Carnevale 2018: presentati i bozzetti dei carri e delle mascherate

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La satira, la magia e il sorriso lasciano spazio alla paure del quotidiano

Svelati in un clima di festa e in una cittadella colma di gente i bozzetti dei carri di prima e seconda categoria e delle mascherate isolate e di gruppo che sfileranno sui viali a mare per l'edizione 2018 del Carnevale di Viareggio. Guerra, diritti umani, morte e la paura che si riflette nella società odierna con i continui attentati da parte dell'Isis, la tensione che si respira in Medio Oriente e i rapporti difficili tra gli Usa e la Corea sono le tematiche scelte dai carristi che, per questo 145° anno della kermesse, alla spensieratezza, alla satira e allo scherzo hanno preferito la realtà e il “brutto” del quotidiano.

MASCHERATE ISOLATE
9 gli artisti in concorso:

Gabriele Libero Balderi: Mano d'opera
Gioco di parole semplice ed intuitivo per questa costruzione che, prendendo spunto dai classici della storia dell’arte, vuole rendere omaggio al lavoro creativo che sta dietro all’impegno di ogni artista, ma anche la fatica manuale necessaria per creare le opere allegoriche del Carnevale di Viareggio.

Andrea Ciaramitano: La zecca dello Stato
In un’Italia vessata da continui problemi economici, che ci sembrano sempre più irrisolvibili ed insormontabili, l’italiano è un cane spaventato e dal padrone troppo severo. E la Zecca dello Stato non è più l’istituzione che conosciamo tutti. E’ invece un gigantesco e vorace aracnide: la zecca del debito pubblico, dell’austerità e dell’oppressione economica. Un parassita che cresce giorno dopo giorno, prosciugando di ogni linfa vitale le nostre risorse economiche, le nostre energie, il nostro coraggio, i nostri sogni.
Daniele Chicca: Fantozzi (non) va in pensione
A trent’anni dall’uscita del sesto film della fortunata saga, il ragionier Ugo Fantozzi è e resta ancora lo stereotipo dell’italiano medio. Una figura ricorrente che non va mai in pensione. Nonostante la recente scomparsa di Paolo Villaggio, l’immagine della sua più celebre creazione resta sempre di estrema attualità.
Stefano Di Giusto: Bomba libera tutti
Maschera isolata con immediatezza ed ironia raffigura la crisi coreana con il leader della Corea del Nord nei panni di un bambino dispettoso, ancora nel girello, che gioca con una bomba nucleare

Michelangelo Francesconi: Il buono, il brutto e il cattivo
Ambientazione da Far West per l’imminente scontro elettorale. Prendendo spunto dal film cult di Sergio Leone il costruttore individua nel buono Matteo Renzi, nel brutto Beppe Grillo e nel cattivo Matteo Salvini. Chi la spunterà?
Rodolfo Mazzone: La Drag Queen
Protagonista l’artista più eccentrica del mondo dello spettacolo e del divertimento, con i suoi lustrini e vestiti esageratamente colorati, la draghessa Coriandola vi da il benvenuto al Carnevale più importante del mondo
Lorenzo Paoli: L'Italia è cosa nostra
L’Italia è cosa nostra lo dicono i politici aggrappati saldamente ai tentacoli di un’inquietante creatura, una bella donna che come nella più tradizionale iconografia rappresenta il nostro Paese. Sotto le vesti tricolore cela, ma neanche poi tanto, le sembianze di una piovra, che muove i propri tentacoli per afferrare ciò che ha vicino e cerca di arrivare ovunque.
Matteo Raciti: Al cospetto del signor Ego
La costruzione allegorica vuole prendere di mira il mondo virtuale dei social. Protagonista è il signor Ego che, ingordo di “mi piace” cresce a dismisura ad ogni like, lasciandosi prendere la mano e diventando Narciso.
Devis Serra: Federico Fellini
La maschera è un omaggio al genio del cinema italiano Federico Fellini. E giocando con la doppia L del suo cognome il costruttore propone una ironica versione di Federico Fellini nei panni di Federico Felini, il gattone sornione della casa cinematografica.
Una decima maschera sarà realizzata fuori concorso, finanziata da uno sponsor privato. L’investitore privato ha scelto il progetto di Michele Deledda.

