Fissato per sabato 27 settembre, alle ore 18,00 alla Capannina di Franceschi, la 36°edizione del “PREMIO SATIRA POLITICA” a Forte dei Marmi

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Ridendo e scherzando (ndr. mai battuta fu più appropriata) il Premio Satira Politica si appresta a celebrare il suo trentaseiesimo compleanno. L’appuntamento è fissato per sabato 27 settembre, alle ore 18,00 alla Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi, quando verranno svelati i vincitori delle sezioni giornalismo, grafica italiana e straniera, web, spettacolo, e tesi di laurea durante una serata presentata da Taiyo Yamanouchi direttamente dal programma di RaiTre "Tintoria", con l’amichevole partecipazione di Enrico Bertolino. Tra i premiati di questa edizione, che si preannuncia ricca di presenze importanti: Michele Santoro, Vauro, Riccardo Barenghi (Jena), Rocco Tanica, Stefano Disegni, i comici della trasmissione “Tintoria”, Giorgio Franzaroli , Sergio Staino e i disegnatori del giornale satirico “Emme”, i disegnatori satirici cinesi Xu Pengfei e Zhang Yaoning.

“Pare ieri – spiegano gli organizzatori – che il Times scriveva sornione “andremo a vedere come gli Italiani hanno deciso di ridere di se stessi!...” e invece sono passati ben sette lustri, partendo proprio da quell’articolo memorabile che ebbe grande eco in Italia e che posò la prima pietra di questa manifestazione di fine estate”. “Da allora il premio si è arricchito di mille presenze; praticamente il gotha del disegno satirico mondiale e dello spettacolo teatrale e televisivo nazionale è venuto qui a ricevere questo che è il vero Oscar italiano della satira – hanno proseguito – e quest’anno cercheremo di rendere memorabile un’edizione così importante che segna un traguardo non trascurabile, al punto che al Forte non si ricordano nella storia del paese manifestazioni pubbliche di così lunga militanza e tradizione.” A decidere il lotto dei vincitori 2008 è come sempre una qualificatissima giuria di “grandi firme” del giornalismo italiano, che per un vezzo tutto satirico non hanno mai voluto eleggere un presidente tra di loro: Edmondo Berselli, Pasquale Chessa, Pino Corrias, Beppe Cottafavi, Bruno Manfellotto, Giovanni Nardi, Cinzia Bibolotti, Franco A. Calotti.

Anche quest’anno ai vincitori andrà la prestigiosa scultura di Pietro Cascella, “l’Ape”, realizzata ormai da anni appositamente per coloro che vincono la manifestazione fortemarmina e che riprende, con la maestria plastica di Cascella, il logo del premio che è da trentasei anni proprio l’ape che punge! Non mancheranno poi una scultura di Ugo Guidi, “Cavallo e cavaliere” che viene assegnata al disegnatore straniero, e “Omaggio a Pino Zac” di Emanuele Giannelli che va a premiare le iniziative speciali e sul web, e che vuole peraltro ricordare uno dei padri di questa manifestazione, Pino Zac, che gli diede un impulso decisivo per la sua affermazione.

Per ulteriori informazioni:
www.museosatira.it


UN PO’ DI STORIA DEL PREMIO SATIRA POLITICA

Pungente, cattiva e dissacrante. Ma anche generosa e ricca di tanta fantasia. L’ape dispettosa, anche se appena accennata nel tratto di penna, del “Premio satira politica” svolazza ormai da 36 anni sul mondo politico italiano e straniero, leggera e curiosa esploratrice regala ogni anno spunti felici, esperienze diverse anche sul panorama internazionale.
A farle spiccare il volo basta una anonima delibera della giunta municipale di Forte dei Marmi, datata 17 agosto 1973; l'idea è quella di realizzare una manifestazione che riuscisse a far parlare di politica in modo diverso, più dissacratorio. La cosa funziona e fin dalla sua prima edizione viene giudicata un'esperienza coraggiosa.
Molti i libri che partecipano al premio e tanti i giornalisti che ne decretano il successo. Il “Times” scomoda addirittura il suo corrispondente da Roma per venire a vedere come d'improvviso gli italiani abbiano deciso di ridere pubblicamente di se stessi.
Il traguardo da raggiungere è ambito: quello di un premio originale che non abbia niente in comune con le atmosfere asettiche e salotteggianti dei grandi appuntamenti stagionali della narrativa italiana. Viene scelto come luogo di premiazione “La Capannina” del Forte dei Marmi, locale di successo, certo, ma soprattutto frequentato luogo d'incontro di scrittori e personaggi del mondo culturale
Solo due anni di vita e una sala della biblioteca comunale per le esposizioni, ma il settembre del '74 regala al premio un moltiplicato numero di adesioni e una folta partecipazione di opere. L'idea vincente è quella di allargare il campo d'interesse, dapprima verso la grafica satirica, poi verso il cinema ed infine verso il cabaret. Quell'anno, il primo colpo di scena è Giulio Andreotti a premiare Fortebraccio, il corsivista dell'Unità.
Il 1975 è I'anno dell'Anonimo, il suo libro “Berlinguer e il professore”, circonda di curiosità il premio. Qualcuno poi mette in giro la voce che, in occasione della premiazione, l’anonimo autore si sarebbe rivelato. E la Capannina quell'anno si riempie come non mai. Nulla di fatto però, perché l'anonimo decide di mantenere il suo segreto.

Bisogna arrivare al '78, anno tragico nella storia del nostro paese, per vedere il ritorno in Italia di Pino Zac, premiato per la sua cospicua opera grafica e vignettistica pubblicata su molti giornali satirici europei. Zac, da vulcano propositivo qual è, arrivato in Italia dalla Francia, dà poi vita al giornale satirico “I quaderni del sale” che subito si trasforma ne “Il Male”.

