Respinto dalla discoteca perché arabo

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In fila per un sabato sera in discoteca, al “Nabilia” di Lido di Camaiore, respinti dal selezionatore perché vestiti «troppo sportivi». Jawad M. è un operaio ventenne nei cantieri navali viareggini e viene dal Marocco. Al Nabilia si è presentato - racconta - con un connazionale, due ragazze e altri amici tutti italiani.
«Ero in coda, come tutti - racconta - e parlavo un po’ arabo, con il mio amico, e un po’ italiano. Quando è arrivato il nostro turno, ci siamo sentiti negare l’ingresso».
Ne nasce una discussione, tra il ragazzo e il selezionatore: «Gli ho fatto notare che stava facendo entrare persone che erano vestite di gran lunga peggio di noi. La risposta è stata molto brusca: “Voi non potete entrare, non discorrete troppo”». Tra l’altro - racconta ancora Jawad - «se era per il selezionatore il mio amico italiano, vestito identico a me, avrebbe potuto accedere alla discoteca». La compagnia ha finito per passare la notte in un altro locale, dopo aver telefonato a polizia e carabinieri «che ci hanno invitato a fare regolare denuncia dell’accaduto». «Ma non è questo che voglio - spiega il giovane operaio -. Vorrei invece capire perché è così duro a morire il pregiudizio per cui si associa al marocchino comunque e sempre qualcuno che fa casino. Io ed il mio amico abitiamo in Italia da diversi anni, parliamo la vostra lingua, ci vestiamo alla maniera occidentale e, se non avessi parlato arabo sabato sera, nessuno avrebbe notato la differenza». Jawad conclude dicendo «di non averci dormito la notte, cercando di trovare una ragione a quanto accaduto».

La discoteca. Abbiamo girato la domanda a Marco De Rosa, organizzatore delle serate al “Nabibia” (venerdì fascia d’età 23-40 anni, il sabato 20-30): «Discriminazioni razziali al “Nabilia” - è la risposta - proprio no. Non c’è sera in cui nel locale non ci siano anche persone di colore, ma ben vestiti». Perché da qualche mese, continua De Rosa «sui nostri biglietti c’è scritto “è gradita l’eleganza”. «Proprio per questo - replica De Rosa - abbiamo messo una persona all’ingresso che seleziona l’abbigliamento...chi è più trasandato è più facile che crei problemi». Ma Jawad la pensa diversamente: per lui, quella dell’abbigliamento era una scusa per non farlo entrare.

Fonte : Il TIRRENO (13 novembre 2006)

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