La lunga lettera coi saluti di Dinelli che lascia il Viareggio e ammette: "Se non c'era Filippelli, l'Esperia ora sarebbe fallita"

Esperia Viareggio 0

"Ogni giorno ringrazio Domenico Filippelli perché senza di lui adesso sarei qui a dirvi che l'Esperia Viareggio era fallita" questo il pensiero-chiave che l'ormai ex presidente bianconero Stefano Dinelli ha espresso al Bagno Balena nella bella e triste conferenza d'addio davanti a tifosi (i soliti pochi ma buoni), stampa e storici collaboratori (tutti salutati ad uno ad uno).

Qui di seguito la lunghissima lettera che, dopo ben undici anni di presidenza, Dinelli ha pubblicato sul suo profilo Facebook.

"Siamo purtroppo arrivati all’epilogo di quella che per me e i miei splendidi amici è stata una bella favola, Viareggio aspettava di misurarsi con il grande calcio, da anni, e noi con la nostra incoscienza abbiamo concretizzato il sogno degli sportivi e della città. E’ scontato quindi ringraziare chi con sacrificio, passione e orgoglio, è stato protagonista di questa splendida storia durata 11 anni, non vorrei richiamare i singoli nomi, perché sarebbero tanti, troppi e la mia memoria adesso un po' offuscata rischierebbe di dimenticarne qualcuno.

Senza dubbio però il primo pensiero va a mio padre Giancarlo, mia madre Anna, mio figlio Andrea, mio fratello Simone, la mia compagna Katia e suo figlio Elia, le mie cognate Annalisa e Lisa, i miei nipoti Filippo e Federica, la madre di Andrea, Silvia: a loro dedico il mio operato di questi anni, sperando che possano essere orgogliosi dei sacrifici a cui gli ho costretti, grazie al loro sostegno sono riuscito a materializzare un sogno. Lo stesso pensiero lo estendo alle famiglie dei miei amici, dei collaboratori, in questi anni abbiamo vissuto come un’unica grande famiglia, che ha sofferto e gioito vivendo i ritmi, ed in funzione dell’Esperia Viareggio, cementando un’amicizia che è figlia di questa favola.

Vorrei perciò chiarire che io non sono stato il presidente come si può immaginare tale figura, o per lo meno come tale non mi sono mai considerato all’interno della struttura; sono stato semplicemente una unica faccia di tante persone, un gruppo che ha fatto dei valori ormai dimenticati, la propria forza, una struttura all’antitesi delle altre società, una comune che si è distinta per condivisione, democrazia, collaborazione ed armonia.

Ringrazio perciò questo straordinario gruppo di amici e collaboratori, facce note impegnate in lavori oscuri, che mi hanno concesso l’onore di rappresentarli e regalarmi il privilegio di vedere con il cuore la loro amicizia.

Nominare singolarmente tutti i collaboratori, gli staff tecnici, i giocatori, che in questi anni hanno respirato l’aria di Viareggio e la serenità del nostro ambiente, sarebbe veramente difficile, tutti uomini e donne che hanno composto un variegato mosaico che raffigura oggi l’immagine di una società che fuori dai nostri confini si è guadagnata il rispetto e la considerazione di un ambiente difficile, quale è quello del calcio italiano. La soddisfazione maggiore nell’aver contribuito alla crescita umana e professionale di tante persone, è la gratificazione più bella del nostro lavoro.

Il lavoro invisibile di Alexia Gennai, Giuliano Murri, Roberto Giannecchini e Antonello Buonomo è stato determinante per una gestione impeccabile sotto il profilo fiscale e degli adempimenti, cui questa società non ha mai fallito in nessuno dei controlli trimestrali, dimostrando se ce ne fosse stato bisogno la professionalità e la competenza in un campo estremamente difficile e cavilloso.

Così come il lavoro di Silvia e Cristina Etna, Laura di Palma e Ilaria Rosati, che hanno trasformato il loro albergo, hotel del Mar a Lido di Camaiore, in casa Viareggio, la casa dei nostri giocatori, contribuendo con la loro simpatia, disponibilità e bravura a consolidare i vari gruppi di ragazzi che negli anni si sono succeduti. In particolare si sono distinte come un solido supporto logistico, ed un baluardo di umanità che i ragazzi porteranno sicuramente fra I loro ricordi.

