Sostegno agli alunni disabili e alla scuola pubblica

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Il modello italiano di inclusione degli studenti disabili introdotto nel 1977 poneva il nostro Paese in una posizione di eccellenza: oggi è in caduta libera e invece dell’integrazione e dell’inserimento scolastico rischiamo di passare ad un sistema meramente assistenziale.

Continua l'accanimento dei Governi italiani, non solo gli ultimi due, nei confronti della scuola pubblica, un accanimento che risente del modello socio economico neo liberista ha scelto di sviluppare: neanche il Ministro Profumo vuole intervenire in modo risolutivo sulla questione del sostegno, accettando la necessità di personale organico funzionale, vale a dire insegnanti strutturati e risorse dedicate.

Autorizzare il sostegno solo per i casi che certificano l’handicap grave è contrario a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010, a proposito della illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno. Tale limite nega, per meri motivi di finanza pubblica, il diritto allo studio a tutti gli alunni portatori di disabilità, grave o lieve che sia. Nonostante tutto ciò, il Ministero della Pubblica Istruzione preferisce imbarcarsi in spese legali, centinaia di migliaia di euro pubblici gettati dalla finestra, piuttosto che assegnare il numero corretto di ore che spettano di diritto agli studenti diversamente abili.

Il punto dirimente è che i governi hanno rinunciato da tempo e di proposito a introdurre risorse sufficienti ad una gestione almeno ragionevole della scuola pubblica: la questione del sostegno è quella che più di ogni altra assume il significato di una rinuncia strumentale ad visione politica soprattutto disonesta e vigliacca. Siamo di fronte ad un federalismo alla rovescia che non farà che acuire le differenze tra i territori più ricchi, che bene o male trovano e troveranno le risorse, e quelli che per questioni economiche e a volte anche culturali invece sono in estrema difficoltà a gestire l'ordinario e domani, a meno di una seria programmazione, saranno forse costretti a lasciare indietro i meno fortunati.

Alcune amministrazioni regionali hanno comunque manifestato l'intenzione di concedere il docente di sostegno solo in presenza di casi gravi. Sono tanti infatti gli studenti con lievi disabilità o con difficoltà comportamentali che non ottengono l’insegnante di sostegno senza una certificazione di disabilità civile, e, mentre, la diatriba sulle competenze dura da troppo tempo, molti comuni non intendono più fornire il servizio che, per le scuole superiori, toccherebbe alle province in via di soppressione. Le famiglie da anni rischiano di dover tenere a casa i figli alcune ore o giornate o settimane perché «a scuola non c'è l'insegnante di sostegno» o «manca l'educatore» o entrambi, perché le nomine sono in ritardo, o insufficienti, e perché gli enti locali non riescono a pagare l'assistenza.

La scuola pubblica riesce a limitare i danni sulle dotazioni organiche di sostegno in quelle regioni che oltre ad una autonomia progettuale hanno anche le risorse per integrarne l'azione con progetti mirati sul disagio giovanile in senso lato. È il caso della regione Toscana che interviene con fondi propri, sottraendo risorse altrove, rinunciando ai p.i.a. togliendo di fatto risorse strategiche alla progettazione sulla misura del disagio nell'apprendimento e introducendo i p.e.z. , integrando gli investimenti con i contributi delle Fondazioni, accettando di fatto il ruolo di supplente dello Stato.

È necessario essere molto chiari sul ruolo della politica in questa vicenda dell'integrazione degli alunni con disabilità nella scuola pubblica statale: gli interventi che la regione Toscana ha in programma con l'attuazione dei p.e.z. sono una risorsa e non una soluzione.

Occorre dare voce ai lavoratori della scuola e alle famiglie per accompagnarne la protesta attraverso i nostri rappresentanti politici nei comuni, nelle province e in regione contro l'azione del governo, non contro i progetti integrativi: ribadiamo con forza che in nessun modo si deve permettere allo Stato di disfarsi dei propri doveri istituzionali e costituzionali, andando ad demolire lentamente ma inesorabilmente quelle garanzie di giustizia civile in nome dell'integrazione e dell'accoglienza che ogni cittadino ha il diritto di pretendere dal proprio Paese. La difesa della scuola dell'inclusione è a garanzia di tutti, occorrono interventi strutturali, non toppe ad un sistema pieno di falle.


Segretaria Provinciale Partito dei Comunisti Italiani Lucca e Versili
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione provinciale di Lucca e della Versilia

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