Invito a Teatro: Il Mestiere Scenico.

Invito a Teatro 6

I clichés, ovvero un trappola per topi

Per rendere semplice e comprensibile il rapporto che esiste tra l'Arte scenica e il Mestiere scenico, occorre prendere ad esempio un personaggio noto a tutti, il Moro di Venezia, ovvero Otello.
Supponiamo adesso che un dilettante metta in piedi, all'improvviso, questo fiero e importante personaggio, alla sua prima rappresentazione e senza un Metodo.

Sarà semplice notare un Generale supponente, prepotente, ringhioso, aggressivo, che poi improvvisamente si trasformerà in un perfetto idiota, fatto di pappa di latte, accecato dalla gelosia.
E questo anche nei momenti in cui Otello tiene una tranquilla conversazione domestica con il suo aiutante.

Questo è Teatro? Arte scenica? Mestiere? No.

Questo è uno dei peggiori cliché. E accade quando una persona si mette a fare una cosa che non conosce.

Lo scopo non deve essere di sorprendere lo spettatore.

Non si possono rappresentare in modo generico le emozioni; non si possono usare a caso la gelosia, l'ira, la gioia, la disperazione, senza badare a come, quando e in quali circostanze il nostro personaggio le prova. Tutto questo è elementare e ridicolo.

Chi non usa l'Arte scenica, per simulare un sentimento che non prova, grida fino a perdere la voce.
Chi non usa il Mestiere scenico, per rendere grande il Moro, si vestirà di una corazza e un elmo degni di un Pupo siciliano. Mosso però dai fili di una rappresentazione generica.

Il Maestro docet:
“Il Teatro, poiché è pubblico, e proprio per la parte esteriore che gli è propria, è un'arma a doppio taglio. Da una parte sostiene un'importante missione sociale, dall'altra rappresenta un forte stimolo per chiunque voglia servirsene per farsi una carriera. Questa gente approfitta dell'ottusità degli uni e del cattivo gusti degli altri. Ricorre a protezioni, intrighi, e altri mezzi che non hanno niente che vedere con la creazione. Gli sfruttatori sono i peggiori nemici dell'Arte. Bisogna lottare fermamente contro di loro, e se non si riesce a correggerli, bisogna cacciarli dal palcoscenico.”


Rebecca Palagi© 2012 Tutti i diritti riservati

6 commenti

  1. rebecca martedì 8 gennaio 2013 alle 12:26:33

    Personalmente ho in casa uno scaffale pieno di critica, didattica ed opere teatrali. Chi lo ama lo segue :-)
    E poi dipende dalla libreria e anche dalla città... :-)

  2. ZioTango martedì 8 gennaio 2013 alle 12:23:59

    Questo genere di rubriche sono fondamentali, poiché permettono di tenere accese delle fiammelle che non sono fiamme come una volta. Quoto in tutto tutti i commenti, OTTIMO lavoro. Il Teatro deve essere Libero. E Libero sarà.

  3. Sirio martedì 8 gennaio 2013 alle 12:12:06

    Per Rebecca e Ricottina
    Siete giovani ed illusi… Cosa è il Teatro nel 2012? Entrate in una libreria, chiedete qualche cosa di teatro. Non troverete nulla, semmai qualche cosa nascosta in un qualche scaffale impolverato. Si trova di più in un mercatino dell’usato… Il Teatro è nei nostri cuori, la gente preferisce il 3D… che con quegli occhialini sembran tutti dei conformati. La gente ha SKY… Questa è la "gENTE".

  4. rebecca martedì 8 gennaio 2013 alle 11:55:11

    Per ricottina:
    pensi che questa citazione è stata scritta dal Maestro prima del 1938!
    I guitti sono sempre esistiti e pure chi, spacciandosi per attore ed essendo, ne dico una a caso, che ne so, un salumiere, altro non fa che portare via il Lavoro, inteso come risorsa anche economica a chi l'attore lo fa per professione e non ha la seconda risorsa di salumiere...

  5. Ricottina lunedì 7 gennaio 2013 alle 18:18:40

    Visione amara. Anche nel Teatro c'è il rischio della carriera? Dei soldi? Degli "Intrighi"? No... almeno il Teatro no! Che sia un'ora, che siano due ore, che siano anche solo cinque minuti... ma che il Teatro sia LIBERO! Che ci lascino il fascino del Teatro come area Libera, Libera dalle angosce che strozzano la vita quotidiana... L'uomo non ha più talenti, gli Attori sono una delle poche "razze" rimsate alle quali è data la Missione di tere accesa la piccola fiamma dell'Onore. Non posso credere che anche il Teatro si sia inquinato!

  6. Andrea lunedì 7 gennaio 2013 alle 10:49:37

    L’immagine e le parole che strutturano questo articolo mi suggeriscono il dualismo nel senso ebraico. C’è il singolare, il plurale ed il duale. Ed è questo duale che lascia un solco dentro di me un duale che evoca la mano destra e la mano sinistra, il piede destro ed il piede sinistro, l’occhio destro e l’occhio sinistro. L’espressione “le mie mani” non è volta al plurale, ma al duale perché entrambi sono “uno”. Diverso è il caso di “due scarpe” che sono un plurale, poiché posso calzare due scarpe che non nascono assieme (in termini di fabbrica) e per le quali è sufficiente che sia mantenuta la regola: piede destro/scarpa destra, piede sinistro/scarpa sinistra.
    Sul palco di un teatro c’è il “successo” se le persone che recitano hanno il Dualismo: l’Arte ed il Mestiere. E c’è poco da fare, l’Arte ed il Mestiere escono fuori con gli anni di studio. Ma anni di studio sono inutili se l’Arte ed il Mestiere non sono già dentro. Come dire… posso studiare l’uso dei colori e dei pennelli per molti anni, ed alla fine sarò in grado di riprodurre meravigliosi dipinti. Ma dal riprodurre al comporre c’è un abisso! Compone chi ha l’Arte ed il Mestiere sin dalla nascita; e questo è un fatto comune a tutte le esperienze terrene. Persino nell’Arte e nel Mestiere di vivere in famiglia.

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