MASCHERATE DI GRUPPO
9 gli artisti in concorso:
Silvano Bianchi: La guerra è un gioco
La difficile situazione internazionale, con i rischi sempre più concreti di nuove guerre, è il tema della costruzione che vede impegnati in un Risiko i leader mondiali. Ma cosa succederebbe se un domani quel gioco si tramutasse in realtà e si arrivasse alla guerra vera?
“La guerra è un gioco che si gioca sorridendo”, sosteneva Winston Churchill. I compagni di gioco inscenano battaglie e bombardamenti con aeroplanini, bombe di carte e soldatini di plastica. Meditano strategie e si pongono obiettivi in mezzo ad un pubblico sempre più passivo, ormai abituato alla minaccia della guerra, che gioca al gioco dell’indifferenza. Ma se un giorno arrivasse la guerra vera? Quella devastante, dal passato e dal futuro: la tavola da gioco si trasferirà sulla superficie terrestre e armi vere saranno utilizzate senza scrupoli.

Michele Canova: E-venti di guerra
I grotteschi “Generali” di Enrico Baj, con le loro divise, ricche di decorazioni, medaglie e lustrini, con le bocche spalancate e i denti in bella mostra, pronti a divorarci, non spaventano, ma anzi attraggono con il luccichio di cui sono ricoperti. In questa sfilata di maschere ognuno può ritrovare il proprio “Generale” e nello sberleffo che gli si può rivolgere, ritrovare la propria umanità.
Quando Baj inizia a lavorare alla serie dei suoi Generali non immaginava la fama e il successo che questi avrebbero ricevuto. Tanto più che ciò che lo muoveva era un sentimento esattamente contrario alla ricerca di fama e successo per i suoi personaggi, intesi come bestie, con le loro bocche grottesche piene di denti, pronti a divorare l’umanità tutta. Le figure grottesche di Baj cominciano a trasformarsi in uomini in divisa, ricchi di decorazioni, medaglie, lustrini; anziché mimetizzarsi, diventano sempre più appariscenti, attirano le loro prede, gli uomini, con la fascinazione del luccichio di cui sono rivestiti. Ciò che rimane della loro umanità è ormai perso in quell’urlo nero che sembra sgorgare dalle bocche spalancate, i denti in bella mostra, pronti a divorarci già negli anni Sessanta, quando la serie dei Generali prese corpo, Baj aveva intuito che la società di cui facciamo parte è affascinata da queste figure “questi generali sono affamati di medaglie e come tutti gli esseri umani non ne hanno mai abbastanza, sono rappresentazione di un potere mai toccato da nessun dubbio”. Baj decise di rappresentare attraverso delle maschere un mondo che fa dell’apparire il suo unico scopo, maschere che rappresentano la ferocia umana e il kitsch, alle quali siamo disposti a dare credito anche quando ci invitano ad andare incontro alla morte, se non fisica morale: in contrapposizione alle trine, ai lustrini, alle passamanerie, alle medaglie religiosamente catalogate nel suo studio, si può intravedere, nel nero della loro bocca spalancata, la perdita di ogni segno di umanità. In questa sfilata puoi riconoscere il tuo Generale e nello sberleffo che gli rivolgerai imparare la tua umanità.

