Arrestato latitante: il Boss della Camorra era ricercato dal 2008

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Era latitante dal 2008, il boss della camorra Michele Chierchia che è stato arrestato due giorni fa a Fiumicino dalla Squadra Mobile di Lucca. L'uomo, un 58enne, era ricercato da tre Procure, per omicidi, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti Le indagini erano partite in Versilia circa un mese e si sono concluse con l'arresto di uno dei boss del clan Fransuà del rione Provolera di Napoli, un gruppo camorristico affiliato alla famiglia Gionta di Torre Annunziata. Il pregiudicato, che era stato proposto per l'inserimento nella lista, stilata periodicamente dal Ministero degli Interni, dei cento latitanti più pericolosi di Italia, era ricercato, oltre che dalla procura di Lucca, dalle Direzioni Antimafia di Napoli e Cagliari, per una lunga serie di delitti, fra cui omicidi, estorsioni e traffico di stupefacenti. Il latitante, 58 anni, e' stato individuato in una villetta di Focene, nella zona di Fiumicino, dove, come ha riferito il capo della Squadra Mobile lucchese Virgilio Russo, viveva tranquillamente, “senza precauzioni per nascondersi alle forze dell'ordine e uscendo solo per brevi incursioni in Campania per curare i suoi traffici”.

Le indagini e il blitz

Le indagini, da parte della Sezione Narcotici, sono iniziate nello scorso mese di aprile in Versilia, dove vivono due dei figli del Chierchia – un terzo vive a Milano. C'era stato un sentore che il boss fosse in contatto con personaggi. della zona Poi, nell'ultimo fine settimana i poliziotti lucchesi, dopo una serie di investigazioni, fatte anche di intercettazioni, e certi che il boss si fosse rifugiato nella zona periferica della capitale, sono partiti alla volta di Roma. L’ intera sezione narcotici, lo stesso dirigente Virgilio Russo, affiancati dai colleghi delle Squadre Mobili di Firenze e Roma e del locale Commissariato, hanno individuato l' anonima villetta dove il boss viveva, e da dove dirigeva indisturbato i suoi affari, e si sono appostati per oltre 24 ore. All'ora di pranzo del giorno successivo è poi scattato il blitz: “ avuta la certezza che il latitante fosse in casa – ha spiegato Virgilio Russo - con una operazione-lampo congiunta abbiamo prima circondato l'edificio e poi fatto irruzione all'interno”. Solo un accenno di fuga dal retro della villetta, nessuna resistenza, e nessuna arma: Michele Chierchia è stato subito ammanettato. “Da vero boss – ha riferito il capo della Squadra Mobile di Lucca - ci ha fatto i complimenti, stringendoci la mano e chiedendo anche come avessimo fatto a localizzarlo in un posto così anonimo e lontano dalla Versilia”.

Michele Chierchia, dopo essere stato scortato negli uffici della Questura di Roma , è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli. Sul latitante pendevano ben tre ordinanze di custodia cautelare in carcere: quella emessa dal Tribunale di Lucca a maggio del 2008, per l'operazione Intercity, è relativa al reato di spaccio di cocaina- droga che il Chierchia inviava ai due figli in Versilia attraverso corrieri napoletani e dell'interland di Aversa che facevano la spola in treno tra la Campania e la Toscana. I due figli, Giuseppe ed Alfonso, furono catturati, mentre il padre iniziò la lunga latitanza conclusasi con l'arresto a Fiumicino di due giorni fa. Le altre due ordinanze sono invece state emesse dalla DDA di Napoli nel novembre del 2008 per il reato di associazione per delinquere di stampo camorristico finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni e traffico di stupefacenti e dalla DDA di Cagliari nel luglio del 2009 per il reato di associazione a delinquere finalizzata traffico di sostanze stupefacenti.

I complimenti del Questore

Un'indagine conclusasi brillantemente quella della Squadra Mobile di Lucca diretta da Virgilio Russo, che ha portato all'arresto di un personaggio della malavita di spicco, insediatosi da tempo in Versilia, e con una pericolosità dimostrata: “un 'ottima operazione di polizia portata a termine da una piccola - grande Squadra Mobile – sono state le parole del Questore Nicola Santoro -: piccola come numero di personale e mezzi e grande come risultati”.

La storia criminale di Michele Chierchia

La sua “carriera” in Toscana iniziò nel 1999, con l’ arresto per l’ omicidio di Ciro Cozzolino, un detenuto semilibero, freddato a Montemurlo, vicino a Prato, la sera del 4 maggio 1999. Ciro Cozzolino, detto «Enzuccio o' pazzo», stava scontando una condanna per un omicidio commesso nel 1982 e per associazione mafiosa. Sei colpi di una pistola calibro 7,62 lo colpirono a morte e nell’occasione venne ferito anche il proprio cognato Giuseppe Calcagno che si salvò miracolosamente. Per quel delitto Michele Chierchia fu condannato in primo grado dalla Corte d’Assise di Firenze; il mandante fu indicato in Vincenzo Ascione, di Torre del Greco, dell' omonima famiglia di camorra. Nel 2° grado di giudizio è stato assolto per detto omicidio.

Letizia Tassinari

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