Viareggini in carriera : Riccardo Fenili dopo l’indoor (serie A) ed essere Campione d'Italia di beach volley diventa allenatore in B2

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L'intervista di Nicolettta Dati

Il Conte Riccardo Fenili, Viareggino doc, dopo l’indoor (una carriera in serie A) ed il beach (Campione d’Italia in carica, ex-azzurro) intraprende ore la carriera di Allenatore realizzando grazie al Cus Pisa un sogno di quando era un ragazzino.

Per Riccardo Fenili, i contatti con il Cus Pisa sono iniziati in estate quando dopo aver intrapreso un’altra carriera, quella Universitaria presso la facoltà di Medicina, laurea in Medicina Podologia, era stato contattato dalla dirigenza del Cus come giocatore. Mentre società e atleta attendevano gli esiti dell’operazione al ginocchio di Fenili, l’andamento negativo delle prime sette giornate del campionato di serie D ha portato l’allenatore del Cus, Doriano (autore della storica promozione) a rassegnare le dimissioni. In cerca così anche di un tecnico per dare la svolta, la società pisana si è rivolta a Fenili proponendogli il doppio ruolo di Allenatore/ Giocatore ed il ‘Conte’ dopo aver valutato bene la situazione ha deciso che era impossibile rifiutare. Ecco quindi dalle parole del viareggino quella che a 32 anni è la sua ‘Nuova’ prospettiva di vita, divisa tra studio e palestra.

Quando la società pisana mi ha presentato il progetto che mi vedeva sulla panchina del Cus Pisa come Allenatore/giocatore ho valutato quello che poteva venir fuori da questa realtà e ci sono talmente tante cose positive che non potevo non accettare. Ho avuto modo di conoscere tutto il sistema del Cus, come è composto nelle varie sezioni di tutti gli sport, soprattutto nei confronti della pallavolo e fa sicuramente ben sperare in qualcosa di positivo per la pallavolo sia sotto l’aspetto pallavolistico che organizzativo perché non hanno niente da invidiare a società di serie A: l’organizzazione è veramente ottima, la struttura che mette a disposizione è veramente di primo livello ci sono tutti i presupposti giusti per lavorare bene. Poi è entrato nuovo sponsor quindi c’è anche una situazione societaria economica più adatta per lavorare bene.

Con questa scelta hai quindi deciso di abbandonare la carriera del giocatore, il sogno Olimpiade?
Mah, in realtà mi vedo sia come allenatore che come giocatore, sicuramente in campo penso che tra qualche mese riuscirò a togliermi ancora qualche soddisfazione, quest’anno in B2 o da altre parti il prossimo anno o anche nel campo del beach che sicuramente non riguardano più queste Olimpiadi ma riguardano anche altre cose.
Sono ancora un giocatore …. ma anche allenatore!

Avevi mai pensato di fare l’allenatore?
Devo essere sincero fin da piccolo a 14, 15 anni il mio sogno era fare l’allenatore non il giocatore quindi ho sempre avuto questo sogno e l’idea di essere come primo allenatore per la prima volta nella mia carriera qui a Pisa trovo che sicuramente mi lega in maniera non solo contrattuale ma anche sentimentale a questa società per avermi dato fiducia.

Ti spaventa un po’ l’idea di cominciare il cammino di allenatore in una B2 con 1 sola vittoria?
Molti allenatori preferirebbero questa situazione perché è più difficile andare in una squadra prima in classifica rispetto ad una che lotta per la salvezza, perché una volta raggiunta la salvezza…
Personalmente non sto a pensare se loro sono stati primi o ultimi, mi baso molto sul desiderio di dare loro tutto quello che ho, quello che in questi anni ho dedicato alla pallavolo e mi dispiaceva in questo momento ‘studiare anche una cosa diversa come è medicina podologia’ perché comunque mi sentivo un qualcosa dentro da dover trasmettere, quindi vedo l’allenatore come forma di riuscire a mettere in campo, anche grazie ad altre persone, quella che è stata la mia gavetta di tanti anni di serie A. L’unica cosa che mi spaventa è un campionato che non conosco perché non l’ho mai seguito e quindi impiegherò qualche settimana in più rispetto a qualche addetto della serie B2 per avere il giusto ritmo ad esempio per la scoutizzazione perché sicuramente avrà aspetti diversi. Per adesso mi sta piacendo molto lo studio di questo gioco, molto affascinante e basato molto sulla tecnica. C’è quindi grande possibilità per un allenatore di dare un’impronta alla squadra.

