Invito a Teatro: La comunicazione. Lo sguardo.

Invito a Teatro 9

Senza rendercene conto, già fuori dal palcoscenico, l'uomo è ricco di segnali comunicativi potenti e portanti.
Non esiste un momento in cui il nostro disco interiore non trasmetta qualcosa, forse è solo difficile per chi “ascolta” poterlo sentire.
Figuriamoci con una cassa di risonanza come il Teatro, a quale corrente di comunicazione possiamo essere esposti. Per questo l'Attore deve saper comunicare un qualcosa di specifico, al momento giusto, nel posto giusto.
Lo spettatore che siede in platea ha solitamente i collegamenti aperti per ricevere tutta una batteria di emozioni, per questo riesce a captare anche le interferenze, il cosiddetto “sguardo vuoto” di un Attore che guarda senza vedere e dunque comunica una mancanza, un tassello perso, un'aritmia della creazione.

Gli occhi e lo sguardo di un Attore in scena devono mostrare il contenuto di un'anima creatrice, di un'Arte vissuta e acquisita per Amore, non per passaggio di proprietà. E questo contenuto deve fondersi con la vita del personaggio ed uscire verso tutto il resto del mondo, non solo verso gli spettatori, ma anche verso gli altri interpreti, gli attrezzisti, le comparse.

Ed è qui che l'Arte prende in mano la situazione, dove anche la capacità di mestiere non riuscirebbe mai a vincere.
L'Arte interrompe le linee della vita quotidiana dell'Attore, quella “fuori di qui” e gli toglie, gli strappa via le preoccupazioni personale, le debolezze, le intemperie.

Cosa rimarrebbe dunque del Teatro, se mettessimo in scena un essere svenuto, anzi privo di sensi, che non scambia sentimenti, non baratta la sua creatività con la vita del personaggio?
Cosa rimarrebbe di un Fuoco ardente e scoppiettante se si togliesse la legna e la combustione?


Rebecca Palagi 2013 © tutti i diritti riservati

9 commenti

  1. Ulisse Da Prato giovedì 10 gennaio 2013 alle 19:20:05

    Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perchè un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre "qualcuno". Mentre un uomo -non dico lei, adesso- un uomo così in genere, può non esser "nessuno". (L. Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore)

  2. gbeani giovedì 10 gennaio 2013 alle 10:14:55

    Ci sono tecniche che si possono studiare e imparare per essere "comunicatori", ma non sono queste che rendono Attore un teatrante... la vera "emozione" la si crea quando da dietro un gesto, uno sguardo o una singola parola traspare, anche solo minimamente, che dietro, come coperto da un sottile velo di seta, c'è della... passione!
    Complimenti Rebecca per la tua... passione!

  3. Chiccherugiola giovedì 10 gennaio 2013 alle 08:03:07

    Occhio, croce e un sorriso d'amour: XD

    Buongiorno a tuttE/i.

  4. Paola giovedì 10 gennaio 2013 alle 07:13:54

    Leggendo questa rubrica rimpicciolisco al pensiero di quanto sia difficile l'arte di comunicare sentimenti...Attore va scritto con la lettera maiuscola...ci sono troppi attorucoli in giro, che rovinano una professione nobile...
    Anche se va detto che di questi tempi c'è poco da meravigliarsi, in ogni campo spuntano esperti e talenti che millantano bravura e capacità acquisite non si sa bene come...ed è triste che riescano a trovare terreno fertile in un mondo di persone che non hanno voglia e tempo di guardare le cose nel profondo, ma che scientemente sembrano scelgano di essere imbambolati...:-(