Emilio Cinquini: A che ora è la fine del mondo?
All’indomani delle dichiarazioni di Trump sugli arsenali nucleari americani, gli scienziati hanno manifestato tutta la loro preoccupazione, sensibilmente aggravata dall’opinione degli esperti in materia di sicurezza internazionale. L’ora della fine del mondo risulta più vicina. In questo scenario le grandi potenze ergono muri di separazione, sbarramento, protezione e minacciano la pace del mondo con la loro personale corsa agli armamenti. A che ora è la fine del mondo?
Dalla sua istituzione (risalente agli albori della Guerra fredda nel 1953) l’orologio dell’apocalisse (il Doomsday clock) è arrivato addirittura a segnare due minuti dalla mezzanotte! Un orologio simbolico che prende in considerazione il complesso di minacce che rendono più concreta la possibilità della fine del mondo. Così, dopo un anno di presidenza Trump, il mondo è sempre sempre più vicino all’apocalisse nucleare. E la fine del mondo sembra sempre più incombente.
Roberto De Leo e Vania Fornaciari: What about Earth
Il pianeta Terra sta morendo, colpito da cicloni, siccità, disastri ambientali. Ai ripetuti allarmi lanciati dalla comunità scientifica non fanno seguito adeguate scelte politiche e il dibattito è aperto su quanti anni di vita ha ancora la Terra se non vengono presi seri provvedimenti. All’argomento può portare un contributo anche il Carnevale, invitando, nel contesto della festa, una riflessione ad una presa di coscienza.
Questo è l’intento della mascherata di gruppo proposta per l’edizione 2018 del Carnevale. Liberamente ispirata alla canzone Earth Song, scritta, composta e cantata dal Michael Jackson, che affronta il problema dell’ambiente del pianeta Terra interrogandosi sulle criticità, ma lasciando anche un segno di speranza, ha preso spunto dal codice espressivo dell’artista Banksy, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, che nelle sue opere ironiche e satiriche e capaci di essere “leggibili anche dai bambini” (come ha scritto la critica), ha trattato anche tematiche sull’inquinamento. I soggetti che compongono la mascherata sono diversi modi di rappresentare i danni dell’inquinamento sul pianeta Terra: un pellicano su un cumulo di rifiuti, con le ali nere grondanti petrolio che inquina i mari; un delfino che nuota in un mare in cui galleggiano bidoni di scorie tossiche; una tartaruga vittima dei rifiuti plastici che uccidono l’ecosistema marino. Una bambina con in mano un mazzo di fiori morti che indossa una maschera antigas per difendersi dai veleni che ammorbano l’aria, alcuni ragazzi che giocano tra i rifiuti di un’anonima periferia, addossati ad un muro scalcinato, oltre il quale immaginano una natura fertile e incontaminata; una donna che genera un mare di rifiuti, infine una venefica torta di compleanno, composta da strati interrati nel sottosuolo e che avvelenano l’ambiente, per festeggiare il compleanno o la prossima fine della Terra, come indicano i punti interrogativi della data riportata sulla torta.

Marzia Etna: Il gregge
In questo improbabile gregge la parte del lupo la fa il leader nord coreano che minaccia con le bombe nucleari i precari equilibri mondiali. Ma a proteggere il gregge, rappresentato dei capi di Stato dei principali Paesi occidentali, è il pastore Trump. Tra le pecore fa il suo debutto al Carnevale il presidente francese Macron.
Al lupo al lupo, io difenderò il mio gregge. A volte l’America è stata rappresentata come una chioccia che protegge i suoi pulcini, quest’anno viste le circostante internazionali e il peso dei politici occidentali ho rappresentato lo Stato americano con in primis il suo presidente come un grande gregge. Trump il pastore che raduna e cerca di proteggere (più per suo interesse che per altro) il suo gregge composto dalle pecore occidentali (Merkel, Gentiloni, May, Macron). Di certo non manca il lupo cattivo con le sue insidie, rappresentato dal dittatore nord coreano Kim Jong-un che tra una minaccia e l’altra cerca di distruggere il gregge.

Giampiero Ghiselli e Maria Chiara Franceschini: La natura siamo noi
Il mondo è un’unica entità che comprende tutti gli organismi viventi; tutto è connesso, è una rete di vita. Spesso dimentichiamo che noi siamo natura, che in un ecosistema ogni essere vivente è legato all’altro, quindi la natura non è qualcosa di separato ma siamo noi stessi. I costruttori vogliono invitare il pubblico a riflettere e a riscoprire il profondo legame con la natura che abbiamo perso.
Noi dobbiamo ritrovare il legame che abbiamo perso con la natura, cercando di vincere attraverso le scelte dei governi del mondo le enormi sfide come i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità, ma anche individualmente fare la nostra parte con comportamenti più attenti all’ambiente, nella consapevolezza che salvando la natura salviamo noi stessi. Per sottolineare il legame imprescindibile che abbiamo con la natura abbiamo usato la pittura del corpo perché è un’arte antica che sopravvive soprattutto in quelle culture tribali che hanno ancora un legame fortissimo con la Terra, e attraverso i disegni sui corpi mandano messaggi. Il nostro è questo: noi siamo la natura, tu sei la natura.

