Confagricoltura Toscana: "Ecco le nostre richieste alla Regione"

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Dalla semplificazione burocratica richiesta per il ripristino dei laghetti, alla piaga dell’aumento della presenza di ungulati e lupi. Si sono discussi oggi alla Fattoria di Maiano di Firenze alcuni degli ostacoli più imponenti che si trovano ad affrontare le imprese agricole toscane, durante l’assemblea annuale di Confagricoltura Toscana che chiarisce le richieste degli agricoltori alla Regione Toscana.

Il primo appello del presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis è rivolto ad Artea (l’agenzia regionale toscana per le erogazioni in agricoltura) a cui si chiede una efficiente gestione del sistema dei contributi pubblici e un loro tempestivo pagamento alle imprese agricole: “Le manchevolezze (compresa la beffa delle difficoltà di “sincronizzazione” con i sistemi informatici governati a livello nazionale da Agea) e le complessità dei sistemi informatici debbono essere assolutamente risolti vista l’importanza di garantire alle imprese le risorse finanziarie ad esse spettanti in tempi il più possibile brevi”.

Confagricoltura chiede poi garanzie finanziarie per sostenere i CAA delle Organizzazioni Professionali Agricole (quelli di Confagricoltura gestiscono il 31% della superficie agraria della Toscana) che per funzionare hanno bisogno di una pianificazione pluriennale delle risorse umane, strumentali e finanziarie da utilizzare, “tanto impegnativa quanto irrealizzabile se le necessarie risorse pubbliche vengono definite di anno in anno”.

L’assemblea ha affrontato il tema degli invasi collinari, i cosiddetti “laghetti” (sono circa 3.000 in Toscana). Perché la nuova legge del 2016 ha disatteso le esigenze espresse dal mondo agricolo: “Comprendiamo l’esigenza di assicurare la pubblica sicurezza degli invasi – commenta Miari Fulcis - ma riteniamo che scaricare gli oneri sui gestori per le funzioni che questi impianti svolgono per la regimazione delle acque e per la valenza paesaggistico ambientale, nonché per la funzione antincendio boschivo sia veramente troppo oneroso”.

Ora Confagricoltura chiede modifiche e semplificazioni all’attuale regolamento per incentivare nuove realizzazioni di invasi e il ripristino di quelli esistenti, utili in caso di incendi e siccità.
Proprio per i problemi di carenza idrica Confagricoltura ha chiesto alla Regione Toscana di adoprarsi affinché venga riconosciuto lo stato di calamità e dare una serie di agevolazioni per gli agricoltori colpiti, come la sospensione della quota capitale delle rate dei mutui bancari (già atteso dalle banche) e dei contributi previdenziali, il mantenimento della fiscalità agevolata per gli IAP, la riduzione delle soglie di danno non risarcibile attraverso le assicurazioni agevolate.

Infine il problema della fauna selvatica, a partire dagli ungulati che tormentano gli agricoltori è stato acuito dalla siccità: “Siamo la regione che per densità di ungulati è seconda solo all’Austria che è la nazione europea a detenere il record sulla presenza di ungulati con un assetto ambientale assai diverso”, spiegano da Confagricoltura. In Toscana sarebbero presenti (secondo le stime della Regione al 2016) oltre 450.000 capi, di cui 160.000 cinghiali, 178.000 caprioli, 110.000 daini, 4.500 cervi, 2.500 mufloni.

“Non si salva nulla tra le coltivazioni, dai vigneti alle ortive, dai cereali al bosco ceduo, sugli oliveti vengono distrutti a seguito del loro passaggio terrazzamenti e muri a retta, persino i giardini degli agriturismi e delle civili abitazioni poste in area rurale non sono al sicuro dal pascolamento di tali animali – spiega il presidente di Confagricoltura Toscana - Queste densità spaventose sono una grave minaccia oltre che per l’agricoltura e l’ecosistema anche per l’ordine pubblico con tantissimi, troppi incidenti stradali l’anno che in alcuni casi costano la vita a persone”.

Il numero di ungulati continua a crescere e spiegano gli agricoltori sono inutili anche le recinzioni elettrificate (non ammesse ovunque per l’impatto paesaggistico).A più di un anno dall’approvazione della nuova legge sulla caccia, spiega Confagricoltura siamo ora di fronte ad un importante momento di verifica: “I dati sugli abbattimenti per la specie cinghiale ad agosto 2017 sono stati 15.842 capi abbattuti (articolo 37 e selezione) manca il dato relativo alle braccate, i piani di prelievo vedono assegnati 35.000 capi per la specie capriolo e 4.632 per il daino (i dati ufficiali saranno diffusi a gennaio 2018), nell’anno 2016 sono stati abbattuti 93.306 capi tra caccia di selezione, articolo 37 e braccate”.

Numeri insoddisfacenti, dicono gli agricoltori, perché ben lontani dall’obiettivo di sostenibilità ambientale che prevedeva soglie prossime allo 0 di ungulati nelle coltivazioni (aree non vocate) e di 2,5 ungulati ogni 100 ettari per quelle vocate (boschi).

Le consistenze numeriche non calano, anzi incrementano come le richieste di risarcimento dei danni alle coltivazioni da fauna selvatica, che nel 2016 sono stati calcolati in oltre 3 milioni di euro, in aumento rispetto agli anni passati. Al problema degli ungulati si aggiunge poi quello della presenza del lupo, “un fattore limitante l’esercizio di attività di allevamento, sia ovino che bovino, in particolare in alcune aree sensibili localizzate nel grossetano, nel Mugello, nel senese e nell’aretino”.

Confagricoltura chiede quindi una revisione della legge n. 157/92 ormai vecchia di 25 anni che introduca il principio di una sostenibilità ambientale ed economica nella gestione della fauna selvatica.



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