Stazzema: "No alla passerella in plastica"

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Il progetto approvato dalla giunta, con una spesa di 35.000 euro, prevede l’uso di materiali di plastica riciclata

La passerella pedonale di Arni che l’amministrazione comunale intende ricostruire tra la strada provinciale e la piazza della Chiesa parrocchiale di S.Agostino, costruita interamente con l’utilizzo di materiali in plastica riciclata, denigra la cultura, la storia e le tradizioni della frazione montana.
Il consigliere comunale Lorenzoni sostiene che un intervento così inappropriato, stonato e deturpante urta con le caratteristiche di un ambiente ricco di suggestivi richiami ed ha bisogno di un adeguato correttivo che preveda l’utilizzo di materiali consoni alla tradizione di un luogo così particolare, posizionato subito sotto la splendida corona delle Alpi Apuane.

Non è certo in discussione, continua Lorenzoni, la ricostruzione del piccolo ponte che oltre ad assicurare le minime condizioni di sicurezza assolva ad una necessità non più rinviabile, ma questo non vuol dire che si debba intervenire in maniera così inadeguata e sciagurata.
Lorenzoni invita l’amministrazione a non distruggere la cultura dei luoghi e chiede di rivedere la soluzione approvata con la delibera n.92 del 18 dicembre 2012.

Lorenzoni ricorda al sindaco e alla giunta che la valle di Arni dette il titolo al noto romanzo “La Valle Bianca”, dello scrittore Sirio Giannini, dove il colore dominante era il bianco che rappresentava e rappresenta dei suoi preziosi marmi presenti nella valle e c’è una bella differenza che quello anonimo e squallido della plastica che oggi si intende utilizzare.

Il romanzo di Giannini descrive le regole di vita, l’ambiente e gli uomini del tempo e quella realtà è ancora sotto gli occhi di tutti, per chi vuole vedere, naturalmente.
Descrive un paesaggio modellato dall’uomo; ne risulta, pertanto, che il paesaggio è al tempo stesso una costruzione culturale e una produzione sociale.
L’intervento, conclude Lorenzoni, come proposto dall’amministrazione uccide la memoria storica, ferisce la cultura e la tradizione di una comunità, offende i diritti delle generazioni future e sostiene che solo una diffusa consapevolezza dei cittadini può innescare un processo di presa di coscienza delle conseguenze di questa foga cieca e distruttrice.


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