Esaurito il libro di Sofri alla nuova libreria Mondadori. Riordinate le copie

Attualità 6

E' uscito in tutta Italia giovedi il nuovo libro di Adriano Sofri e, anche a Viareggio, almeno alla nuova libreria Mondadori, quella in passeggiata nel ristrutturato edificio liberty del Caffè Margherita, i lettori gli hanno dato l'assalto.

Tutte le copie arrivate sono state vendute in soli tre giorni. "E' stato necessario riordinarle - ha affermato il direttore Saverio Terraciano - e in tanti lo hanno prenotato, per timore di non trovarlo. "Di nessun atto terroristico degli anni '70 mi sento corresponsabile. Dell'omicidio Calabresi sì, per aver detto o scritto, o per aver lasciato che si dicesse e si scrivesse, 'Calabresi sarai suicidato'".

Questo è quanto afferma nel suo libro "La notte che Pinelli" l'ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri, condannato come mandante dell'omicidio di Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972, e ora agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il libro del "professore" è dedicato alla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli , avvenuta il 15 dicembre del ' 69. Nelle pagine Adriano "confesserebbe" di non sapere come è morto il ferroviere anarchico, pubblicando l'appello, firmato da centinaia di intellettuali, per dire che non era una condanna a morte, ma un atto di ribellione contro uno Stato che insabbiava le inchieste e i processi. La ricostruzione della morte di Pinelli parte dal pomeriggio di quel venerdì 12 dicembre 1969, cioè dalla strage di Piazza Fontana. Il questore di Milano era all'epoca Marcello Guida, mentre il capo dell'ufficio politico era Antonino Allegra.

Il commissario Luigi Calabresi era invece un giovane funzionario. Dopo l'attentato ci furono arresti negli ambienti anarchici, e a finire in manette, tra i tanti, ci furono Pinelli e Pietro Valpreda. Il commissario Calabresi era convinto che la pista anarchica fosse quella giusta, apparendo la matrice quella tipica della loro tradizione. Pinelli in questura ci arrivò da solo, con il suo motorino, sicuro di uscire dopo aver chiarito la sua posizione. Accusato invece anche degli attentati del 25 aprile alla Fiera di Milano e del 8 agosto a un treno, trovò la morte precipitando dalla finestra dell'ufficio del commissario. Per Sofri l'anarchico Pinelli, sospettato, intercettato e pedinato, fu solo incastrato, come un capro espiatorio.

La storia si svolge sotto forma di racconto a una giovane ragazza di venti anni. E' un libro da leggere, di storia vissuta, che solo chi c'era, quaranta anni fa, può capire. Non facile come non facile è l'autore, condannato come mandante dell'omicidio di Calabresi, sempre professatosi innocente, come Ovidio Bompressi che fu accusato di essere stato l'esecutore materiale dell'assassinio ed è stato graziato nel maggio del 2006. Sofri che ora vive agli arresti domiciliari nella sua casa vicina a Firenze, per gravi motivi di salute, termina il libro con una domanda, quella della sua interlocutrice: ".Cosa pensi che sia successo quella notte al quarto piano della questura?" La risposta? La verità: "Non lo so". Quelli che allora c'erano credevano di saperlo ma non lo sanno. Anche il "professore" credeva di saperlo, poi ha ricominciato da capo. Le verità, a volte, possono essere diverse. Come le sentenze. Del resto la presunzione di innocenza va al di là delle "certezze" processuali.

Letizia Tassinari

6 commenti

  1. marcomaccioni giovedì 22 gennaio 2009 alle 09:19:31

    Pierangelo di me puoi dire quello che vuoi...

    Ma questa BALLATA non è stupida né offensiva...semmai eccessiva ma giustificabile perchè scritta a caldo dopo l'assassinio di Pinelli...

