La terza lezione di cinema ha visto come protagonista il regista tedesco Edgar Reitz
EuropaCinema giovedì 17 aprile 2008 0La terza lezione di cinema –oggi, giovedi 17 aprile al cinema Eden - ha visto come protagonista il regista tedesco Edgar Reitz, coordinata dal professor Cuccu dell’Università di Pisa e da Carlo Carli, regista,
scrittore e curatore dell’edizione italiana di “Heimat”.
L’incontro ha avuto un tono elevato, le domande del Professor Cuccu vertevano su
diversi aspetti del suo lavoro, sia dal punto di vista drammaturgico e narrativo che dal punto di vista tematico, citando Antonioni, che lui rivede un po’ nella concezione di fare film di Edgar Reitz e il teorico
Conrad Fiedler, teorico della pura visibilità, ha argomentato le sue domande.
Reitz ha saputo rispondere con molta semplicità, mettendo in luce il suo punto di vista e la relazione tra Heimat 1 e 2 e l’ultimo “Heimat-Fragmente”.
Per il regista tedesco è molto importante il ruolo del ricordo e della memoria, che ci permettono di capire il mondo ed è lo strumento più grande che la natura c’ha dato.
La facoltà del ricordo viene usata come mezzo artistico e grazie all’invenzione del cinema, globalmente noi sviluppiamo una memoria mondiale.
Da questa idea filosofica si passa all’idea più pratica di concepire la cinepresa come macchina visiva, ma che ricrea immagini interiori. Per questo motivo lui lavora ad occhi chiusi, sia un’ora prima di andare sul set e quando vi sta andando cerca di immaginare la sua sceneggiatura e avviene una corrispondenza con l’immagine interiore.
Nei suoi film non c’è differenza tra fiction e documentario, secondo lui, infatti senza il soggetto artistico non c’è percezione del mondo.
Confessa che il metodo narrativo di “Heimat”, l’ha imparato a capire lentamente, durante il corso del lavoro.
In questi film non troviamo una drammaturgia, in quanto ha una lunga durata, ma più che altro un metodo di narrazione più vicino alla vita stessa, ogni istante si vuole rendere percepibile che c’è continuazione.
Cita una frase, che fa nascere un applauso da parte del pubblico: “ L’anima non conosce tempo, stessa cosa che vale nell’arte del cinema.
Viene posta particolare attenzione sul ruolo della fotografia in “Heimat”, inteso come epifania della memoria e Reitz afferma che attraverso la foto tutti gli uomini ricevono uno strumento con il quale possono trattenere il tempo e la foto crea una sorta di seconda esistenza.
L’arte filmica ha le sue origini nella fotografia e la seconda radice nel linguaggio e nella letteratura è da
qui che parte l’arte filmica.
Per realizzare “Heimat-Fragmente” ha preso ben 500 foto da “Heimat”.
Conclude che con questo film vuole arrivare ad un epilogo, un congedo dalla sua opera che ci permette di riflettere e affrontare una tematica diversa.
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