Domenica subito un esordio importante contro Livorno…
Ad essere sincero non è così importante, nel senso che essendo di Viareggio non sento questa rivalità pisani-livornesi. Ho grande rispetto del campanilismo che c’è tra queste due città, ho giocato a Livorno e so cosa significa per un livornese giocare contro i pisani e viceversa. Ovviamente tiferò spudoratamente Pisa perché è la mia squadra.

Oltre al campanilismo e proprio per quello domenica ti attende una gara tesa e carica
Io sono adrenalinico, lo ero in campo come giocatore e se mi piaceva giocarle da giocatore ti puoi immaginare come mi piaccia adesso da allenatore, caso mai sarà un dispiacere non stare in campo ma ho sicuramente 12 giocatori che riusciranno a starci anche meglio di me.

Iniziare la carriera dell’Allenatore nella doppio vesta allenatore/giocatore non ti preoccupa?
Forse mi mette più in difficoltà, ho visto amici in passato e seguito le loro impressioni, come Fefè (Ferdinando De Giorni allenatore Macerata A1 ndr) a Cuneo e aveva bisogno di un secondo che durante la gara era come un primo, perché durante la gara dal campo è molto difficile riuscire a rendersi bene conto della situazione. Per il momento mi sarà facile ricoprire questo ruolo e nel momento in cui giocherò chiederò sicuramente una grande mano al mio secondo Scatena, persona di grande esperienza e per me non sarà un problema farmi aiutare da lui.

In questo periodo oltre all’Allenatore hai iniziato la carriera universitaria…
Si ed è stato molto importante essere entrato a Medicina Podologia, corso a numero chiuso. Per me ora l’università è una cosa che va di pari passo con quella che può essere una carriera da allenatore perché comunque è sempre stato un po’il mio sogno. La podologia che vado a fare è mirata al campo sportivo e sarà poi prettamente la pallavolo: cercherò di unire quella che può essere l’esperienza di giocatore con il sapere che può essere di una persona laureata.

Ad oggi quindi come lo vedi il tuo Futuro?
Completamente pieno di queste due cose: è sempre stato il mio sogno stare all’interno del campo e questo corso di laurea mi dà la possibilità di rimanerci sotto una veste ancora più competente.

Iniziare l’Università a 32 anni dopo una soddisfacente carriera sportiva peraltro ancora aperta: cosa consigli ad un giovane, ti senti in qualche modo un esempio?
Adesso che sto facendo questa cosa penso che forse avrei dovuto iniziare già qualche anno fa, ma del resto è anche vero che se avessi iniziato anni fa non mi sarei tolto tante soddisfazioni che lo sport mi ha dato e che con l’età ed il fisico di adesso non avrei potuto avere.
Quindi se uno si trova a pensare a queste cose è anche difficile dire quale è più o meno giusta fare.
Mentre in molte cose non sono fatalista perché credo che solamente meritandosi le cose possano accadere, su queste scelte anche più importanti della vita, secondo me c’è un cammino che mi piace pensare sia già disegnato, perché anche il fatto che io abbia vissuto da 16anni a 32 (quindi metà della mia vita) sempre fuori e a 32 anni tutto stia facendo si che io rimanga a Viareggio o comunque Pisa è proprio perchè secondo me è finito un momento della mia vita da sportivo e ne inizia un altro. Quindi non è che posso dare un consiglio a un giovane: un giovane se vuole studiare è giusto che vada all’università e ci si dedichi completamente, ma nello stesso tempo se un giovane crede nello sport e nelle proprie possibilità può anzi continuare a farlo perchè penso di essere un esempio che anche a 32 anni si può tornare a studiare e togliersi anche tante soddisfazioni.

Nicoletta Dati

Foto Enrico Mangano

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