Invito a Teatro: La coerenza

Invito a Teatro 1

Il lavoro dell'Attore, sia interiore che esteriore, pone un'attenzione particolare alla logica e alla coerenza del processo creativo.

Cominciando dal lato esteriore, sarà una tappa obbligatoria osservare i nostri gesti durante la vita quotidiana. La nostra abitudine motoria ci porta a compiere azioni meccaniche sempre logiche e coerenti, con la sequenzialità data appunto dalla nostra sicurezza. Eppure non è tutto così spontaneo ed immediato come sembra. Stranamente, in scena si perdono queste capacità elementari, ed ecco che appaiono azioni illogiche, come ad esempio bere senza inghiottire un caffè da una tazzina in realtà vuota e farlo in modo assolutamente falsato. Tutto cambia quando il caffè è presente e magari pure bollente, ma non si posso pretendere espressi ben caldi in scena...

La difficoltà sta sempre lì, gli Attori in scena fingono, non agiscono secondo i propri criteri, ma secondo una convenzione. Non bevono per sete, non mangiano per fame, non si siedono per stanchezza. Osservare la vita è dunque un utile allenamento, se coadiuvato da esercizi idonei all'attività della coerenza, per non cadere in una riproduzione generica, innaturale e poco credibile.

Per attuare la coerenza è indispensabile l'attenzione, disciplinandola e traghettandola dal corpo all'anima, dimenticando l'Io recitante, l'Io al centro della scena, l'Io col costume di organza.

Sarà dunque importante anche allenarsi su questo, aggiungendo le circostanze e, ça va sans dire, ogni altro pilastro della creatività.
Solo così si potrà “sentire” l'autenticità, la coerenza e la logica.


Rebecca Palagi 2013 © vietata ogni riproduzione

1 commento

  1. Andrea mercoledì 6 marzo 2013 alle 10:11:26

    Considero le scuole elementari più importanti di un qualunque master universitario!
    Quando da piccolo la mia maestra ci faceva recitare poesie, o riassumere una storia, voleva da noi una prestazione in più: la “dimostrazione” della poesia/racconto. Poteva persino capitare che, durante un’interrogazione, la maestra facesse alzare in piedi degli alunni per mimare gli alberi che si muovono… chiedeva a dei bambini di emettere, con la bocca, il rumore del fruscio del vento. E tutto questo come “coro” a chi era interrogato… che camminava verso gli alberi.. se la storia lo prevedeva.
    Tutto era fatto lì per lì; un modo, didatticamente lodevole, per mantenere viva l’attenzione di tutti noi… che anche se non interrogati, dovevamo aver studiato noi stessi e gli altri, tanto da ESSERE degli alberi o ESSERE dei folletti o ESSERE persone che mangiano spaghetti se questa era la volontà estemporanea della maestra.

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