Una menzione speciale spetta al dott. Michele Gemignani e suo figlio Luca Gemignani per aver prestato il loro supporto puramente volontario, mettendoci a disposizione la struttura sanitaria Akos Medical per il recupero degli atleti, quale loro contributo alla Viareggio calcistica. Ed all’amico Luca Puccinelli che ha messo a disposizione la sua professionalità per senso di appartenenza, aiutandoci specialmente nei momenti difficili.

Voi addetti ai lavori, giornalisti, mass media, che ci avete seguito in tutti questi anni con passione ed impegno, che avete condiviso con noi un percorso partito dal “niente”; uomini con cui abbiamo instaurato un rapporto serio, trasparente e professionale, e con taluni anche umano e di amicizia. Personalmente vi ringrazio perché siete stati motivo di confronto di stimolo e di crescita umana.

Voglio inoltre ringraziare tutti i dipendenti comunali, in primis Grazia Caldana, per averci aiutato nel dipanare le matasse burocratiche, inoltre un saluto alle varie amministrazioni che si sono succedute. Ai presidenti della Fondazione Carnevale, sono grato per averci concesso l’onore di portare con orgoglio in giro per l’Italia, Burlamacco ed il carnevale di Viareggio.

Ho esplicitamente richiesto alla nuova proprietà di mantenere sulle maglie il logo Viareggio ricorda disegnato da Leo Piagentini, e di rendermi disponibile come tramite per eventuali esigenze a supporto dell’associazione il mondo che vorrei. Un pensiero particolare va alla Croce Verde di Viareggio che ci è stata di supporto dimostrando quanto sia importante come punto di riferimento per la città e per la conservazione dei valori fondamentali per una comunità.

Quello che siamo riusciti a fare, è stato realizzato grazie al supporto di tutte le Aziende nostre sponsor, in primis Saint-Gobain che grazie al nostro concittadino Paolo Beconcini è stata nostro main sponsor per tanti anni. Credo che la visibilità che abbiamo offerto a tutti I nostri sponsor, vada oltre i meri valori numerici dei contatti, ma la scelta di sposare un progetto serio e pulito, che fosse lo specchio delle Aziende stesse.

Tra le nostre più grandi soddisfazioni, c’è quella di aver rifondato un settore giovanile, lasciando in dote un centro sportivo su cui investire per il futuro. Quanti bambini dalla scuola calcio fino alla squadra Berretti sono passati in questi anni, quindi un ringraziamento va a tutti i giovani, alle loro famiglie, agli allenatori, ai dirigenti, ai magazzinieri, ai pulministi. Siamo stati orgogliosi di vedere esordire in prima squadra elementi del nostro settore giovanile, o vedere nostri ragazzi selezionati ed acquistati da squadre importanti. Sicuramente tanti di quelli che sono passati, non avranno avuto modo di raggiungere il proprio sogno, ma di una cosa sono certo che noi ci siamo impegnati per allenarli ad essere uomini prima che giocatori, con la speranza di averli insegnato principi sani ed utili per la vita quotidiana.

Infine ma non per ultimi gli sportivi, croce e delizia dell’ambiente calcistico, a loro va il nostro più sentito ringraziamento per questi anni di rinascita calcistica. Sono stati lo stimolo a non mollare nelle situazioni difficili, la vittoria più importante, ciò che volevamo prima dei risultati, era che fossero orgogliosi di essere rappresentati da questa società, e noi ce l’abbiamo messa tutta per cercare di darvi delle soddisfazioni.

Termino i ringraziamenti rivolgendomi ai miei colleghi Presidenti, che con il loro voto mi hanno consentito di fare una esperienza unica nel consiglio di Lega, quindi ringrazio tutti i componenti del Consiglio stesso a partire dal Presidente Mario Macalli, il Vice presidente Petriolo ed in particolare Francesco Ghirelli e Gabriele Gravina, che mi sono stati vicini nel mio momento di difficoltà, così come tutti gli splendidi collaboratori nella sede della Lega Pro a Firenze, che mi hanno sempre fatto sentire a mio agio con la loro disponibilità e gentilezza.

Non vorrei dilungarmi ripercorrendo gli anni di questa società, ciò che è stato fatto rimane scritto nella storia dell’Esperia Viareggio, pagine intense, intrise di passione e sacrificio, fotografie indelebili e numeri che restano scolpiti nelle nostre anime che nessuno ci cancellerà mai, una storia che non può essere disconosciuta, non può essere ignorata, e che non può non pesare, oggi, anche su chi ha fatto di tutto per minimizzarla.