  2. Graziano Grazzini mercoledì 21 gennaio 2009 alle 19:41:38

    Solo in Italia succedono questi fatti, chi deve stare in galera può uscire come e quando vuole, tanto è a spese di chi lavora e magari con problemi come arrivare a fine mese, ricevere visite di "illustri" personaggi, fare conferenze scrivere libri e c'è anche chi li compra. Quando vengo a conoscenza di questi fatti mi vergogno di essere Italiano. I morti non ci sono più, ma ci sono i familiari degli assassinati e penso a loro in un continuo rinnovarsi lancinante il dolore. Politici e Magistrati riflettete. Graziano Grazzini

  3. pierangelo mercoledì 21 gennaio 2009 alle 18:52:53

    Caro marcomaccioni,ma dove sei stato finora,in un congelatore?Questa filastrocca oltre che stupida e' anche offensiva e ricca di odio sputato,ma tornatene in ibernazione e ripresentati tra quarant'anni

  4. Gianni martedì 20 gennaio 2009 alle 22:33:09

    Una delle poche volte...che mi sento orgoglioso di non essere un lettore di libri....
    Da vomito !!!!!!

  5. marcomaccioni martedì 20 gennaio 2009 alle 15:14:42

    Quella sera a Milano era caldo
    Ma che caldo che caldo faceva
    Brigadiere apra un po' la finestra
    E ad un tratto Pinelli cascò.

    "Commissario io gliel'ho già detto
    Le ripeto che sono innocente
    Anarchia non vuol dire bombe
    Ma eguaglianza nella libertà."

    "Poche storie indiziato Pinelli
    Il tuo amico Valpreda ha parlato
    Lui è l'autore di questo attentato
    E il suo socio sappiamo sei tu"

    "Impossibile" – grida Pinelli –
    "Un compagno non può averlo fatto
    Tra i padroni bisogna cercare
    Chi le bombe ha fatto scoppiar.

    Altre bombe verranno gettate
    Per fermare la lotta di classe
    I padroni e i burocrati sanno
    Che non siam più disposti a trattar"

    "Ora basta indiziato Pinelli"
    – Calabresi nervoso gridava –
    "Tu Lo Grano apri un po' la finestra
    Quattro piani son duri da far."

    In dicembre a Milano era caldo
    Ma che caldo che caldo faceva
    È bastato aprir la finestra
    Una spinta e Pinelli cascò.

    Dopo giorni eravamo in tremila
    In tremila al tuo funerale
    E nessuno può dimenticare
    Quel che accanto alla bara giurò.

    Ti hanno ucciso spezzandoti il collo
    Sei caduto ed eri già morto
    Calabresi ritorna in ufficio
    Però adesso non è più tranquillo.

    Ti hanno ucciso per farti tacere
    Perché avevi capito l’inganno
    Ora dormi, non puoi più parlare,
    Ma i compagni ti vendicheranno.

    "Progressisti" e recuperatori
    Noi sputiamo sui vostri discorsi
    Per Valpreda Pinelli e noi tutti
    C’è soltanto una cosa da far.

    Gli operai nelle fabbriche e fuori
    Stan firmando la vostra condanna
    Il potere comincia a tremare
    La giustizia sarà giudicata.

    Calabresi con Guida il fascista
    Si ricordi che gli anni son lunghi
    Prima o poi qualche cosa succede
    Che il Pinelli farà ricordar.

    Quella sera a Milano era caldo
    Ma che caldo che caldo faceva
    Brigadiere apra un po’ la finestra
    E ad un tratto Pinelli cascò.

  6. pierangelo martedì 20 gennaio 2009 alle 11:12:57

    Facile adesso dire come fa Sofri"non so cosa successe quella notte" ma e' certo che lui e tutti gli altri guerrieri di Lotta Continua in quegli anni,ed io c'ero,incitavano alla lotta violenta e allo scontro in ogni corteo o manifestazione.Non veniva forse gridato "celerino assassino " o "basco nero il tuo posto e' al cimitero"?
    E' vero che questo paese ha perso tra tutto anche la memoria e la dignita',quando si vedono personaggi saltellare con disinvoltura da uno schieramento all'altro, presentarsi oggi in doppiopetto e fare gli intellettuali,non c'e' piu' limite al ridicolo.Pensate che questi tipi,che urlavano e sbraitavano adesso non sono che i bravi Gad Lerner,Paolo Mieli,Potito, Sofri tutti sistemati con magari ville a Capalbio o tenute agrarie in Monferrato,ma i giovani che hanno perso la vita in quegli anni...?? Ecco perche' non leggero' quel libro,dopo la farsa degli arresti domiciliari pure arricchirlo?

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