Invito a Teatro: Gli imprevisti in scena e la psicotecnica.

Invito a Teatro 3

Il caso vuole anzi pretende la sua fetta di notorietà durante la messa in scena di un qualsiasi spettacolo. Gli imprevisti diventano parte integrante di una routine, i problemi si affacciano sul proscenio e recitano con noi.

Come superare questi scogli in modo naturale, come renderli perfettamente fusi nello spettacolo, affinché lo spettatore non si renda conto, nemmeno per un attimo, che è accaduto un fatto fuori programma?

Affrontando il momento della creazione, ci si avvale perfettamente di quella che possiamo chiamare psicotecnica cosciente, ovvero usare il nostro sistema psicologico per richiamare la memoria emotiva, la sensorialità, la comunicazione, eccetera.

Poi dobbiamo però cercare la psicotecnica adatta e servirsene per affrontare appunto il caso.
Innanzitutto l'Attore sapientemente istruito ed esperto porterà un certo tipo di coincidenza, come una sedia che cade, tutta a suo favore, immettendo l'accaduto nella scena, servendosene ad hoc, approfittando magari dello spavento dell'attore-uomo per trasformarlo nello spavento dell'uomo-personaggio.

Chi però non ha didattica sufficiente né esperienza tale da attivare la psicotecnica adattata al caso, cercherà di rimanere indifferente perfino al tonfo della sedia, interrompendo e tradendo la linea della creazione, lasciando soccombere l'artista sotto il peso massiccio dell'uomo.

Spesso si può ricorrere alla creazione cosciente sostenuti dalla somiglianza delle situazioni, ovvero dove un urlo di spavento può essere sovrapponibile al copione, ma la fatica si può fare immensa se l'accaduto risulta difficile da adattare alla misura del nostro personaggio, rischiando di rendere un diapason una nota sonata.

In scena bisogna solo saper approfittare di incidenti e coincidenze, nella giusta misura, ma senza ignorarle, amandole e valorizzandole, con l'aiuto dell'Arte, fondamentale motore della creazione psicotecnica.


Rebecca Palagi 2013 © tutti i diritti riservati

3 commenti

  1. Alessandro giovedì 17 gennaio 2013 alle 12:08:05

    Senza imprevisti non ci sarebbe quel tocco di improvvisazione che rende più magiche le "prime" di ogni spettacolo: se gli imprevisti non fossero così importanti, allora non si spiegherebbe tanto accanimento nel cercare i biglietti delle "prime". Tutti sanno, magari incosciamente, che quei brevissimi istanti di libertà regalano alla "piece" più tensione, più ritmo, più dinamicità che in televisione/cinema non si può più trovare (infatti lì l'improvvisazione è azzerata!).
    Qui a Roma fanno vari corsi anche di improvvisazione teatrale: effettivamente un buon attore dovrebbe essere in grado non solo di gestire il caso, ma di dominarlo a suo favore.
    Bel pezzo, complimenti Rebecca.
    Alessandro

  2. Andrea giovedì 17 gennaio 2013 alle 10:40:55

    La frase:
    "Gli imprevisti diventano parte integrante di una routine, i problemi si affacciano sul proscenio e recitano con noi."
    vale di per sé un intero corso di vita! Poi c'è il colpo di grazia:
    "[...] lasciando soccombere l'artista sotto il peso massiccio dell'uomo."
    che descrive la causalità che fa vittima l'impreparato.

    Il Teatro è educativo per la vita... E ALLE MAMME ED AI PAPA' URLO: SVEGLIAAAA.... INIZIATE AL TEATRO I VOSTRI FIGLI! (poi, magari, invocando il libero arbitrio, loro vi diranno "non mi piace"; ma intanto, voi, un'opportunità l'avrete offerta!)

  3. Frà giovedì 17 gennaio 2013 alle 10:19:24

    Mi ricorda un certo invito di una maestra che faceva con le sue bimbe/i più piccole/i di sfruttarla nel quotidiano...

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