Libero Maggini: Dia de los muertos
La mascherata è liberamente tratta da una antica tradizione popolare messicana che, tra paganesimo e religione, ben si riallaccia al nostro Carnevale. Il giorno dei morti “dia de muertos” è una parata carnevalesca costituita da maschere e piccoli carri che vuole ricordare ed esorcizzare i momenti più tristi della nostra esistenza con un tono ironico-allegro tipicamente sudamericano.

Giacomo Marsili: Veleno
In un mondo sempre più crudele e ostaggio del potere il serpente è il simbolo che incanta la mente umana e non gli fa scorgere quei sentimenti bestiali che albergano dietro le fattezze di uomini maiali, ingordi e bestiali. Ma la corsa del subdolo serpente viene fermata dalla natura genuina e innocente di Pinocchio.
Veleno a volontà in un mondo pieno di crudeltà costumi e potere di uomini maiali con sentimenti e culture bestiali userò io qui il serpente per incantare la vostra mente come simbolo geniale di questo mondo materiale che dai tempi di Platone sia o non sia si contrappone a quell’incubo infernale di un sogno di carnevale come coriandoli al Corso Mascherato ammiriamo il simbolo del peccato un attimo per essere divorato si contrappone all’essere accarezzato nell’immaginarsi questo mio scarabocchio nella vita per fortuna c’è nel nostro cuor Pinocchio quando con l’amor del cuore il frutto sarà pieno avremo estirpato dal mondo tutto il veleno.

Adolfo Milazzo: Danza!
A volte un semplice ballo, una danza, linguaggio universale per eccellenza, può farci tornare la voglia di vivere. Come stelle filanti, girovaghi danzanti e sognatori riacquistiamo leggerezza riscaldando i nostri cuori. Così l’oscurità lascia il posto alla luce in un alternarsi perenne tra notte e giorno, tra bianco e nero. La nostra esistenza, nel suo scorrere nei suoi ritmi è metafora di una danza, tra alti e bassi, che vale sempre la pena di essere vissuta nella sua pienezza.

CARRI 2° CATEGORIA
Luca Bertozzi: Satisfaction
Satisfaction fu la canzone “bomba” che contribuì a dare il via al ‘68. A cinquant’anni di distanza la costruzione vuole non solo rendere omaggio ai Rolling Stones, ma anche dar voce a quell’insoddisfazione personale che, mezzo secolo dopo, vivono i giovani d’oggi.
“Non ottengo nessuna soddisfazione perché ci provo, ci provo, ci provo e ci provo”
Agli albori del ’68 (I can’t get no) Satisfaction ha l’effetto di una bomba atomica su una società che poco dopo esploderà in una storica rivoluzione. in questa canzone si canta o meglio si sputa rabbia, si grida, e si lamenta l’impossibilità di essere soddisfatti per un giovane dell’epoca. Una insoddisfazione sociale, un senso costante di inquietudine che sfocia nella ribellione di un ragazzo che non si vuole far chiudere nel recinto delle pecore, nel gregge consumista. Ed oggi? I Rolling Stones, più di cinquant’anni dopo, rappresentano ancora una viva testimonianza di quei giorni facendo da ponte temporale tra due generazioni, dando voce ad una insoddisfazione personale che dopo tanti anni, per motivi diversi, è ancora presente nei giovani d’oggi. Ed è proprio con Satisfaction che vogliamo alzare un nuovo canto della rivolta, perché torni a toccare in pieno il nervo scoperto dei ragazzi con quel ritornello che tutti canticchiano “tatta … tananaaa, tanatanatannnaaa”. E quel “I try and I try and I try and I try” suggella il tutto; è la filosofia degli Stones del modo di essere e sentire la vita: non riesco ad ottenere soddisfazione ma ci provo ci provo ci provo…

