L'anima di Viareggio scopriamola nelle parole di Maria Rosa.

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Oggi visitando il museo della marineria Viareggina, ho potuto vedere da vicino gli strumenti e gli attrezzi da lavoro dei carpentieri, dei calafati, dei maestri d’ascia, che con le loro mani d’artisti costruirono i primi velieri dalle belle linee eleganti, conosciuti e ammirati in tutto il mondo, ho ritrovato visioni e ricordi vissuti tanti anni fa. Leggendo i nomi di quegli uomini, che del mare fecero la loro vita, ho capito che il tempo non cancella i ricordi, essi rimangono li, incollati alla memoria e sono il nostro presente.. Questo santuario della storia, che fece grande il nome della nostra bella e cara Viareggio, vuole onorare tutti coloro che vi contribuirono anche al prezzo della loro vita. Meritano un ringraziamento speciale le persone che si sono impegnate con assidua passione alla realizzazione del museo raccogliendo oggetti, documenti, foto, giornali di bordo, semplici appunti di vita, piccoli frammenti che parlano della storia dei nostri pionieri del mare, affinché non venga cancellato il nostro glorioso passato, per farlo conoscere alle generazioni che verranno. Questo antico magazzino dove una volta avveniva la vendita all’ingrosso del pesce, è stato recuperato ad arte e adattato, pur mantenendo intatta la sua caratteristica primaria e il risultato è davanti agli occhi di tutti, non potevano farne uso migliore di questo; ospitare decorosamente i nostri ricordi, le nostre memorie, per dare loro dignità che meritano.

In questo tempio ho ritrovato anche il mio passato…..Visioni di mare, di barche a vela, di reti stese ad asciugare e di sogni felici. Era sempre una gioia andare sul molo a vedere i pescherecci che rientravano, le grandi vele colorate, ornate di soli e immagini sacre, accompagnati da stuoli di gabbiani impazienti di ricevere la loro razione di pesce; o quando prendevano il largo la sera alzando profondi solchi spumeggianti perdendosi nella scia dorata del tramonto, era per me un avvenimento sempre nuovo e irrinunciabile….Quanti ricordi, quante speranze in quelle teche di vetro…Vecchi libretti di mare dalle foto ancora chiare, visi giovani di uomini dallo sguardo fiero e aperto di chi è abituato a scrutare grandi orizzonti….Nomi conosciuti di marinai che s’imbarcavano sui bastimenti con le poche cose personali chiuse in un sacco di vela insieme a qualche galletta….partenze per mari lontani, per alcuni era il primo viaggio, per altri sarebbe stato l’ultimo. Davanti a una pesante tuta da palombaro, allo scafandro dall’oblò spento di vita, alla pietra appesa al collo come un macigno, ai calzari di ferro o di piombo, non so, zavorra per giungere prima a scandagliare il fondo del mare, mi sono sentita smarrire. Ho ricordato le parole di mio padre e i suoi occhi, umidi di commozione, mentre mi parlava dell’ imprese coraggiose e piene di rischi dei palombari.

Spesso mi parlava di un suo caro amico imbarcato sull’Artiglio, delle sue imprese e come, nella tragedia in cui perse la vita, lasciando la giovane moglie e la figlioletta di appena due anni, incontrò il suo angelo che lo ricondusse a Dio…. Quelli erano tempi in cui il dolore di uno, era sentito sinceramente da tutti, ancora non esisteva l’abitudine e l’indifferenza di oggi. Erano questi i tempi lontani della mia infanzia, fatti di cose semplici e oneste, tempi in cui scambiare il cibo tra vicini era una consuetudine, un semplice gesto silenzioso, che voleva essere normale, ma che dava la dimensione di quanto fosse importante a quei giorni il valore dell’amicizia. Immersa nel commosso raccoglimento, senza poter parlare ho fissato quelle teche, custodi di reliquie preziose, testimoni di atmosfere lontane, liste infinite di giovani uomini morti troppo presto vittime dell’infamità di una guerra….

Quelli furono gli uomini che portarono nel mondo l’immagine più vera dell’ingegnosa bellezza dell’Arte marinara Viareggina e, vorrei che queste testimonianze richiamassero i Viareggini di oggi al rispetto dei Viareggini di ieri, uomini schietti, sinceri, degni d’onore, come le loro donne, semplici e oneste, abituate al sacrificio e all’attesa. E’ Stato inevitabile il confronto con quella Viareggio d’allora, delicata ed legante, dalle impronte Liberty, frequentata da poeti e musicisti….Oggi provo una tristezza infinita nell’assistere impotente al veloce cambiamento che la rende una città come tante, con sempre meno identità. Per questo iniziative come questo museo sono molto importanti, esse vanno promosse e incoraggiate perché qui ogni Viareggino verace ritrova la sua memoria e il suo orgoglio. Sarebbe auspicabile che i ragazzi di oggi a cominciare dai più piccoli delle elementari, venissero qui accompagnati dagli insegnati e dai genitori, per imparare a leggere le pagine di vita dei loro nonni e scoprire che qui, in questi tabernacoli di cristallo è custodita la loro identità e l’anima di Viareggio. A tutti i ragazzi di oggi vorrei dire di mettere per un momento da parte i troppi vedeo, i troppi giochini, la troppa TV e, lasciarsi guidare come gli antichi nocchieri, dalla stella polare verso mete più alte, augurando loro alla maniera marinara, di andare avanti con gioia e speranza, vento in poppa e mari tranquilli.



Maria Rosa Cortopassi (Sett.2007)

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