Claudia Velia Carmazzi e Maddalena Semeraro sono morte?
Attualità mercoledì 23 febbraio 2011 0“Morte”
Claudia Velia Carmazzi e Maddalena Semeraro non sono più vive. E i cadaveri sono stati fatti sparire. La Procura di Lucca ne è certa. Morte, probabilmente, di stenti. Non solo le ricerche hanno dato esito negativo – non risulta che le due donne siano state ricoverate presso alcuna struttura sanitaria italiana, come invece affermato dallo “zio” – ma anche le testimonianze, solo quattro, di chi li avrebbe avvistate sono risultate infondate. La segnalazione dell' avvocato Enrico Marzaduri, che l'11 dicembre scorso ha messo a verbale dai carabinieri di aver visto alla fine di ottobre Velia Carmazzi passeggiare in via Gioberti, non ha trovato riscontri e secondo gli inquirenti “bisognerebbe verificare se il legale riconoscerebbe la Carmazzi dall'ultima foto acquisita”, che ritrae una persona ben diversa dalle immagini pubblicate dai media”. Anche la testimonianza dell'ex marito di Velia, Francesco Marchetti, che il 9 dicembre aveva riferito ai militari dell'Arma che la nipote Jessica l'avrebbe vista al Dopo Lavoro Ferroviario a settembre, non ha trovato riscontri. La ragazza ha infatti confermato ai carabinieri di aver sì visto la zia, ma almeno un anno prima. Poi la testimonianza di Gabriele Lombardi, il parrucchiere di via Comparini, che si è presentato spontaneamente in caserma il 20 dicembre riferendo che Velia, tra la fine di luglio e i primi di agosto, era andata a farsi i capelli nel suo locale e che gli aveva raccontato di essersi invaghita di un uomo, che non era Remorini. Testimonianza, questa, contraddetta da tutte le persone ascoltate dagli inquirenti: “la donna era innamorata di Massimo, ed era anche impossibile che frequentasse un altro uomo, visto che non aveva la possibilità né di uscire dal campo, chiuso a chiave dall'esterno, né di farci entrare qualcuno”. E, ultima, la segnalazione di un uomo residente a Bastia Umbra, che non ha portato ad aulcun riscontro positvo. Morte quindi, e non vive in chissà quale posto. E una delle prove schiaccianti sarebbe proprio la sedia a rotelle usata per muoversi dall'anziana Maddalena, “dimenticata” nel terreno accanto alle roulotte. Agli occhi della Procura è apparso improbabile che se davvero Velia fosse andata via volontariamente per poi tornare a riprendere la madre – come testimoniato da Remorini e Tureddi – non si sia ricordata di prenderla: “più facile – si legge nell'ordinanza – che l'abbia dimenticata chi non doveva aiutarla a camminare”.
