La crisi del PD nazionale e' specchio delle relta’ locali. Giorgio Del Ghingaro: «non si rottamano idee e valori»

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La situazione del Pd a livello nazionale è purtroppo lo specchio di tante realtà locali, compresa Viareggio. Da tempo ormai emergono divisioni e veti che rendono difficile proseguire un cammino politico unitario. Diverse sono le questioni che proverò ad analizzare: in primo luogo il dato politico. E' chiaro che l'attuale classe dirigente del Partito Democratico sta cercando di “rottamare” quei valori e quegli ideali che appartengono all'identità della sinistra e che molti amministratori hanno declinato in azioni concrete e tangibili.

Il secondo fatto riguarda la personalizzazione eccessiva del partito che è diventato il feudo di alcuni contro altri, che si dimostrano critici nei confronti della proposta programmatica talvolta troppo timida e troppo vicina ad idee che non appartengono alla cultura progressista e riformatrice.

Il terzo aspetto attiene, a mio parere, al clima di confronto non democratico che si sta verificando nel partito e che in questi ultimi giorni è degenerato.

Fin qui, gli aspetti generali sui quali voglio esprimere la mia posizione chiara: quando ho aderito al Partito Democratico, il primo partito del quale ho preso la tessera, l'ho fatto nella convinzione che erano maturi i tempi per l'unione delle forze migliori del nostro Paese: il cattolicesimo democratico e il socialismo riformista. Oggi, a distanza di alcuni anni dall'appassionato e coinvolgente discorso di Veltroni al Circo Massimo, nell’ormai lontano 2008, quell'idea è sbiadita e il Pd sta diventando qualcosa di diverso.

Il caso Del Ghingaro prima e il caso Viareggio poi è emblematico della gestione personalistica del partito che oggi è drammaticamente esplosa: Del Ghingaro dopo dieci anni di sindaco a Capannori dove a detta di molti sono stati raggiunti risultati positivi, doveva essere “rottamato” perché libero e scomodo.

Allo stesso Del Ghingaro, probabilmente per questo motivo, non è stata concessa la possibilità di partecipare alle primarie per la scelta del candidato sindaco di Viareggio. E dopo aver vinto le elezioni, è stata negata a lui e a chi lo appoggiava la tessera del Pd.

Anzi, siamo andati oltre: ci sono esponenti del Pd Versiliese che hanno affermato - ed evidentemente sono stati ascoltati - che finché ci saranno loro, quel partito non sarà aperto a persone come me, che hanno evidentemente il difetto di non vivere di politica e quindi di essere liberi ed indipendenti.

Questo è il clima del Pd degli ultimi mesi; non si poteva andare avanti così a lungo, era evidente a tutti. Perché il problema non è l'esclusione del sottoscritto, personaggio scomodo, ma l'incapacità di fare sintesi in presenza di posizioni e sensibilità politiche diverse.

Farò un altro esempio concreto: anche Enrico Rossi, persona alla quale sono legato da stima politica e da affetto personale è venuto a Viareggio, in campagna elettorale, a sostenere uno dei miei avversari. E confesso che la cosa mi ha ferito personalmente, ma finite le elezioni c'è stato tempo e modo di recuperare sia in ambito politico che personale. Perché la politica è fatta di visioni diverse, di prospettive differenti ma non può essere solo terreno di lotta e di scontro.

Alla fine è necessaria una capacità di mediazione e di sintesi che Matteo Renzi, al momento, non è in grado di offrire.

Non ho ben chiare le prospettive future mentre riconosco che una rottura rappresenta una sconfitta per tutti, ma una cosa è certa: non si “rottamano” le idee e i valori. Questa è la mia bussola politica, su questo non si possono fare passi indietro. E se, come sembra, questa sarà la strada percorsa dall'attuale dirigenza politica, allora io sto dalla parte dei valori.



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