Antonini, “liberiamoci dalla rendita!Il coraggio di schierarsi contro i soliti privilegi”

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Il dissesto economico del Comune, la crisi politica che ha visto il fallimento delle giunte Lunardini e Betti, riportando la città al commissariamento e la gravissima crisi economica e sociale si intrecciano con esiti devastanti. Mentre cresce la povertà dei cittadini e il degrado della città, non è né giusto, né sostenibile continuare a sopportare una rendita che si alimenta dei suoi beni comuni e delle sue risorse, a partire dalle concessioni demaniali.
Se tanti capannoni della Darsena sono vuoti ed anche in Passeggiata ci sono fondi chiusi da mesi ed altri dove le attività commerciali si susseguono con una mortalità preoccupante, non è solo colpa della crisi, ma anche della rendita che consente a pochi di fare cospicui guadagni e che prende per il collo molti altri imprenditori che vi lavorano con i propri dipendenti.
Sul demanio comunale della Passeggiata l'80% delle concessioni sono in mano a persone che non vi svolgono l'attività ma affittano il fondo a prezzi che sono 5 – 8 volte quello che pagano di concessione demaniale. Questa rendita parassitaria che ammonta a svariati milioni di euro va eliminata con un capitolato che imponga la gestione diretta delle concessioni o in alternativa contratti di affitto che non superino il doppio del canone di concessione. Solo così si può rilanciare la Passeggiata e chiedere in cambio agli esercenti più occupazione nel rispetto dei diritti dei lavoratori ed una partecipazione diretta al miglioramento urbanistico del “salotto buono”, al suo decoro, agli eventi che possono, come il Carnevale, avere ricadute positive su tutta la città.
Se i capannoni della Darsena sono vuoti o sottoutilizzati è perché, malgrado quello che prevede il Codice della Navigazione, anche se le concessioni risultano inutilizzate non si provvede a revocarle e a riassegnarle a chi ha progetti industriali ed è disponibile ad investire e a dare occupazione.
A danno di imprese, o consorzi di impresa, che chiedono spazi e che potrebbero, specie nel settore del refit, acquisire commesse significative e che invece rimangono escluse, mentre buona parte delle concessioni sono nelle mani di pochi che, anche quando non le utilizzano si guardano bene dal restituirle e magari aspettano di trovare qualcuno che le prenda in sub concessione (art. 45 Codice della navigazione), lucrando sul demanio pubblico.
Il Comune di Viareggio deve smettere di essere latitante, come ha fatto la Giunta Betti e partecipare con determinazione al Comitato Portuale, facendosi portatore di proposte forti per il Regolamento che l'Autorità Portuale si accinge ad emanare quali:
? revoca di tutte le concessioni demaniali non utilizzate o utilizzate in modo difforme dai termini di concessione e riassegnazione con gara pubblica a chi garantisce più occupazione di qualità e più investimenti;
? escludere l'offerta economica dai criteri per la gara di assegnazione delle concessioni in scadenza o revocate, il sistema del rinnovo automatico e del diritto di prelazione, adottando invece il criterio della qualità del piano industriale e della quantità di occupazione diretta che genera, del rispetto della sicurezza e dei diritti dei lavoratori.
Queste sono misure che non costano un euro al Comune ma che possono mettere in moto investimenti e nuova occupazione: basta avere il coraggio di schierarsi contro i soliti privilegi.


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