Strage di Viareggio, il corto sul disastro vince al Global Short Film Festival di New York

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“Ci dicevano che la strage di Viareggio è una storia troppo locale“. Ora Ovunque Proteggi, cortometraggio diretto da Massimo Bondielli, ha vinto al Global Short Film Festival di New York. Gli autori e i familiari delle vittime del disastro ritireranno il premio a Cannes il 21 maggio. “Un film italiano dal messaggio universale – si legge nelle motivazioni – Ed è proprio quello che gli autori di Ovunque proteggi in 12? hanno cercato di raccontare: la dimensione umana, materiale, sconvolgente e inaccettabile di quanto accaduto la notte del 29 giugno 2009?. Un successo arrivato con l’autoproduzione, come racconta a ilfattoquotidiano.it Gino Martella, co-sceneggiatore della Caravanserraglio Film Factory.

Vinicio Capossela ha prestato il titolo di una sua canzone del 2006 e Chiara Rapaccini, ultima compagna del regista viareggino Mario Monicelli che additò l’incuria come causa principale del disastro ferroviario, ha disegnato la locandina. Un binario, due cisterne rovesciate, una macchia rossa. Rappresenta le 32 vittime, ma anche le fiamme che si sono alzate dalla stazione di Viareggio pochi minuti prima della mezzanotte del 29 giugno 2009. Quegli istanti, ripresi dalle telecamere di sorveglianza, sono entrati a far parte di Ovunque Proteggi, così come la voce del macchinista Andrea D’Alessandro che al telefono con il dirigente operativo della stazione di Viareggio dice: “Noi siamo scappati ma è scoppiato tutto, portavamo gas liquefatto infiammabile. La stazione è completamente in fiamme, avverti chi puoi, avverti la protezione civile”.

Il corto ha per protagonisti Marco Piagentini e Daniela Rombi, i due rappresentanti dei familiari delle vittime. Nella strage Marco perse la moglie Stefania, 39 anni, e due figli, Luca e Lorenzo, di 4 e 2 anni. Dopo 41 giorni di agonia, morì per le ustioni anche Emanuela Menichetti, 21 anni, figlia di Daniela. “La storia portante non è la strage – spiegano Martella e Bondielli – ma la forza di Marco e Daniela. È come se ognuno di noi fosse seduto su una sedia che è un potenziale vitale e magari non lo sappiamo, qualsiasi cosa ci abbatte e non ci tiriamo più su. Il fatto di vedere Piagentini, dopo tutto quello che ha passato, battersi con questa vitalità, per noi è una storia universale che può arrivare a tutti. Marco ci ha raccontato di quando è volato in cielo con l’esplosione e ha sentito un istinto disumano di sopravvivenza, l’ha definito proprio disumano, di attaccamento alla vita”.

Il progetto di Caravanserraglio non si ferma qui: presto partirà il crowdfunding per realizzare il lungometraggio. “Ovviamente racconteremo anche del processo e degli altri familiari, ma secondo noi è questo il nucleo, il livello più potente del racconto, il messaggio che passa questa storia qua – conclude Martella – non soltanto la rabbia indirizzata più o meno correttamente, ma cacchio, che forza, che insegnamento che dà Marco”.

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