Magris riceve il premio viareggio-Tobino

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MARTEDI’ 16 GENNAIO
CLAUDIO MAGRIS RICEVE IL PREMIO VIAREGGIO – TOBINO

La cerimonia si terrà al cinema Teatro Eden di Viareggio, in occasione dell’annuale “Omaggio a Mario Tobino” nel giorno della sua nascita


È Claudio Magris, con il libro La storia non è finita. Etica, politica, laicità (Garzanti), il vincitore della prima edizione del Premio Viareggio – Tobino. E questo martedì, il 16 gennaio al cinema Teatro Eden di Viareggio (viale Margherita 22, ore 10), lo scrittore riceverà il riconoscimento alla presenza del Sindaco del Comune di Viareggio Marco Marcucci, dell’Assessora alla cultura Maria Cristina Boncompagni, del Presidente del Premio Rosanna Bettarini e del Presidente della Fondazione Tobino Andrea Tagliasacchi. Saranno presenti anche Alba Donati, segretaria letteraria del Premio, Gloria Manghetti, Direttrice dell’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto G.P. Vieusseux e, ospite d’eccezione, il regista Mario Monicelli.

In armonia con l’indirizzo di Enzo Siciliano, che aveva creato il Premio “Un libro per l’inverno” per onorare il nome di Mario Tobino, quest’anno, dopo il rodaggio dei primi due, viene istituito ufficialmente il Premio letterario Viareggio-Tobino. Riconoscimento che verrà assegnato annualmente nel mese di gennaio, per ricordare la nascita dello scrittore, nato proprio a Viareggio il 16 gennaio del 1910. Il premio gode della collaborazione con la Fondazione Mario Tobino, che ha la sede nell’ex-ospedale psichiatrico di Maggiano, dove lo scrittore ha lavorato e vissuto per gran parte della sua vita. Tobino nel 1976 vinse il Premio Viareggio con il romanzo La bella degli specchi.
La Presidente Rosanna Bettarini, sentita la giuria e il Presidente della Fondazione Tobino, incentivata dall’uscita del libro La storia non è finita. Etica, politica, laicità (Garzanti) - “libro in cui si rivela una formula originale tra narrativa e saggistica, che è del tutto nuova in Italia” - ha riesaminato l’attività letteraria complessiva di Claudio Magris, ritenendola meritevole del Premio. E Claudio Magris sarà dunque proclamato “Autore dell’Anno 2007” martedì.
Ospite d’eccezione della giornata, come dicevamo, sarà il regista Mario Monicelli, autore del recente film Le rose del deserto, tratto dal romanzo di Mario Tobino Il deserto della Libia. La prima parte della mattinata sarà dedicata, infatti, allo scrittore viareggino. Alba Donati presenterà per l’occasione la raccolta di poesie L’asso di picche (Firenze, 1955) e Gloria Manghetti presenterà una relazione dal titolo Le carte di Tobino presso l’Archivio Contemporaneo di Firenze.
Nella seconda parte della mattinata, il Presidente Rosanna Bettarini, assegnerà allo scrittore Claudio Magris il Premio Viareggio-Tobino e lui guiderà il pubblico attraverso le pagine del suo libro La storia non è finita. Etica, politica, laicità (Garzanti).
Dopo la cerimonia, alle ore 12, partirà il corteo che andrà a depositare la tradizionale corona di alloro presso la casa natale di Mario Tobino.

Per l’occasione, lunedì 15 gennaio alla Biblioteca Guglielmo Marconi (piazza Mazzini 2, ore 16) si inaugurerà la mostra fotografica letteraria “Omaggio a Tobino. Sulla spiaggia e di là dal molo”, curata da Fiorella Vignale Pelù. La mostra sarà visitabile sino al 28 febbraio.


Claudio Magris

Nato a Trieste nel 1939, Claudio Magris è docente di letteratura tedesca all’università di Trieste e collabora al “Corriere della Sera”. Ha contribuito, con numerosi studi, a diffondere in Italia la conoscenza della cultura mitteleuropea e della letteratura del “mito absburgico”: Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna (1963), Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (1971), Itaca e oltre (1982), L’anello di Clarisse (1984), Danubio (1986), libro di viaggio e itinerario culturale a un tempo, che ha conquistato il successo del grande pubblico. Nel 1999 è stato pubblicato Utopia e disincanto, ampia raccolta dei saggi di argomento non solo letterario. Magris è anche autore di testi narrativi: Illazioni su una sciabola (1984), Un altro mare (1991), Microcosmi (1997, premio Strega), affascinante viaggio alla scoperta dell’immenso e dell’universale racchiusi nei luoghi di una geografia spazialmente circoscritta e personalmente rivissuta. Da ricordare anche il saggio, scritto in collaborazione con Angelo Ara, Trieste. Una identità di frontiera (1987), affettuoso omaggio alla propria città natale, e il testo teatrale Stadelmann (1988).

Il libro

La storia non è finita è il libro di un «impolitico», nel senso dato a questo termine da Thomas Mann: uno che, come la maggior parte di noi, si appassiona più per una giornata al mare che per un’assemblea o per la cronaca politica, ma è convinto a malincuore che, quando il corpo sociale si ammala o viene aggredito e guastato, quando sono in gioco i valori in cui crediamo, allora diventano necessarie la presa di posizione, la protesta, la testimonianza, l’analisi, la satira...
I capitoli di questo libro, nati quasi tutti come articoli per il «Corriere della Sera», parlano di laicità, liberata dall’equivoco che la contrappone scorrettamente alla fede; della necessità e dei limiti del dialogo fra le culture; del rapporto fra Stato e Chiesa o fra etica e diritto; di spirito religioso; della montante regressione irrazionalista; della scienza dinanzi alla mutazione epocale che sembra trasformare la stessa identità e natura dell’uomo; dell’involuzione politica che negli ultimi anni ha messo e sta mettendo in pericolo i valori elementari della democrazia e del liberalismo; di violenza e di guerra; di unità nazionale, viscerali nazionalismi e orizzonti europei, in un mondo in continua e convulsa trasformazione, dove interpretazioni e ideologie possono solo avere una vita brevissima. La cronaca – bizzarra, drammatica, comica, stravolta – s’intreccia con la storia, la quotidianità con gli insegnamenti dei maestri del passato.
Senza mai ignorare il dubbio sulle proprie convinzioni né il dubbio – ancora più radicale – che valori e significati siano illusorie bolle d’aria, sempre disponibile ad ascoltare le ragioni opposte, ma anche alla sferzante denuncia o all’ironica parodia della realtà sempre più grottesca e violenta che ci circonda, Magris si interroga sulle lacerazioni del nostro presente e sulle scelte che ci impone. Rifiuta le facili promesse di salvezza o la tolleranza opportunistica. Rifugge dal sentimentalismo buonista e dai cocktail che mischiano religioni, filosofi e sistemi di vita. Con pazienza e determinazione, umiltà e rispetto, ci aiuta a cercare «le leggi non scritte degli dèi», quelle che in ogni caso non possono essere violate.

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