Priscilla Borri e Andrea Patalano: Rifiuti da incubo

Inefficienze e sprechi stanno per mandare fallito il ristorante “Italia”. Se qualcuno non spegne il fuoco, il coperchio salta. Ed allora ecco il cuoco esperto Canavacciuolo che, destreggiandosi tra fornelli e menù, cestinando gli scarti della cucina, facendo la raccolta differenziata, riuscirà a salvare il ristorante “Italia”, esaltandone prodotti e genialità. Come servirebbe al nostro Paese. 
La pentola bolle, la misura è colma. Qualcuno spenga il fuoco prima che il coperchio salti! Nel ristorante “Italia” non è più possibile lavorare così. Basta al clima inefficiente e agli sprechi. Basta ai papponi di vitalizi e privilegi, ai burocrati dalle pensioni d’oro e ai chocolier dietro le quinte! Qui ci vuole un Canavacciuolo, refrattario ai condizionamenti delle Lobbie che prenda in mano il menù, cestini i piatti a base di diritti acquisiti e attui vere riforme strutturali, equilibrando il sapore dei piatti a beneficio di tutti. Un commissario che riordini i rifiuti, cestinando gli scarti di cucina, differenziando plastica e carta, intervenendo su riciclati e indifferenziati. Solo così, finalmente, potranno emergere i pregi del ristorante “Italia”: eccellenza, qualità dei prodotti, creatività, bellezza, storia, capacità e genio italiani.