Il '79 è l'anno del boom giornalistico, e il “Satira politica” riceve la sua consacrazione internazionale. A combattere sul ring forzato di un match inesistente, due colossi della satira “stampata”: “Le Canard enchaîné” e le vignette ormai vecchie del “Krokodil” moscovita.

Leonardo Sciascia vince il premio nel 1980, la sua definizione di satira - il luogo di confine tra la letteratura, il potere e la gente - trova impreparato il pubblico. «Se capissero una buona volta— commenta Sciascia—che sono uno scrittore satirico forse la finirebbero di farmi fare il profeta». Sciascia definisce il Premio Satira “un piccolo, ma simpatico premio fuori dalle solite competizioni editoriali e dalle ferree leggi di mercato”.

Nel 1981 si premiano Indro Montanelli per la letteratura e il giornalismo, Dario Fo per lo spettacolo.
Nel 1987 arriva al Forte David Levine, la fortunata matita yiddish americana, mentre nel 1989 il posto d'onore è riservato a Jules Feiffer, disegnatore americano noto in tutto il mondo, che esordì nel 1951 con “Munro”, una satira sul servizio militare che raccontava le disavventure di un bambino di cinque anni richiamato al servizio di leva che non poteva uscirne a causa della stupidità della burocrazia dell'esercito. La sua è una satira di costume che coinvolge direttamente i grandi del potere, o prende di mira i giovani e il loro impatto con la realtà, dura, frustrante ogni giorno.

Nel 1990 l’America continua a fare da protagonista al Premio: arrivano Gore Vidal, la penna più pungente degli States e Garry Trudeau, autore della striscia satirica “Doonesbury”, pubblicata su 1200 giornali americani. Intanto la satira spopola in televisione, ed ecco il premio a “Striscia la notizia” e a “Blob”.

Nel 1992 scoppia Tangentopoli e la realtà supera qualsiasi fantasia satirica. Il premio presenta la mostra di disegni satirici dal titolo ”San Vittore patrono d’Italia”. Il premio in questi anni continua ad incoronare comunque anche i più famosi disegnatori stranieri. Basti citare Steadman, Oliphant o Tim, e si moltiplicano anche le mostre con disegnatori israeliani, turchi, cecoslovacchi…
Le mostre da un lato documentano l’inesauribilità di un genere che esisterà fin quando ci sarà chi comanda e chi è comandato e dall’altro propongono un confronto tra cifre stilistiche e culture diverse, sempre stimolante per tutti.

Così passano gli anni novanta, tra mostre dedicate ad autori prestigiosi contemporanei e quelle dedicate a ricordare la satira del passato, quali il grande Galantara, Copi o Lorenzo Viani o il giornale anticlericale Don Basilio. Il Premio intanto continua a sottolineare lo spostamento della satira dalla carta stampata alla televisione e alla radio. Ecco così premiati Lella Costa, Aldo, Giovanni e Giacomo, Daniele Luttazzi, Paolo Hendel, Ciprì e Maresco, Il ruggito del coniglio…
Nel 1997 le mostre trovano finalmente una sede permanente: nasce il Museo della satira, con l’ambizione di diventare una galleria permanente dello sberleffo, dove si rida, si sorrida e si rifletta. La satira, infatti, come diceva Jonathan Swift, “è uno specchio nel quale vediamo tutti i volti tranne il nostro”.
Nel 1999 si premiano tra gli altri il disegnatore algerino Melouah, sfuggito a tre attentati, che dimostra come il potere in certi Paesi non abbia ancora esorcizzato il linguaggio irriverente della satira.
Si chiude il millennio e il Premio è un’esplosione di mostre: da quella sugli effetti della globalizzazione, a quella sulle caricature anti-napoleoniche dell’800, senza dimenticare la mostra di vignette uscite in Grecia al tempo della guerra italo-greca nel 1940. Si premia in questi anni anche il teatro impegnato di Marco Paolini e Moni Ovadia.

Gli anni duemila vedono l’affermarsi di un nuovo canale sul quale la satira può esercitarsi liberamente, il web. Si premiano così la rubrica “Paginatre” di Lia Celi sul portale Clarence, il giornalista siciliano Riccardo Orioles per il suo bollettino che viaggia ancora oggi su internet, denunciando i mali della politica, e il blog di Mauro Biani, disegnatore sempre pronto alle giuste battaglie.
Nel settore giornalismo, il Premio chiama a raccogliere il meritato plauso GianAntonio Stella, che tanto successo avrà in seguito con i libri “La Casta” e “La Deriva”, e Marco Travaglio, per le sue indagini giornalistiche sulla corruzione dei politici. Arrivano sul palco del Premio anche tutte le penne più graffianti dell’Unione Europea, in un’edizione memorabile, mentre si premia alla carriera Dino Risi e i suoi “mostri”, nonché Antonio Ricci e Gino e Michele.
Intanto il Museo rende omaggio ai grandi disegnatori del passato, da quelli, numerosi, che nell’ottocento sfidavano l’impero austro-ungarico sulle pagine di fogli coraggiosi a chi, come Scalarini, visse il mestiere di disegnatore satirico come una vera e propria missione al servizio del popolo oppresso dalla dittatura.

Alla vigilia della trentaseiesima edizione, il Museo presenta, per la prima volta in Italia, trenta autori satirici cinesi, per confermarsi quale motore propulsivo di un genere che sarà sempre l’arma più civile per dire che il re è nudo!

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