Il Vicesindaco di Viareggio Alberto Benincasa a processo per utilizzo di atto falso.
Attualità martedì 21 aprile 2009 0Si è aperto ieri mattina al tribunale di Viareggio il processo che vede sul banco degli imputati il Vice Sindaco di Viareggio Alberto Benincasa, difeso dall'avvocato Leonardo Lapasin Zorzit.
Utilizzo di atto falso, questo il capo di capo di imputazione per cui la Procura della Repubblica di Lucca ha chiesto il rinvio a giudizio. Il primo teste chiamato a deporre davanti al giudice Gerardo Boragine è stata la moglie, separata, Silvia Canfailla, ex vigilessa in servizio al Comando di Polizia Municipale di Viareggio dal 1981 al 1983, e attualmente impiegata statale all'Ufficio Dogana, che dopo essersi costituita parte civile per il risarcimento dei danni a mezzo del suo legale di fiducia, l'avvocatessa Cristiana Francesconi, ha ripercorso la lunga storia giudiziaria, che va avanti ormai da circa dieci anni.
Ben due sono state le denunce che la donna ha dovuto presentare contro il coniuge. La prima, per falsificazione di firma, che è stata archiviata per intercorsa prescrizione dei termini nelle more delle indagini preliminari.
La seconda, invece, per utilizzo di atto falso. La vicenda trae origini dal lontano 1998 quando la donna, all'epoca coniuge separanda di Alberto Benincasa, si vide costretta a presentare denuncia di falso in scrittura privata, ex articolo 485 del codice penale. Il marito a quell'epoca venne accusato di aver apposto una firma su un "foglio" dattiloscritto nel quale si asseriva che la casa coniugale era di proprietà esclusiva di Benincasa, e che lo stesso l'aveva pagata per intero con soldi propri, tranne per un assegno di venti milioni di vecchie lire con la quale la moglie aveva contribuito.
Assegno tra l'altro dato alla donna dal padre. La Procura di Lucca incaricò un perito, il dottor Massimo Biagi, per la verifica calligrafica; “ Sicuramente apocrifa”, fu il responso del consulente, e l'atto venne sottoposto a sequestro. Chiusosi il procedimento per prescrizione dei termini, il documento venne poi dissequestrato e riconsegnato al marito.
Passati alcuni anni i due coniugi ebbero poi ad affrontare altre cause, in sede civile, vinte dalla moglie anche in appello, ultima delle quali anche un decreto ingiuntivo per le spese universitarie della figlia che il marito si rifiutava di pagare, durante le quali la scrittura privata di cui alla prima denuncia, riapparve depositato in un atto processuale, che a seguito di nuova denuncia è stato sottoposto a nuovo sequestro.
Come teste del Pubblico Ministero ieri mattina è stato chiamato a deporre il perito calligrafo Massimo Biagi, che ha confermato quanto già relazionato a suo tempo, ossia che la firma, “apposta con calco grafico veloce e senza titubanza”, non era sicuramente della moglie. La relazione è stata poi acquisita al fascicolo del magistrato giudicante.
Per la prossima udienza, fissata per 17 luglio, verranno ascoltati i primi due testimoni della parte civile, il perito calligrafo dottoressa Lorella Lorenzoni e il noto psichiatra professor Vincenzo Milazzo, per accertare lo stato di stress che la vicenda ha procurato alla parte offesa.
Letizia Tassinari
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