Edoardo Ceragioli: La mafia non esiste
Sarebbe bello che la mafia non esistesse, che il nostro Paese ne fosse libero, ma in realtà chi lo sostiene racconta solo bugie perché la realtà è ben altra. La costruzione, ricordando la morte di Peppino Impastato, avvenuta 40 anni fa, vuole essere un monito per tutti noi. Facciamo finta che tutto vada bene, che il cielo sia costantemente azzurro, che il sole splenda sempre allegramente e che tutto quanto sia sempre sereno. Facciamo finta che “La mafia non esiste”… che Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, Dalla Chiesa, ecc… non siano mai esistiti. La verità, invece, è che:“La mafia uccide, il silenzio pure. Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda. Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi. Prima di abituarci alle loro facce. Prima di non accorgersi più di niente”. Peppino Impastato ucciso il 9.5.1978
Franco Malfatti: Lo spaventapasseri
Nel bel mezzo dell’Europa in un immaginario rigoglioso campo di grano, simbolo del potere economico, un vecchio contadino, per proteggerlo dall’attacco di uccellacci malintenzionati, decide di costruire, con l’aiuto di rami secchi e vecchi cimeli trovati in soffitta, uno spaventapasseri che mette davvero paura. La Germania, con l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, sta rafforzando sempre più il suo potere nei confronti degli altri Paesi cercando di imporre loro la sua politica. Sicuramente questo scenario spaventa non poco questi Paesi, soprattutto i più deboli, costretti a subire politiche sempre più restrittive.
Luciano Tomei: Io sono io e voi non siete un k…
Il marchese del Grillo? No Beppe Grillo. Chi meglio di lui poteva interpretare il famoso sfottò di Alberto Sordi nel celebre film? Per il costruttore però è diventato il motto che guida il Movimento 5 Stelle, in cui Grillo gongola seduto su una cornucopia carica di denaro. Chi meglio del Beppe nazionale poteva dar corpo alla famosa frase declamata dal Marchese del Grillo? Infatti lui è lui, ma qui sta il punto, chi è? Segretario di partito, guru, ideologo, guitto, comico, servo o servitore? Forse tutto o forse niente di questo, lui è appunto, libero di restare libero di andarsene. Il suo motto infatti ha preso il posto delle famose 5 stelle. Per questo, da buon signorotto, gongola su di una panciuta cornucopia, ed ha come tutti i vip le sue brave guardie del corpo. Poco importa se da una selva di mani con il dito medio proteso verso il cielo spuntano tutti gli epiteti che ha dispensato a destra e a manca, da “testa d’asfalto” a “psiconano”, passando per “Gargamella” e “Frignero”, lui l’inattaccabile (perché nonostante tutto ancora libero come i comici di fare e disfare) può asserire e poco dopo smentire. In sostanza “Io sono io e voi… non siete un K”.
CARRI 1° CATEGORIA
Jacopo Allegrucci: E' come credere alle favole
E’ la notizia la protagonista della costruzione. Come un grande pifferaio magico attrae il popolo suonando suadenti sinfonie, facendogli credere quello che vuole. E mentre la moltitudine di topi rimane incantata, i veri poteri forti (il clero, la giustizia, le multinazionali), padroni dell’informazione, si nascondono tra torri di fogli di carta, dirigendo lo spettacolo.
Notizie flash al telegiornale, titoli di testa dei quotidiani e post su Internet sono lo specchio dell’informazione, di una verità che ci viene suonata dai media come un credo. L’informazione che viene manipolata dai poteri forti a proprio piacimento oscura lo scomodo e quello che ne resta fa la notizia. Crederci “è come credere alle favole”.
Alessandro Avanzini: Aspettano Godot
L’attesa è la protagonista della costruzione che si ispira all’opera di Samuele Beckett. Al centro del carro la figura di un gigantesco clochard, mentre l’albero sul proscenio è il testimone della vita vissuta; i simboli della luna e del sole rappresentano la circolarità del tempo. E’ un’allegoria sui nostri tempi in cui si vive nella speranza vana di quel cambiamento tanto atteso, ma che non arriva mai.
Liberamente ispirato all’opera “Aspettando Godot” di Samuele Beckett. Tema dominante: l’attesa. La figura principale si ispira, come nella piece teatrale, ad un clochard che vaghi accenni clowneschi. L’albero spoglio emerge come elemento scenografico e drammaturgico: nella piece segna il luogo dove i personaggi Estragone e Vladimiro si rincontrano quotidianamente. Appesi ai rami vestiti di vario genere testimoni della vita vissuta; una luna ed un sole indicano la circolarità del tempo. Il libro posto sul retro celebra il grande lavoro drammaturgico di Beckett. La prima di copertina ritrae l’autore, la quarta riporta un breve dialogo tra Estragone e Vladimiro sulla loro condizione esistenziale.
Fratelli Breschi: No tu no
Il carro vuole raccontare le quotidiane difficoltà di chi deve lottare contro le barriere architettoniche, uno dei problemi irrisolti del nostro Paese. Al centro della costruzione il percorso del grande Pulcinella sulla sedia a rotelle è ostruito da cartelli e limiti. Ma riuscirà la maschera della Commedia dell’arte, simbolo della lotta alle malefatte, ma con sorriso e ironia, a superare ogni barriera?
Le leggi e la Carta Costituzionale ne impongono l’eliminazione, il Governo promette di stanziare i fondi necessari per risolvere il problema, ma l’abbattimento delle barriere architettoniche viene sistematicamente ignorato dalle varie amministrazioni e il nostro Paese, ancora una volta, si distingue negativamente rispetto agli altri Stati dell’Unione Europea. L’ingiustificato menefreghismo delle Istituzioni costringe le molte persone con disabilità permanente o temporanea all’emarginazione sociale, civile e lavorativa e tutti coloro che sono costretti a muoversi in carrozzina continuano ad essere considerati diversi dagli altri e discriminati dalla società. Abbiamo scelto la spensierata allegria di Pulcinella, l’ironica maschera della Commedia dell’Arte, poiché incarna la volontà di lottare, ma sempre con il sorriso sulle labbra, contro le ingiustizie sociali. Pulcinella esprime la stessa vitalità con la quale le persone diversamente abili lottano ogni giorno per opporsi ad insormontabili barriere ed umilianti “No tu no”.
Fratelli Uberto e Luigi Bonetti: Ozio, vizio e vitalizio
Abbondanza, lusso e spreco di denaro in uno speciale spettacolo di burlesque. Solo che i protagonisti non sono suadenti ballerine, ma quei parlamentari di ieri e di oggi che si godono lauti vitalizi, pagati dai contribuenti. E così immersi nella vasca piena di denaro, nuotano e si divertono Razzi, Berlusconi e Cicciolina, impegnati più a giocare che a occuparsi dei problemi degli italiani. “Ozio, vizio e vitalizio”, uno spettacolo in stile cabaret, ironico e trasgressivo che mette in evidenza lo spreco di denaro pubblico ed il tanto menzionato signor vitalizio. Un esercito, quello del privilegio più odiato ed invidiato dagli italiani, che conta più di 2.000 ex parlamentari, senza considerare quelli garantiti ad ex consiglieri regionali, per una cifra di 400 milioni di euro all’anno. Si parla di quelli che avevano acquisito il diritto fino al 2011. Dal 2012 sono stati aboliti i vecchi vitalizi, sostituiti con una pensione, basata su calcolo contributivo. Immersi in una grande vasca, che evoca quella del burlesque, piena di denaro, i nostri protagonisti oziano e si divertono in giochi erotici. Ilona Staller rappresenta tutti quelli che con una sola Legislatura hanno ottenuto il vitalizio e nuda si lascia accarezzare dal vizio. Berlusconi, nonostante gli sia stato tolto il vitalizio, cosa che a lui non fa differenza, rappresenta il vizio: versa monete e banconote da un’anfora sul corpo di Ilona. Antonio Razzi rappresenta per eccellenza coloro che occupano la poltrona per comodità; sembra, in apparenza, che vada a baciare le gambe di Ilona, invece “sbava” dietro il denaro che Silvio versa. Uno spettacolo dove l’abbondanza e lusso fanno da padroni, in cui vedremo drag queen, pagliacci, ballerini ed altri personaggi del mondo del cabaret che si esibiranno per uno spettacolo unico.
Fratelli Umberto e Stefano Cinquini: Papaveri rossi
La guerra può avere tante maschere, ma una sola faccia: la morte. Sono passati cento anni dalla guerra più atroce e sanguinosa combattuta dall’uomo, ma ancora i Papaveri Rossi – simboli dei caduti di tutte le guerre – sbocciano sui campi di battaglia.
Il Papavero Rosso simboleggia i caduti di tutte le guerre, in quello stupido ed assurdo gioco che è la guerra. L’origine si deve ad una poesia del Tenente colonnello John Alexander McCrae, poeta, medico, militare canadese, che scrisse la famosa poesia “Nei campi delle Fiandre”

