Quando i carri erano di cartapesta
di Mario NeriLa costruzione che presento per l'anno 2008 vuole rappresentare un periodo della storia del Carnevale di Viareggio che a mio modesto parere è andato scomparendo. Con l'avvento di nuovi materiali plastico-sintetici come la vetroresina e il polistirolo su strutture di ferro e movimenti elettronici, le costruzioni di carta e legno degli anni in cui cominciai a muovermi nell'ambiente carnevalesco, sono andate piano piano scomparendo.
Il ferro ha preso il posto del legno e le resine hanno di volta in volta riempito i vecchi stampi di gesso.
Sono cambiate anche le squadre di lavoro, non si vedono più bambini a impastare o passare la carta al costruttore. Non si vedono più quei rocamboleschi giochi di equilibrio sui ponteggi di legno attorno al carro, o pericolose arrampicate su scale di legno legate una all'altra.
Personaggi stralunati, mangiati dal freddo intenso delle invernate passate all'interno dei vecchi baracconi di via Marco Polo. I bidoni pieni di brace, per scaldare le mani ghiacciate dalla colla o dall'acqua per il gesso.
Fogli di giornali riciclati che volavano per tutto il baraccone e che rivestivano strutture di legno e giunchi, fino ad ottenere la figura ultimata.
Lo so che erano tempi diversi, come diversi i materiali. La sicurezza di un operaio vale più di tutto.
Però mi spiace dirlo, ma si è persa quella poesia che ha fatto dei carri di Viareggio i più famosi carri del mondo.
Addio vecchio Carnevale...
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