  5. gianni giovedì 10 gennaio 2013 alle 01:20:23

    Si potrebbe affermare che il teatro è il luogo della comunicazione contraffatta.
    L'artista si propone di trasmettere allo spettatore le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, in definitiva la vita del personaggio interpretato.
    Quelli bravi ci riescono; quelli che non sono bravi non contano.
    Lo spettatore è soddisfatto dall'artista che gli ha saputo trasmettere le impressioni che si aspettava di provare.
    E questi sono i mestieranti del teatro, e forse anche gli spettatori mestieranti...
    Ma quando vedo quegli occhi mobilissimi e mutevoli, specchi di un'anima inquieta e determinata, le innumerevoli armoniche tensioni che animano i muscoli e l'intero corpo, i gesti mai banali nella loro semplicità, e provo e vivo le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, in definitiva la vita del personaggio interpretato, ma anche e soprattutto le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, in definitiva la vita dell'interprete, che riconosco inequivocabilmente, quanto inevitabilmente mi sento trasportato alla presenza del personaggio del quale ignoro ogni cosa, allora riconosco che questo E' il TEATRO.
    L'incantevole fusione tra personaggio e Artista che ne traspare è contemporaneamente suggestiva e seducente, l'esibizione si trasforma in una Offerta di tutta Se stessa al personaggio, che prende nuova vera vita in una armoniosa sovrapposizione di figure.
    E' in queste occasioni che l'Artista ci dice: Io COMUNICO con Lei, e Voi assistete a questa nostra intima condivisione!
    L'Artista vive intensamente quei momenti, quella luce, e noi vediamo solo il riflesso dell'arcobaleno... ma è comunque impagabile.

  6. Leonardo Betti mercoledì 9 gennaio 2013 alle 17:55:47

    Quando si alza il sipario e gli attori entrano in scena cade un muro,
    non ci sono più barriere, l'interazione tra l'attore ed il pubblico
    danno vita ad una forma di comunicazione unica in ogni replica. Il
    bravo attore, a mio giudizio, è colui che, oltre a vestirsi di
    maschere sempre diverse e riuscire ad interpretarle, riesce a far
    arrivare un' emozione rimanendo comunque unico.
    Penso ai grandi attori contemporanei come Maddalena Crippa, Maria
    Paiato, Rossella Falk o Umberto Orsini: possono interpretare sia una
    tragedia che una commedia ma rimangono comunque riconoscibili nei loro
    personaggi perchè "dentro" ci sono il loro essere, il loro sentire
    l'emozione e farla venire fuori come se fosse propria.
    E se ci trovassimo davanti ad un essere svenuto e privo di sentimenti,
    il sipario può anche rimanere chiuso.

  7. claudia mercoledì 9 gennaio 2013 alle 17:16:44

    Nulla rimarrebbe.....la bravura dell'attore e' proprio quella di catturare l'attenzione dello spettatore. C'è sempre qualcuno che può salire sul palco e subito rubare l'intera scena: sono quegli attori così bravi che riescono a trasportarti nel loro mondo e tenerti sul bordo della poltrona per tutto lo spettacolo. Tu lo hai fatto con me......

  8. Umberto Puccinelli mercoledì 9 gennaio 2013 alle 16:35:32

    IL TEATRO è COMUNICAZIONE !
    Ciò che ci differenzia da ogni altro essere vivente è la comunicazione del proprio pensiero e dei propri stati d'animo.
    Quando mi sento dire ... "quello" non comunica, mi assale una grande tristezza perchè è proprio nella sua introversa repulsione a rendere la comunicazione palese che .."quello" ci vuol comunicare un'altra dimensione molto più profonda e significante dei propri segni e delle proprie espressioni corporali.
    Il TEATRO...quindi... è LA PALESTRA della COMUNICAZIONE !

  9. Chiccherugiola mercoledì 9 gennaio 2013 alle 15:48:27

    A distanza di anni... sono una tartaruga...

    la prox volta se vi sarà, guarderò Yvonne con altri occhi... stesso cuore, diverso udito, diverso sguardo, diverso odore (per chi ho accanto hahaha) se non sarà ancora Yvonne... sarà...

    un segreto.

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