- Giornata in memoria di Bettino Craxi : una scelta sbagliata

Politica 0

La destra di Pietrasanta ha annunciato per sabato prossimo una giornata in memoria di Bettino Craxi con al suo culmine l'intitolazione di una via a suo nome. A mio avviso, pur in un contesto revisionista nazionale (in cui è caduto anche il Presidente delle Repubblica), questa scelta è sbagliata sotto ogni punto di vista ed è un pessimo esempio per le nuove e future generazioni. Intitolare una via ad un personaggio politico condannato per gravissimi reati, con sentenze passate in giudicato, rappresenta quanto di peggio si possa trasmettere a futura memoria.

Di solito le vie delle città s'intitolano ad uomini e donne che hanno dato lustro al proprio territorio o all'intera umanità, in questo caso si vuol ricordare un uomo nemico della classe lavoratrice e condannato per corruzione e finanziamento illecito a i partiti.

D'altronde gli esempi che propone la destra, sia a livello nazionale che locale, non sono dissimili da quelli impersonati dall'ex segretario del PSI e quindi "comprendo" il loro tentativo di ribaltare la storia e continuare nel percorso revisionista che prima ha toccato i valori della Resistenza ed oggi vuol mettere in discussione, deligittimando continuamente la Magistratura, e rivalutando politici corrotti, anche quelli che sono i principi cardine della nostra Costituzione e della buona amministrazione pubblica.


Marco Bonuccelli
Coordinatore Circolo Prc Pietrasanta

*Le sentenze di condanna di Bettino Craxi (tratte da Wikipedia).

CRAXI è stato condannato con sentenza passata in giudicato a:
5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai il 12 novembre 1996;
4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999.
Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dell'imputato.

Fino a quel momento Craxi era stato condannato a:

4 anni e una multa di 20 miliardi di Lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998, pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999.
5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel il 22 gennaio 1999;
5 anni e 9 mesi in appello per il Conto Protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999;
3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1° ottobre 1999;
Craxi fu anche rinviato a giudizio il 25 marzo 1998 per i fondi neri Montedison e il 30 novembre 1998 per i fondi neri Eni.

Le prove sulla base delle quali furono emesse le prime sentenze di condanna della vicenda giudiziaria di Craxi, secondo alcuni autori, si incaricheranno di smentire due dei suoi principali assunti difensivi. Il primo era quello secondo cui i reati erano stati compiuti solo per eludere le forme di pubblicità obbligatoria del finanziamento dei partiti, e non in contraccambio di atti amministrativi: in un caso (sentenza ENI-SAI) la sua condanna definitiva fu per corruzione, e non solo per finanziamento illecito di partito (ciò spiega l'insistenza dei suoi eredi nell'attaccare la procedura di quella sentenza dinanzi alla Corte di Strasburgo).

Il secondo era quello secondo cui i proventi dei reati contestatigli era destinato al partito e non a fini personali; varie sentenze - non passate in giudicato solo per il decesso dell'imputato - sostennero in motivazione che Craxi aveva utilizzato parte dei proventi delle tangenti (circa 50 miliardi di lire) per scopi personali (Finanziamento del canale televisivo Gbr di proprietà della sua concubina Anja Pieroni, acquisto di immobili, affitto di una casa in Costa Azzurra per il figlio); durante le indagini (dopo un fallito tentativo di far rientrare tali proventi in Italia, bloccato dal nuovo segretario del Psi Ottaviano Del Turco) Craxi li versò sul conto di un prestanome, Maurizio Raggio. La lettura di un uso privato dei fondi, ancora assai ricorrente, fu sostenuta da Vittorio Feltri all'epoca dei fatti, ma è stata dallo stesso abbandonata più di recente venendo così sostanzialmente a coincidere con quanto sempre sostenuto dai familiari circa l'esistenza di conti segreti ascrivibili al solo PSI. Distinguendo tra movente e comportamenti, uno dei giudici del pool anticorruzione di Milano, Gerardo D’Ambrosio, sostenne in proposito: «La molla di Craxi non era l’arricchimento personale, ma la politica».

LASCIA IL TUO COMMENTO

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato ma utilizzato, solo se lo desideri, per avvisarti della presenza di nuovi commenti. I campi indicati con * sono obbligatori.

Avvisami se qualcuno risponde alla discussione: 

Lo STAFF Viareggino.it si riserva la possibilità di cancellare commenti nei quali sia utilizzato un linguaggio offensivo o vi siano offese a persone e/o cose. Ci auguriamo che le discussioni siano affrontate con serenità ed intelligenza da parte di tutti. Viareggino.it non è in alcun modo responsabile dei commenti inseriti.

Ultime notizie pubblicate

Viareggino.it, il Portale internet che "vive" Viareggio e la Versilia
Scrivici: info@viareggino.com
Ufficio Stampa: stampa@viareggino.com
Telefono: 389-0205164
© 1999-2024 - Proprietà Viva Associazione Culturale | P.Iva 02361310465

Iscriviti a Viareggino

105515563

Torna su