Fabrizio Ratto Vaquer, l'uomo e il mare
Attualità lunedì 20 luglio 2009 1“Sempre il mare, uomo libero, amerai! Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell’infinito svolgersi dell’onda l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro. Godi nel tuffarti in seno alla tua immagine; l’abbracci con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore si distrae dal suo suono al suon di questo selvaggio ed indomabile lamento. Discreti e tenebrosi ambedue siete: uomo, nessuno ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto, mare, le tue più intime ricchezze, tanto gelosi siete d’ogni vostro segreto. Ma da secoli infiniti senza rimorso né pietà lottate fra voi, talmente grande è il vostro amore per la strage e la morte, o lottatori eterni, o implacabili fratelli!”.
Chi non ricorda questi meravigliosi versi di Charles Baudelaire?
Il mare come vita, e come lavoro. Il mare come amore, il mare come dovere. Il mare come missione.
Fabrizio Ratto Vaquer è un ufficiale della Marina, dallo scorso settembre è alla guida della Capitaneria di Porto di Viareggio.
“Ma il mare è dentro me da quando ero bambino”. Come una passione che ha scandito tutta la sua esistenza. Da prima della sua decisione di entrare in Accademia, aveva già la patente nautica, ancor prima di quella di guida. Il nostro Ufficiale e Gentiluomo proviene da un’antica famiglia che vanta tradizioni di magistrati e di militari, ma di terra. “Solo qualche antenato, mai conosciuto, era ufficiale della Marina Sarda – mi racconta.
E i suoi ricordi, non troppo lontani, e nello stesso tempo non cosi vicini, vanno alla sua infanzia. La sua camera da letto, nella casa romana, così come lo studio del babbo, era adorna di modellini di nave, di antiche carte nautiche e ricordi di viaggi per i mari di tutto il mondo.
Anche il mobilio era tutto in stile marinaro: un attico sospeso tra cielo e un mare mitico e immaginario che si realizzava d’estate. “Solo un particolare strideva con il tema del blu delle acque marine, una foto di un eroe leggendario, uno zio medaglia d’oro negli Alpini – mi dice accennando un sorriso. Romano di nascita, ma sardo – piemontese di origine spagnola, è entrato in accademia solo dopo la laurea in giurisprudenza conseguita all’Università della Luiss, nel 1988, discutendo una tesi in informatica giuridica e diritto delle assicurazioni con l’ex ministro Enrico Ferri.
Solo dopo ha deciso di legare la sua vita, per sempre, al mare. Una vocazione troppo forte per rimanere inascoltata, una scelta d’amore. “Ero ancora studente liceale quando immerso nella traduzione dell’anabasi ho fatto una delle tante traversate a vela che non potrò dimenticare”.
Cilento – Eolie, con i genitori e amici, ma di fatto proiettato sulla prora verso un mondo meraviglioso, quando il sole ed il sale iniziano a riscaldare la pelle intirizzita dalla partenza antelucana.
“Il mare era talmente gonfio che le luci del giorno ed un gioco di nubi si riflettevano tra le onde dove i delfini giocavano a saltare”. Un’immagine che ancora oggi, che del mare ha fatto la sua vita, gli fa brillare gli occhi.
La sua è stata, e lo sarà, una carriera tutta in ascesa. Dopo un anno di Accademia Navale a Livorno, ha rivestito importanti cariche.
Anche allo Stato Maggiore della Marina a Roma. Due le esperienze maturate in altrettante capitanerie di Porto, Porto Santo Stefano, dal ‘98 al 2000, e Castellammare di Stabia, dal ‘92 al ‘95. “Sono stato imbarcato anche sulle Navi San Giorgio, San Giusto e la portaerei Garibaldi, ho un passato di missioni in Bosnia e Croazia, un’esperienza con la Coast Guard americana e l’ultimo anno e mezzo prima del comando della Capitaneria di Porto di Viareggio lo ho trascorso in Francia, alla Scuola Superiore Interforze di Guerra, l’Ecole Militaire di Parigi, voluta da Madame de Pompadour per far crescere una generazione di brillanti ufficiali”.
Pluri brevettato, il Capitano di Fregata Fabrizio Ratto Vaquer è stato insignito con medaglie al merito, croci commemorative e distintivi d’onore.
Ma la sua vita non è solo quella militare: “Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destino…” cantava Lucio Dalla. Ha cinque figli, ai quali ha insegnato a nuotare. In modo “spartano”, gettandoli in acqua la prima estate utile dopo la loro nascita. Un padre forse severo, come un militare, ma un padre amoroso.
Come solo chi ama il mare sa esserlo. Passione condivisa dai figli e dalla moglie Isabella Mazziotti di Celso. Ama scrivere il nostro “uomo di mare”, ed è collaboratore della Rivista Marittima, oltre che della Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, della Rivista “Diritto dei Trasporti” dell’Università La Sapienza di Roma, del Bollettino del Gruppo Italiano della Società Internazionale di Diritto Militare e di Diritto della Guerra, del Notiziario della Marina, e della Rivista “Diritto Militare”. Il suo sogno, magari tra qualche anno, è scrivere un libro sul mare.
Come si trova a Viareggio? “Spesso ci sono posti di mare bellissimi ed importanti dove per assurdo non sono molte le persone di mare. A Viareggio invece buona parte della popolazione lo è, lo è stata o inevitabilmente lo sarà”.
Ama questa città “salmastrosa” Ratto Vaquer, con la sua gente che se la capisci da subito ti fa “sentire come a casa”. Ma il suo futuro, come quello di tutti i comandanti, è di andarsene prima o poi per altri lidi, per motivi di carriera. Probabilmente andrà a ricoprire ruoli di prestigio a Roma, forse un ritorno allo Stato Maggiore della Marina.
Ma il suo cuore lo porta ancora al mare. Quello vissuto fin da bambino e dal quale non sa separarsi, con i suoi colori, i suoi profumi, il vento, le albe, i tramonti, la musica delle onde.
“Perché sempre il mare, uomo libero, amerai”.
Letizia Tassinari
1 commento
“Perché sempre il mare, uomo libero, amerai”.
E' verissimo