Contraddizioni e intercettazioni
Troppe le contraddizioni tra quanto riferito da Massimo Remorini, Francesco Tureddi e Maria Casentini, con versioni che non combaciano tra loro. Mentre quelle di David Paolini, figlio e nipote delle due donne scomparse, non sono mai cambiate di una virgola. Come le testimonianze di tutte le persone ascoltate che raccontano di come Velia e Maddalena erano costrette a vivere, segregate, spesso senza cibo, in un posto simile a una discarica privo di ogni più elementare confort, in primis la luce e l'acqua. E la Procura non ha alcun dubbio che le due donne siano state “sequestrate”, private cioè della loro libertà. “Ho subito chiamato lo zio quando ho visto la mamma come morta”: David lo ha detto, ridetto e confermato. Sempre. E anche se Remorini ha negato di aver mai ricevuto una telefonata dal ragazzo sono i tabulati telefonici a confermare che il ragazzo lo ha contattato: i riscontri hanno dimostrato ben sei telefonate tra i due il 22 agosto, giorno nel quale David afferma di aver trovato la mamma sdraiata sul letto dentro la roulotte, immobile e coperta da un lenzuolo, bianca in viso, con le labbra nere e ghiaccia come un morto. E poi ci sono le intercettazioni. “Mi raccomando, non dire nulla di più di quello che hai detto. Cancella”. Un “invito” a non parlare, a mezzo di sms inviato da Maria Casentini al proprio figlio Maurizio Pasquinucci la sera del 20 dicembre, il giorno prima della data di convocazione per entrambi in caserma dai carabinieri per riferire in merito alla vicenda. Ma chi è Maria? A detta di molti l'amante di Massimo Remorini, oltre che badante di Maddalena, ma senza un contratto di lavoro e non pagata. Con lei, però, lo “zio” si dava alla bella vita, coi soldi della nonna di David: Massimo Remorini era riuscito a farsi consegnare dall'anziana madre di Velia Carmazzi il suo bancomat, con il pretesto di effettuare le spese per le due donne, ma anche questa circostanza è stata smentita dai fatti. La Procura ha infatti accertato che Remorini ha utilizzato la carta per interessi propri. “ Ricordo bene che Massimo Remorini e Maria Casentini sono stati miei clienti l'8 agosto dello scorso anno – ha riferito il titolare del ristorante “Da Ugo” sull'Aurelia a Migliarino Pisano. E la cenetta con l'amante – badante è stata pagata col bancomat di Maddalena, come in altre occasioni. Il 4 settembre, Remorini, ha pagato con la stessa modalità anche un pernottamento, quando insieme a Maria Casentini ha dormito all'albergo “Art Mirò” di Calenzano.
Case e soldi
Il “vil denaro” sarebbe, per la Procura di Lucca, la chiave di lettura del giallo delle due donne scomparse dal campo di via dei Lecci. Nelle indagini portate avanti dagli inquirenti per cinque mesi la vendita, o meglio la “svendita”, degli immobili di via Machiavelli a Viareggio e di via della Caserma a Torre del Lago è sempre stata un punto focale. E lo dimostrano le 45 pagine dell'ordinanza a firma del Gip Marcella Spadaricci: prezzo totale sborsato dall'avvocato Giunio Massa per l'acquisto della viareggina e dell'appartamento 294mila euro, valore reale 570mila. Gli accertamenti bancari disposti dall' Autorità Giudiziaria sui due conti correnti di Maddalena Semeraro - uno alla Cassa di Risparmio di Firenze che è stato chiuso il 25 febbraio 2009 e l'altro, ancora aperto, alla Unicredit Banca di Roma – hanno fatto emergere che “la somma di denaro che la donna risulterebbe aver riscosso per la vendita delle abitazioni, 130mila euro, non trova riscontri sui conti a lei intestati”. Mentre sul conto di David, dei 60mila euro relativi alla vendita della sua parte di case ne risultano transitati solo 47.940 e il conto ha ora un saldo a debito. Unica ad aver regolarmente riscosso la sua parte Sabrina Paolini, sorella maggiore di David, mentre in merito ai tre assegni intestati a Velia, di 18mila, 7mila e 14mila euro, nulla è emerso, non essendo la donna intestataria di alcun conto corrente.”Da tutto questo – si legge nell'ordinanza - emerge come il Remorini, in tutta la vicenda, abbia conseguito un illecito arricchimento, concretizzatosi probabilmente nell'acquisto del chiosco Da Bosco e da Riviera”. Intestato alla moglie e a una delle due figlie. La deduzione degli inquirenti trova comunque conforto nell'interrogazione alla banca dati dell'Inps dove risulta che la moglie di Remorini dal 2005 in poi non ha dichiarato alcun reddito. “Massimo Remorini nel 2006 ha dichiarato un reddito di appena 2750 euro, la figlia Monica di 2830 e la figlia Silvia di 2982 – si legge -, e tali dati non giustificano il tenore di vita e tantomeno l'acquisto di un locale che ha un valore di circa 300mila euro”.
L.T.
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