Fabrizio Galli: La pace di cristallo
Ogni giorno parte un missile. La pace nel mondo è sempre più in pericolo. L’esercito della morte cresce a vista d’occhio, nazionalismi, frontiere chiuse e corsa agli armamenti sono ormai la testimonianza di un cambiamento che mai avremmo voluto vedere. La colomba fragile e trasparente è vicina al puto di rottura. Sdraiata sopra un fungo atomico, si dibatte ormai stremata, resistendo agli attacchi dei “grandi” della Terra. Donald Trump le ha spezzato il ramoscello d’ulivo, Putin e Xi Jimping la tengono incatenata per le zampe. Sopra di lei Kim Joung-Un è pronto a darle il colpo di grazia, un colpo al petto con una testata nucleare. A terra, sopra il trono di bombe, l’Imperatrice dei morti se la ride: Hiroshima e Nagasaki non sono servite a niente.
Lebigre Roger: Proxima ventura
Dopo aver costruito una barca volante denominata la “Ventura”, domato le creature post atomiche frutto di vecchi incroci transgenici (come i Camillosauri e gli uccelli avionici), i nostri viaggiatori, un gruppo di coraggiosi utopistici, caricano mezzi di fortuna con tutto ciò che servirà per una traversata senza bussola alla volta di un nuovo pianeta abitabile dove costruire un futuro migliore. PROXIMA VENTURA è il titolo della storia che racconta di un viaggio alla ricerca del nuovo pianeta Proxima B, un modello/luogo dove ritrovare la propria umanità guidati dallo spirito idealista di Don Chisciotte.
Cap 1: la partenza
“Il nostro ideale è il sogno, l’essere umano idealista e romantico determinato a non accettare i limiti della realtà e pronto a marciare nonostante le avversità verso un nuovo mondo possibile. Così siamo noi, così faremo noi”
Dal diario di bordo della “Ventura”
Questo è il primo capitolo dell’avventura che porterà nel Corso Mascherato una carovana avveniristica alla continua ricerca di un futuro migliore, da raggiungere uniti fianco a fianco. Rev: Questo è il primo capitolo di un’avventura che nel 2018 porterà nel Corso Mascherato una carovana avveniristica composta da singolari personaggi alla continua ricerca di un futuro migliore. Un futuro da scoprire e realizzare insieme, anno di arrivo: 2020. Un viaggio fantastico che si districa attraverso i deserti cerebrali, le biforcazioni della storia, le miserie quotidiane e l’impoverimento delle coscienze, per dirigersi là dove nasce l’umanità. Un inno alle marce passate, presenti e future, in una sgangherata ma motivatissima transumanza, dedicata a tutti quelli che dei Sogni hanno fatto, fanno e faranno ancora una realtà per tutti.

