Da James Bond a Euro Bond: il nostro destino nelle mani dello stesso "cognome"

Speciale finanza 3

Anche i più giovani lettori hanno visto o sentito parlare del mitico Agente Speciale 007 che al servizio di sua Maestà, la Regina d'inghilterra, riesce ogni volta a sventare attentati a danno della nazione e talvolta contro l'umanità.

Adesso sta forse al più giovane fratello EURO BOND entrare in scena per tentare l'inevitabile sconfitta della moneta che ogni giorno maneggiamo e l'intero progetto di Unione.

Ma perchè i rappresentanti delle istituzioni europee oggi parlano di Eurobonds?

La Grecia continua a bruciare gli ultimi residui di credibilità dell’euro proprio mentre il contesto economico internazionale ricorda sempre più quello dei mesi che precedettero la crisi finanziaria del 2008 il cui epicentro fu il fallimento della Lehman Brothers.

L’attuale crisi politica greca non dovrebbe tuttavia sfociare nell’uscita del Paese ellenico dall’Unione monetaria europea e nella resurrezione della vecchia dracma.
Non perché i numeri le diano credito bensì perché l'Europa non se lo può permettere; l’uscita della Grecia dall’euro innescherebbe probabilmente una crisi di grandi proporzioni. L’Europa spera ora di condizionare il voto del prossimo 17 giugno offrendo anche la prospettiva di un allentamento delle
misure di austerità concordate con Atene.

L’eventuale uscita/default Greco dall'Euro travolgerebbe immediatamente la Spagna e molto probabilmente anche l’Italia.
Dunque si aprirebbe una crisi dagli esiti imprevedibili.

Di seguito un grafico che evidenzia l'evoluzione del costo (interesse) che gli stati periferici dell'Europa devono pagare sui capitali a loro prestati dai risparmiatori ed investitori internazionali, costi già analoghi a quelli pagati prima dell'avvento dell'Euro e che andrebbero ad aumentare notevolmente con
notevoli ripercussioni negative sotto il profilo economico e sociale.




In secondo luogo il contagio non riguarderebbe unicamente i Paesi deboli europei, bensì l’intero sistema bancario. Infatti molte banche europee (soprattutto quelle francesi) sono ancora altamente esposte nei confronti della Grecia.

In terzo luogo, l’inizio di una fuga dei capitali dalla Grecia e anche dalla Spagna crea il pericolo di un effetto domino sull’intero sistema bancario e non solo quello europeo.

In quarto luogo al vertice del G8 gli Stati Uniti hanno posto il loro veto alla prospettiva dell’uscita della Grecia dall’euro. Il presidente Obama teme che una recrudescenza della crisi europea possa innescare una crisi di dimensioni internazionali tale da mettere in pericolo le sue possibilità di rielezione.
E’ quindi probabile che in un qualche modo (sicuramente oneroso e pasticciato!) l’Europa riuscirà ad evitare l’uscita della Grecia dall’euro.

Ma scongiurare questa eventualità, non vuole dire affatto avere superato la crisi. Oramai appare sempre più evidente e ineluttabile che i Paesi di Eurolandia sono a un bivio: o decidono di trasferire gran parte del debito dei Paesi deboli sulle spalle dei Paesi forti proprio attraverso gli Eurobonds, oppure attraverso il massiccio acquisto di titoli di Stato dei Paesi deboli da parte della Bce;
oppure devono preparare la spaccatura dell’euro.
Non vi sono alternative e non vi sono nemmeno interventi esterni miracolosi che permettano di rimettere in carreggiata la barca della moneta unica europea.

Ma cosa sarebbero quindi gli Eurobonds? E perchè la Germania ad oggi ufficialmente non li vuole?

Perché è come se la famiglia EUROPA avesse 5 figlie ed un maschio. Le figlie sono: Grecia/Italia/Spagna/Francia/Germania, il maschio Portogallo.
Vivono tutti nello stesso palazzo ma in appartamenti indipendenti ed ognuno ha un
proprio stile di vita. A causa dello sperperio di denaro fatto nel corso degli anni e per debiti a vario titolo contratti da tutti i figli (es. per comprarsi l'auto/televisione/cellulari/frigo/casa) ad eccezione di Germania, questi si trovano oggi a non avere denaro sufficiente per pagare le rate dei
finanziamenti ricevuti.

Convocano quindi la sorella (Germania) ed i genitori (BCE) e chiedono loro, per il buon nome della famiglia, di fare fronte al cumulo di debiti ripartendoli sulle singole teste.
Mentre i genitori (BCE) dicono ”Ci spiace ma vi avevamo detto di stare attenti alla gestione dei soldi
e di non fare troppi debiti, noi non possiamo fare niente!”, la sorella Germania strilla “ Ma voi siete pazzi. Io, la sera sono sempre stata a casa, niente ristoranti né discoteche, mi vesto comprando abiti al mercato e mi muovo con mezzi pubblici, ma che volete da me? Anzi, restituitemi un po' le cose che
vi ho prestato!”

Se si ritorna ad osservare il sistema bancario europeo si scopre che versa in situazioni critiche ed è possibile in qualsiasi momento che scoppi una nuova crisi bancaria, anche se la Banca centrale europea sta iniettando enormi quantità di capitali nelle banche attraverso l’Emergency Liquidity Assistance
(Ela). I soldi vengono dati dalle vecchie banche centrali dopo aver ottenuto il consenso della Bce.