Sapevamo che nella storia della Viareggio sportiva, gli anni degli amici del bar Eden sono stati forse i più belli, oltre che per i risultati, per il modello gestionale a cui ci siamo ispirati, ecco non vorrei correre il rischio di essere irriverente, però a noi piacerebbe che fossimo ricordati come gli amici del bar Eden 2.0 sarebbe il riconoscimento più bello per tutto il nostro gruppo di appassionati viareggini.

Potrei citare numerosi aneddoti, storie e pensieri, ma forse in questo è più bravo il mio amico Beppe Vannucchi, magari un giorno ci scriverà un libro. Una cosa la posso affermare con certezza, siamo stati unici ed inimitabili nell’attuale panorama calcistico, il nostro modo di essere era spiazzante per ogni persona che ha avuto a che fare con noi, e per questo ci siamo fatti apprezzare.

Oggi sono sereno, anche se una parte di me muore, e non è una contraddizione; da una parte la possibilità di tirare il fiato, riposarmi, pensare a rigenerarmi e ritrovare le energie perdute, purtroppo, o per fortuna, oggi io non sono più quello di ieri. Dall’altra il distacco, la fine di un modo di vivere quotidiano, il rimpianto dell’adrenalina, dell’odore del campo, del rumore dei tacchetti, delle battaglie, dell’energia che riuscivo a percepire e ritrasmettere, la fine di una esperienza che ha cambiato la mia vita, una parte di me che scompare per sempre, il distacco da un amore puro che provoca dolore.

Non so quante volte in città mi sono sentito dire la frase “Non te l’ha mica ordinato il dottore.” oppure “chi te lo fa fare, vendi” o ancora “Viareggio ha altri problemi per pensare al Viareggio”, “speculatore arrivista” e potrei continuare per parecchie righe, oggi per quel poco che sono uscito in giro, tanti mi hanno fatto I complimenti per aver dato via la società, altri erano contrariati perché avrebbero voluto esprimere il gradimento sui nuovi entrati, o addirittura chi stava lavorando per cedere il Viareggio a mia insaputa.

Viareggini gente strana. Se è vero che nella storia dell’Esperia Viareggio restano indelebili i propri successi sportivi, sociali ed economici, è altrettanto vero che tutte le sconfitte subite fuori dal campo nella nostra città hanno evidenziato, se ce ne fosse stato il bisogno, tutti I limiti di Viareggio e dei viareggini.

Potrei citare mille battaglie perse, per il riconoscimento, il diritto e la gratificazione, della nostra società, dalle più banali alle più ambiziose, mille angherie subite, comportamenti assurdi e zelanti, ma non è mio costume star qui a fare l’elenco o attribuire responsabilità, sono convinto che ciascuna delle parti, in cuor suo sappia, sono convinto che all’interno del nostro tessuto ogni singola pedina, sia consapevole. Al contrario di quanto si dice non ho mai pianto per prendere, ho sempre lottato per il rispetto, non ho mai minacciato per ottenere, semmai lavorato sodo per guadagnarmi.

Dopo questa intensa esperienza, niente è più come prima che iniziasse, tante cose in me sono cambiate, sarebbe un’esperienza che ognuno di noi dovrebbe provare, perché è particolarmente educativa dei valori che oggi ignoriamo, vorrei invitare tutti voi a riflettere su quello che noi, un gruppo di amici viareggini, abbiamo creduto, che Esperia Viareggio non fosse solo una società calcistica, ma un modello funzionale esportabile a tante realtà della nostra città. Avevamo un sogno, e crediamo che il destino della città, sia nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare, e di correre il rischio di vivere i propri sogni.

In molti cospirano affinché chi lo desidera con tutto se stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni, e così è stato, ma abbiamo preferito essere sognatori fra i più umili, immaginando il futuro, piuttosto che essere signori fra coloro che non hanno sogni e desideri. La cosa di cui siamo fieri è di avere avuto il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, anche incoscientemente, Tutto il resto è secondario. La grande sconfitta, sarebbe dimenticare tutto.

Vorrei chiedere per la mia città, per la politica, per le categorie economiche, per le donne e per gli uomini, senza dubbio di ritrovare il coraggio, lo stesso che abbiamo avuto noi nell’affrontare una sfida al di fuori della nostra portata. Ci vuole solo coraggio, o forse buon senso, per capire che le lezioni migliori sono di solito le più dure; e che spesso fra queste ultime c’è la sconfitta, la sconfitta di una città a cui manca il coraggio di metterci la faccia, per realizzare un sogno.