Carlo Lombardi: Fumo negli occhi
Il fumo è tra i principali problemi della salute a livello mondiale ed è un tema che necessita di campagne continue di sensibilizzazione per responsabilizzare i fumatori alla cura della propria salute e quella di chi gli sta vicino. Il monito è chiaro e diretto in particolar modo ai giovani: non bruciate il vostro futuro, ma accendere il vostro benessere. Il grande scheletro, seduto su di un posacenere ricolmo di mozziconi di sigaretta, è la figura centrale del carro di prima categoria “Fumo negli occhi” ed è il simbolo della dipendenza e della sottomissione umana che, pur ridotto a scheletro e bruciacchiato dai mozziconi, continua la sua classica gestualità nel fumare una bionda, aspirando compiaciuto il fumo del suo tabacco. Diviene inoltre un monito per riflettere sui gravi problemi che derivano dal fumo. Le canne dell’organo retrostante la figura centrale sono le grandi multinazionali che producono e raffinano tabacco in virtù di incalcolabili interessi economici. Dietro le sigarette c’è un’economia da capogiro che ha il potere di influenzare scelte economiche e politiche. Il messaggio che si vuole esprimere è un invito alle future generazioni a non bruciare il proprio futuro, ma ad accendere il proprio benessere.

Roberto Vannucci: In un mondo che prigioniero è
Da un lato l’esagerata spensieratezza, dall’altro il dramma di chi viene privato della libertà nei regimi dittatoriali. La repressione e l’inconsapevole allegria: due facce di una stessa umanità che in realtà è schiava degli ingranaggi del potere, del fanatismo religioso e dell’economia mondiale. La costruzione con la forza dell’impatto vuole scuotere le coscienze e far aprire gli occhi a chi crede di essere libero ma è sempre più prigioniero del proprio vivere.
Ancora oggi in varie parti del mondo la libertà di pensiero e la libertà di parola, che sono diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, non sono garantiti, anzi, nei regimi autoritari esse vengono puntualmente calpestati. Il perché è facilmente intuibile: parlare vuol dire anche criticare, denunciare e opporsi, tutte cose che i regimi dittatoriali, militari o fortemente autoritari devono assolutamente reprimere per rimanere al potere. In molti Paesi del mondo, la libera espressione del proprio dissenso provoca la reazione violenta e intimidatoria dell’autorità governativa, che arresta e mette a tacere i presunti sovversivi con torture disumane e atroci, impensabili ai giorni nostri. Milioni di esseri umani si divertono e sono liberi e soprattutto sono trascinati da questa società basata principalmente su fattori economici e materiali che però tengono in qualche modo prigioniera l’umanità. I sentimenti lasciano il posto al denaro ed il valore della vita è tristemente diminuito dal potere economico, nono curanti del fatto che altri esseri umani non possono avere lo stesso diritto alla vita, non possono avere la libertà di pensiero politico, religioso, ma anche sessuale. La costruzione vuole mettere in evidenza questo tema che continua a privare idee e sentimenti di molti esseri umani, dimenticati dal mondo, ricordando che la difesa della libertà e la ricerca della verità diventano ragione di vita.
5 i corsi mascherati in calendario: Sabato 27 gennaio, ore 16; Domenica 4 febbraio, ore 15; Domenica 11 febbraio, ore 15; Martedì 13 febbraio, ore 17 e ultima sfilata sabato 17 febbraio alle ore 17 con al termine la proclamazione dei vincitori e il consueto spettacolo pirotecnico di chiusura.

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