Intanto l’International Institute of Finance ha comunicato che le sofferenze delle banche spagnole ammonterebbero a 260 miliardi euro, ossia a circa un quarto del PIL del Paese iberico.
Insomma, siamo prossimi ad un vero e proprio collasso.
Dunque, il sistema bancario europeo (non solo quello spagnolo!) è alle corde anche se pochi ne parlano.

Anche sul piano economico l’Europa è alle corde. Il vecchio Continente non può sperare in aiuti esterni. Le economie dei grandi Paesi emergenti stanno rallentando, gli Stati Uniti crescono a livelli modesti, i prezzi delle materie prime calano e fenomeni di stress finanziario, pur causati da improvvide operazioni speculative poste in essere e non riuscite, si stanno manifestando anche al di fuori dell’Europa, come dimostrano le perdite annunciate dal colosso bancario americano JP Morgan (che risulteranno ben superiori ai 2 miliardi di dollari già annunciati).

Ci sono quindi condizioni economiche e finanziarie simili a quelle che si manifestarono nei mesi che precedettero la grande crisi finanziaria del 2008.
Insomma, tutto lascia prevedere che l’estate sarà calda e che l’autunno sarà addirittura incandescente.

Che per noi italiani le cose non siano messe bene lo si evince anche dal grafico sotto riportato dove emerge con chiarezza la debolezza della nostra Borsa (in verde), specchio dell'andamento e delle attese della nostra economia, rispetto a quella Tedesca (in blu) e quella USA (in rosso)..



La nota positiva è che se cambierà il vento e la politica (europea) riuscisse a trovare un punto fermo per uscire da questo grosso guaio, la Borsa Italiana sarà probabilmente una tra quelle a regalare maggiori soddisfazioni a chi temerario o non, decide di investire nelle aziende che essa rappresenta!

Per i risparmiatori, nell'ottica di difesa del proprio risparmio o per provare a sfruttare le opportunità che il mercato finanziario comunque offre, il mio suggerimento rimane sempre quello di rivolgersi a professionisti del settore.

Il mondo cambia e cambierà; è sempre più necessario fare un salto di qualità, allargare gli orizzonti, ma gli strumenti utili allo scopo, qualunque tra i due sia, non mancano.

Rag. Fabrizio Baglini
www.baglinifinanza.it

3 commenti

  1. Fabrizio Baglini martedì 29 maggio 2012 alle 12:00:44

    Nel massimo rispetto della sua opinione le ricordo che sia i titoli di Stato a breve ( Bot 6 mesi /1 anno ) che quelli a più lunga scadenza sono trattati quotiadianamente al MOT (Mercato Telematico Obbligazioni ) e quindi entrambi liquidabili in qualsiasi giorno ( almeno per ora !). Ovviamente in fase di liquidazione anticipata quello che può far gioco in positivo o negativo sul rendimento "atteso" è il valore di realizzo ( prezzo del titolo al momento della vendita anticipata ) rispetto al valore d'acquisto. Chiaramente un titolo a breve scadenza è soggetto a minor volatilità, ma ovviamente il rendimento è inferiore rispetto ad uno a più lunga scadenza. E' anche vero che in caso di superamento delle difficoltà attuali chi comprasse ad esempio un BTP al 2019 con cedola 4.25% (lorda annua) lo pagherebbe oggi ad un prezzo attorno ai 93 ( valor nominale ) contro i 100 cui sono stati a suo tempo emessi e a cui lo Stato ha ( in teoria e speriamo poi anche in pratica!) impegno di rimborso alla scadenza. Così non è avvenuto in Grecia.
    E' anche vero che se non sono i cittadini italiani a finanziare il proprio debito non possiamo certo attenderci lo facciano altri al posto nostro. Il problema è però quello che sempre più investitori ( istituzionali e non) liquidano posizioni aperte in titoli di Stato di paesi perifierici area Euro a vantaggio di un porto sicuro a rendimento zero quali i Bund tedeschi o a vantaggio di debiti di stati fuori dall'Europa, divenuti oggi assai più sicuri di quelli Europei (Francia inclusa ). Gli strumenti per farlo sono a disposizione di tutti ma la cosa non è nota ai più per carenza di adeguata informazione da parte degli operatori bancari e in particolare di quelli postali, ligi spesso a direttive interne di proposta di strumenti di "casa".
    Rimanendo a disposizione, porgo cordiali saluti.

  2. alfio lunedì 28 maggio 2012 alle 19:18:15

    La ringrazio per le sue delucidazioni. Come ho scritto a mio avviso conviene avere titoli di stato Bot a 6 mesi o 1 anno, oppure buoni postali. questo perchè sono convertibili in contanti a breve termine senza avere dei vincoli temporali. Le banche tramite la BCE stanno sostenendo il debito italiano o di altri paaesi in difficoltà (la BCE non può acquisrlo direttamente), quindi se dovesse 'saltare' il sistema italia, ovviamente sarebbe un tracollo anche dell'euro. Se invece una persona ha parecchia disponibilità si potrebbe diversificare con monete extra euro quali dollaro, franco svizzero, metalli nobili.

  3. alfio domenica 27 maggio 2012 alle 09:32:15

    Ora come ora chi cerca di investire qualcosa in titoli o obbligazioni è un folle. Le banche sono in forte sofferenza (MPS è ad un passo dal tracollo), la crisi greca, data la forte instabilità, trascina i titoli verso il basso, e il mattone non è più un buon investimento come una volta. Io consiglio di investire in titoli statali o postali, con scadenze semestrali o al massimo annuali, oltre ci vorrebbe un indovino.

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