La storia e la leggenda tra i pescatori di Viareggio. "Oggi non è più come una volta"

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“Getta le tue reti...buona pesca ci sarà”, cantavano Pierangelo Bertoli e Fiorella Mannoia. Certo, la speranza dopo una notte in mare è sempre quella: tanto pesce nella rete. Da vendere la mattina dopo sulle banchine del molo di Viareggio.

“Ho cominciato molto presto ad andar per mare, avevo solo 9 anni – racconta Antonio Sanfilippo, un 63enne palermitano -, mi imbarcavo con mio padre”. Figlio e nipote di pescatori, quasi una dinastia di pescatori, è arrivato a Viareggio che aveva solo 19 anni. Tantissimo tempo fa. Era un ragazzino, e a quell'epoca in Sicilia era dura, non si guadagnava niente, ma ora qui è peggio: “il gasolio è alle stelle, quasi 80 centesimi al litro, e il pesce scarseggia”. Poi dipende dal tempo, e non sempre si può uscire. E quando va bene, a vendere il pescato fresco - sogliole, razze, cicale, scampi, polpi, branzini e orate – si tirano su 300 euro.

“Ai quali toglierne almeno 100 di carburante, poi ci sono le tasse, e la cassa marittima da pagare”. Lui, la moglie Grazia, il figlio Vito. Una famiglia di mare. Come tutte le altre. E le storie di Maurizio, come quelle di Bartolo, Vincenzo, Mario e Antonio, sono simili. Che si peschi a strascico o con il retino. Per fare questo mestiere tramandato di padre in figlio, quasi fosse un'eredità, ci vuole passione. E amore per il mare. Con notti insonni, e la speranza di “riportare le gambe a terra”. “Perchè il mare non è sempre amico, bisogna conoscerlo e a volte non basta”. E l'avventura dipende anche dall'annoso problema dell' insabbiatura dell'ingresso del porto di Viareggio: sempre in agguato, alla prima burrasca, nonostante i ripetuti dragaggi. “Basterebbe fare come a Livorno”, affermano un po' tutti. Per i vecchi lupi di mare, col volto segnato dal salmastro, la soluzione sarebbe semplice, e lanciano a chi di dovere la proposta: “una diga foranea a un miglio dalla costa".

“Il pescato non è più quello di una volta, si pesca molto di meno, il guadagno è bassissimo, le spese alte, anche per le reti nuove a maglia larga che tutti noi abbiamo dovuto acquistare, ormai fare il pescatore non è più un mestiere che da da vivere, ma almeno la sicurezza di non incagliarsi ogni volta che usciamo e rientriamo in porto sarebbe scongiurata”. Andar per mare...con i saperi e la saggezza di un tempo. E la mattina sul molo, tra le barche, la storia si mescola alla leggenda.

L.T.

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