Invito a Teatro: Camminare, un atto extra-quotidiano.
Invito a Teatro mercoledì 20 marzo 2013 0La camminata dell'Attore è uno dei termometri, insieme allo sguardo, che segnalano la presenza dell'Arte scenica. Nella vita quotidiana, camminare ha un ruolo relegato al passeggio, al recarsi dal punto A al punto B, all'atto semplice e naturale acquisito come tale, dunque quasi inconsapevole.
L'Attore deve imparare nuovamente a camminare, ma non una volta, bensì ogni momento in cui si presenta un personaggio e, soprattutto, cosa questo si accinge a compiere.Lo stesso uomo-non-attore ha un campionario di camminate che non sono mai le stesse; per esempio basti pensare a come si cammina sotto la pioggia, oppure se ci stiamo recando in un posto bellissimo o se il nostro stato d'animo è di tormento o di estasi.
Quello che fa muovere l'Attore in scena è un impasto omogeneo di energia che nasce dal profondo “sé” e una ricerca plastica di un altro “sé”, più superficiale, ma collegato sempre e comunque al subconscio.
Per avere sotto gli occhi un esempio pratico, basta chiedere a un allievo con poca esperienza di attuare la camminata di Otello, fiero generale, o di qualsiasi altro condottiero. Attuerà il suo compito mettendo la scritta “stereotipo” sul suo personaggio, peccando di ingenuità e incoscienza, gonfiando il petto e sostando a gambe divaricate. L'Attore, invece, alla stessa richiesta, chiederà: “Otello? In quale circostanza?”Ecco perché non esiste un modo di camminare standard, applicabile a tutti, però esiste il modo di camminare dell'Attore, unico e distinguibile, che li racchiude tutti e, nel suo collegamento al profondo sé, riuscirà, semplicemente, ad attuare un numero considerevole ed efficace.
Pierre Verry, mimo che presentava i cartelli dei numeri del famosissimo Marcel Marceau, riusciva a raggiungere il massimo della presenza scenica in pochi secondi: entrava in scena fra un numero e l'altro, reggendo un cartello. Avrà camminato come uno che arriva da casa sua?
Rebecca Palagi 2013
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