Mass Thianè un ambulante a Viareggio e un Senatore a Dakar.

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Incredibile storia di un senegalese

Sulla STAMPA di oggi GIAMPIERO CALAPÀ - noto giornalista - pubblica un articolo su un venditore abusivo.


Mass Thiam doveva ancora compiere 25 anni quando, nel 1986, partì da Kébémer, città a 150 chilometri da Dakar, per raggiungere un sogno chiamato Italia. Clandestino, iniziò a vendere borse ed elefanti di legno in giro per bar e ristoranti tra Firenze e Massa. Poi, con la bella stagione, chilometri a piedi avanti e indietro per le spiagge della Toscana, nella speranza di far comprare qualcosa ai vacanzieri sdraiati sotto il sole a Viareggio. Adesso per Thiam, dopo anni passati in Italia al servizio degli immigrati con la Cgil, è arrivata la nomina del presidente Abdoulaye Wade: senatore della Repubblica del Senegal.

L’impegno con il sindacato
«Quando arrivai in Italia - racconta Thiam - non conoscevo le leggi e non sapevo di essere clandestino. Ero venuto qui inseguendo il sogno di una vita migliore, per trovare quel lavoro che in Senegal sembrava impossibile raggiungere. Dopo un primo periodo, tra Firenze e Massa, sono venuto ad abitare nel Pisano. I soldi erano pochi, stavamo in tre in una stanza». Il ragazzo soffre la condizione di clandestino, vorrebbe essere accettato. È di idee liberal-progressiste, in Senegal fa riferimento al Partito democratico (esiste dal 1974) che è all’opposizione. In Toscana s’avvicina a Pci e Cgil. Grazie al sindacato riesce a ottenere la regolarizzazione dopo un anno.

«La battaglia vinta con la Cgil mi permise di restare in Italia - spiega Thiam - ma tanti connazionali arrivati con le stesse motivazioni non erano riusciti a uscire dalla clandestinità. Quindi, dal momento che ero stato più fortunato, decisi che dovevo fare qualcosa per loro. La Cgil aprì a Pisa un ufficio Immigrazione per fornire informazioni e assistenza: volevo impegnarmi in questo progetto, oggi lavoro ancora in quell’ufficio».

L’assistenza ai connazionali in difficoltà non basta, il giovane Thiam sente che manca qualcosa. «L’integrazione è tale quando esiste uno scambio culturale, sentivo che non era sufficiente vivere e lavorare qui. Volevo conoscere l’Italia e raccontare il Senegal agli amici italiani. Promuovere la cultura africana è sempre stato importante, per me. Per questo nell’87 a Pisa fui tra i fondatori di Africa Insieme», spiega con orgoglio il senatore, impegnato da sempre in battaglie antirazziste.

Oggi la pagina nera dell’immigrazione - scritta a Roma da un romeno assassino e da squadracce punitive d’italiani - lo rammarica profondamente: «Sono cose che feriscono e danneggiano il lavoro e l’impegno per l’integrazione e la tolleranza delle persone perbene, la grande maggioranza. Gli italiani non sono razzisti, voglio pensare che tristi episodi come le ronde punitive siano solo frutto dell’ignoranza».

La svolta
La prossima settimana Thiam volerà in Senegal per la sessione parlamentare, e ritroverà la famiglia a Kébémer: la moglie Fatima e le figlie Jafine e Anta, 14 e 10 anni, studentesse. «Scegliere di continuare ad aiutare gli immigrati a Pisa mi ha spesso tenuto lontano dai miei cari - dice Thiam - ogni volta che torno è una festa. Adesso, andando a casa per svolgere il mio ruolo in Senato, riuscirò anche a passare del tempo con mia moglie e le mie figlie». Thiam non ha mai pensato di portare la famiglia in Italia, perché «loro stanno bene e non voglio che le ragazze vivano i sacrifici e le sofferenze che ho vissuto io quando sono arrivato qui». È musulmano, e in Senegal è ammessa la poligamia: «Una scelta che si può fare se si hanno le possibilità economiche e sentimentali, ma io ho solo Fatima».

A Dakar ritroverà Abdoulaye Wade che lo ha nominato senatore. Wade è presidente dal 2000 quando il Partito democratico pose fine a 40 anni di «dittatura dolce» dei socialisti. In febbraio ha vinto le presidenziali e il Pd ha conquistato la maggioranza sia all’Assemblea nazionale sia al Senato, eletto per la prima volta in agosto. Il 3% dei seggi del Senato è di nomina presidenziale, compresi i seggi dei rappresentanti dei senegalesi all’estero: due in Africa, uno in Francia e Thiam in Italia. «Questa volta è stato scelto di procedere per decreto presidenziale - spiega il senatore - perché non esistono ancora le circoscrizioni per l’estero, la prossima volta i senegalesi residenti nel resto dell’Africa e in Europa saranno chiamati a scegliere col voto i loro rappresentanti».

Potere in più
L’amicizia col presidente nasce nei primi anni di impegno di Thiam per i connazionali in Italia: «Avevo già aderito al Partito democratico del Senegal quando feci la conoscenza di Wade, che ne è il fondatore. Lui ha sempre seguito da vicino la mia attività in favore dei nostri fratelli in Italia e ha sempre rappresentato un sostegno importante, una persona di cui potersi fidare». A Dakar l’opposizione guidata dal Partito socialista annuncia battaglia alla ripresa dei lavori parlamentari, l’ipotesi di un abbassamento forzato dei salari mette in allarme l’opinione pubblica. E il senatore Thiam continua a inseguire il sogno di una vita migliore per i connazionali: «Spero di poter continuare, con qualche potere in più, quello che già faccio alla Cgil».

Il senegalese Mass Thiam ha 46 anni, è nato a Kébémer, 150 chilometri da Dakar. È in Italia dall’86. Clandestino, inizia a vendere borse ed elefanti di legno in bar e ristoranti toscani. Poi in estate chilometri a piedi sulle spiagge della Versilia, uno dei primi vù cumprà. È di idee progressiste, entra nella Cgil. Grazie al sindacato ottiene la regolarizzazione dopo un anno. La Cgil apre a Pisa un ufficio Immigrazione e lui vi lavora, come fa ancora oggi. Nell’87 fonda Africa Insieme, organizzazione antirazzista.

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