La Stampa: "Fanghi velenosi e rifiuti chimici, Massaciuccoli è diventato un cimitero". Che pubblicità!!

Attualità 0

Muore il lago di Puccini

Fanghi velenosi e rifiuti chimici, Massaciuccoli è diventato un cimitero

VINCENZO TESSANDORI

INVIATO A TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU)
L’acqua limacciosa, torbida, colore indefinibile: un tempo dicevano che si scorgessero il fondo e i pesci guizzare, ma oggi la prognosi è infausta. Eppure il lago Massaciuccoli è un gioiello raro: settecento ettari, profondo non più di 3 metri, incastonato in 2500 ettari di «padule», un intrico di canali e isolotti, a neppure tre chilometri dal mare. Come tutti i mali, anche quello oscuro che lo affligge ha un nome complicato, in realtà si tratta di una forma grave e prolungata di incuria. Per lustri le fogne dei centri vicini hanno scaricato qui. E poi le discariche a cielo aperto, presso le rive, «lo hanno trasformato in una pattumiera», osserva amaro l’ingegner Antonio Dalle Mura, presidente della sezione Versilia di Italia Nostra. E ancora, l’agricoltura con i concimi chimici che scivolano silenziosi nell’acqua e ne compromettono l’equilibrio: i dati più recenti, che risalgono al 1997-98, dicono come le acque fossero «eutrofiche» per il 23 per cento e per il 77 «ipertrofiche». Insomma, troppo azoto, troppi fosfati, troppi residui di metalli pesanti, troppo di tutto e il paradiso appare l’anticamera dell’inferno. C’era uno squilibrio assai accentuato e già si temeva l’arrivo di alga selvaggia, come nell’Adriatico.

L’acqua salata
La situazione, definita insostenibile, era a rischio da tempo. L’ingegner Dalle Mura, osserva che «già nel 1995 nel lago avevano rovesciato di tutto: 7 tonnellate di fosforo, 85 di azoto e 1483 di sedimenti terrosi dalla bonifica di Vecchiano; da quella di Massarosa, sull’altra sponda, 2 tonnellate di fosforo, 49 di azoto e 299 di sedimenti». Col passare del tempo lo stato di salute non è certo migliorato, l’acqua sta diventando salata e i segni del male si scorgono un po’ dappertutto. Anche sul fondo, ricoperto da uno spesso strato di melma sedimentata, straricca di veleni. Bisognerebbe fare pulizia generale, ma sarebbe uno sforzo titanico. Stefano Maestrelli, presidente fino al 2004 del parco Migliarino-San Rossore il cui cuore è il lago, osservò nel 2001: «Provvedere alla rimozione di 2 milioni di metri cubi di melma costerà 5 miliardi in cinque anni». Eppoi ci sono un’alga assassina e anche un gambero killer, temutissimi, entrambi, tanto da consigliare di non far defluire l’acqua del lago al mare. D’estate, quando le spiagge sono affollate di bagnanti.

Il musicista
Un problema spinoso, da non sapere come prenderlo. Nel convegno «Versilia da Salvare», il 4 settembre a Torre del Lago, se ne discuterà, il difficile, come sempre, passare dalle parole ai fatti. Già uno studio di fine Millennio dell’Arpat, l’Azienda regionale toscana per l’ambiente, ammetteva che «non sono state fatte indagini specifiche sul ruolo svolto dai sedimenti nell’equilibrio dell’eco-sistema». Come chiedere chi abbia ascoltato gli allarmi. E così, ammette Maestrelli, oggi il lago «è in prognosi riservata». «Fra il 1999 e il 2003 tentammo di sviluppare il progetto “Salviamo il lago di Puccini” e di sollecitare attenzione sotto il profilo storico, culturale e ambientale. L’idea era: via le discariche civili, leviamo dal lago quello che c’è stato buttato. Per la verità il livello di attenzione calò in breve e i finanziamenti arrivavano col contagocce». Ma poi, forse, non è neppure il disinteresse la causa primaria del disastro, ma il troppo interesse. «Se si pensa che sono 14 gli enti che hanno competenza... ». Conclusione: se una dozzina d’anni or sono la speranza di vita, secondo alcuni, era di un secolo, ora è meno che dimezzata. Anche qui business is business e «in quel tempo» aprirono le torbiere: in quel tempo Giacomo Puccini aveva fatto del lago il suo regno, lo difendeva e mal tollerava cambiamenti e il 23 luglio del 1921 aveva indirizzato una supplica a Renato Simoni: «Ti prego, ti scongiuro di vedere e parlare al sig. Toepliz, direttore generale della Banca Commerciale, perché lui intervenga colla direzione delle Torbiere di qui, perché non i venga tolta la caccia nel lago che da più di 15 anni io ho tenuto. Tu solo puoi salvarmi. Se no debbo sloggiare per sempre da Torre del Lago».

Non ebbe successo e quando, il 15 gennaio 1922, udì che sarebbero arrivati gli idrovolanti, protestò con Salvatore Orlando: «Anche i velivoli! Sarebbe la débâcle del nostro Torre del Lago, già così tartassato dalle care torbiere». Dicono che il paese e le sue rarefatte atmosfere gli avessero ispirato immortali melodie. Torre, scrisse nel luglio 1900 all’amico Alfredo Caselli, era «gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, “turris eburnea”, “vas spirituale”, reggia. Abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cinghiali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere». Anche il tarabuso, fino a pochi anni or sono, osserva Maestrelli. «Un uccellaccio un po’ arcaico, fra i pochi poligami».

Ma questo eden è ormai a serio rischio per l’inquinamento strisciante, per gli sfregi di una speculazione selvaggia, per quelle quattro torri invadenti di un teatro lontano anni luce dai gusti del Maestro che non possono neppure specchiarsi nell’acqua limacciosa.

Fonte:La Stampa

Ultime notizie pubblicate

Viareggino.it, il Portale internet che "vive" Viareggio e la Versilia
Scrivici: info@viareggino.com
Ufficio Stampa: stampa@viareggino.com
Telefono: 389-0205164
© 1999-2024 - Proprietà Viva Associazione Culturale | P.Iva 02361310465

Iscriviti a Viareggino

105495466

Torna su