Una sola cosa resiste, nella caduta di ogni valore e nel conflitto universale degli interessi: la passione comune per la roba; l’orgoglio di appartenere ad una società, ad una città sotto un unica bandiera. Quindi se questa città è oggi in queste condizioni, non vuol dire che ci debba restare, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche, mettere la faccia, rischiare soldi, per cominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

Sono stanco di sentire “ma noi viareggini siamo così…” accettando passivamente che tutto ci scivoli addosso, perché non è vero! Il coraggio di proporre, di aggregarci, di unirci, il coraggio come unica arma contro l’invidia, la vigliaccheria, la codardia, il disprezzo, l’arroganza, il coraggio di una visione di un sistema città costituito da un solo ed unico giardino, dove tutti lavorano per renderlo unico, e non come ad un sistema di singoli orticelli, dove prevale la logica del diserbare quello del vicino.

ll vero oggetto del contendere è l’abitante, il cittadino. Il cittadino deve riacquistare il senso di appartenenza alla città e la passione civile, in una parola quella che i Francesi chiamano “citoyenité”. Il cittadino ha il dovere di sentirsi parte di un processo urbano. Questa sarebbe la vittoria più grande dell’Esperia Viareggio.

Noi possiamo dire di averci provato, e con orgoglio oggi regalo il mio sogno a mio figlio Andrea e a tutte le persone che mi vogliono bene, e che mi sono state vicine nei momenti più difficili della mia vita. Sono stanco, provato, anzi stremato, ho passato momenti veramente duri che mi hanno fatto vedere cose che prima i miei occhi non riuscivano a vedere, e sentire ciò che il mio cuore non sentiva.

Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutti i tesori che avevo ma non vedevo. Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso. Quando ho conosciuto l’umiliazione ma ho continuato a camminare, ho capito che ero libero di scegliere il mio destino. Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto. Porto su di me le cicatrici come fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù, in cui questo sistema perverso mi aveva incatenato. Ho sempre cercato di ascoltare gli altri, spesso hanno avuto bisogno di parlare, di confidarsi, ed io pensavo che un problema raccontato ad un amico è già diviso in metà.

Anche se ho concesso poco tempo, il mio intento era quello di rasserenare gli altri, senza mai pensare a me. I veri amici sono quelli che ti accettano così come sei, senza porre condizioni, senza tentare di cambiarti. Di recente ho scoperto una cosa: i veri amici sono quelli che ci stanno accanto quando accadono le cose belle. Essi si schierano dalla nostra parte, gioiscono per le nostre vittorie. I falsi amici sono quelli che compaiono soltanto nei momenti difficili, con una triste espressione di “solidarietà”: in realtà, la nostra sofferenza serve a consolarli per le loro vite miserabili. Non vi è orgoglio che superi l’orgoglio degli umili.

Un singolo pensiero di gratitudine innalzato al cielo è la preghiera più perfetta, per tutte le persone che mi sono state vicine, nei vari momenti della mia vita.

Adesso esco in punta di piedi, così come sono entrato, orgoglioso di aver provato a fare qualcosa di utile per la mia città, orgoglioso di poter dire a mio figlio che non sono stato a guardare il disastro ma ho provato a costruire qualcosa, finché la salute e l’economia mi ha sostenuto.

Andrea vorrei che tu, non mi ricordassi come il presidente del Viareggio, ben come un viareggino che ha combattuto, rischiato, e provato a fare qualcosa di utile per la nostra città, sappi che i nostri nonni ci hanno consegnato un gioiello, noi l’abbiamo distrutta e consegneremo a voi solo macerie.

Voi dovrete ricominciare, iniziando ad apprezzare ed amare la città, rispettare i valori, unirvi nella cooperazione e nella solidarietà, riconoscere la città come una comunità, la casa di tutti, perché a volte si vincono sfide impensabili, l’Esperia Viareggio lo ha dimostrato con un modello fatto in casa, senza risorse economiche, ma con il cuore oltre l’ostacolo, non lo dimenticate, era un sogno e l’abbiamo avverato, ripartite da qui per ricostruire lo scempio materiale e morale in cui vi siete trovati.

Grazie Viareggio per le bellissime sensazioni che mi hai regalato, hai fatto di me un uomo diverso, mi hai dato tutto ciò che io avrei voluto dare a te, credo che sia stata una bella storia di amore, e per questo te ne sarò grato per sempre
".

FOTO: UMICINI

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