo bipolare (psicosi maniaco-depressiva, che rappresenta la principale patologia di ricovero per entrambi i sessi) e ai disturbi d’ansia.

Antidepressivi: la Toscana si caratterizza per un consumo superiore rispetto alla media italiana: +50% circa, con sensibili differenze tra le diverse Asl. Il crescente utilizzo – osservano i ricercatori dell’Ars – sicuramente risente dei cambiamenti culturali avvenuti nel corso degli ultimi anni, in cui patologie come ansia e depressione risultano meno stigmatizzate dalla popolazione generale, che quindi ricorre con maggior facilità all’aiuto medico.

Suicidio: nei venti anni di osservazione (1988-2008) il ricorso al suicidio risulta ridotto di circa 4 punti percentuali, attestandosi, nel 2008, sul valore di 7 casi x 100.000 abitanti. Le politiche di prevenzione messe in atto in Toscana nel corso degli ultimi anni hanno evidentemente sortito effetti positivi.

Dal 1988 al 2008 in Toscana i suicidi sono calati da 314 nel 1988 (238 nei maschi e 76 nelle femmine) a 263 nel 2008 (205 nei maschi, 58 nelle femmine). Nei venti anni presi in considerazione, il tasso di mortalità per suicidio (numero di suicidi ogni 100.000 abitanti) è sceso da 10,5 a 6,8 (da 18,4 a 11,7 per i maschi e da 5,1 a 2,8 per le femmine). E la maggiore densità (con tassi tra 8,30 e 17,47) si rileva nell’area sud-est della regione, con particolare rilevanza nella zona dell’Amiata, e sulle montagne pistoiesi e casentinesi. Tra i fattori di rischio individuati dall’Ars, il sesso maschile, l’età avanzata, il basso grado di urbanizzazione, la condizione di isolamento. La primavera rappresenta il periodo dell’anno con il maggior numero di suicidi. Nei 6 mesi che precedono il suicidio, il ricorso ai servizi raddoppia. Nell’anno che precede l’evento, il ricorso ai farmaci è triplo rispetto alla media della popolazione toscana.

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