Italo Castellani ai docenti, studenti, personale scolastico, genitori.

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Desidero, alla vigilia d’inizio del nuovo anno scolastico 2016-2017, rinnovare con tutti voi il dialogo e la riflessione su alcune problematiche che l’educazione delle nuove generazioni sollecita il mondo degli adulti e degli educatori, in particolare.

La scuola, infatti, come luogo di formazione integrale della persona, aperta ai bisogni dei cittadini di ogni età, ha il compito di promuovere nello stesso tempo sapere e “saper essere”, istruzione ed educazione, cultura e interazioni personali. In tale scenario, docenti, ragazzi, giovani e famiglie sono chiamati ad impegnarsi per una crescita continua che orienti tutti e ciascuno personalmente, a partire dal ruolo che gli compete, non solo nella direzione dell’«educare», ma soprattutto in quello dell’«educarsi». Nella vita di tutti giorni, di fatto, esistono numerose situazioni complesse che non possono essere né affrontate, né risolte singolarmente e individualmente, ma solo condividendo valori, visioni e cooperando per conseguirli in unità d’intenti.

Alcuni esperti affermano che sta aumentando una generazione di adolescenti e giovani che fa fatica o non riesce a curare rapporti di lunga durata ed è portata a cercare “emozioni” sempre più forti, che non danno sicurezza, ma procurano solo novità, eccezionalità. È come se il mondo fosse iniziato con il loro arrivo e tutto dovesse finire tra un attimo: la loro percezione del futuro è miope, se non addirittura cieca.
“Vivere solo qui e ora nello spazio di un bit”, si potrebbe dire. Si tratta di una vera e propria mutazione generazionale, provocata dall’introduzione affrettata di una vasta gamma di strumenti digitali (Internet, Facebook, Smartphone, WhatsApp, Mp3 o altro, Tv…), che rischia di produrre i suoi effetti più deleteri sul mondo degli adolescenti e dei giovani, perché usati ossessivamente come “centralini di ogni salvezza”.

Fenomeni, in aumento, di cyber- bullismo nelle istituzioni scolastiche e non solo - “una minaccia che colpisce sette adolescenti su dieci, stando ad alcune statistiche” - che si manifestano con prepotenze e violenze telematiche, denigrazione, pubblicazione di notizie private e/o imbarazzanti su coetanei e adulti, percosse e ricatti, emarginazione di una persona dal gruppo dei pari, messaggi on line violenti e volgari ripetuti e minacciosi per danneggiare gratuitamente e con cattiveria la reputazione di chi è colpito… ; ed ancora, contesti formativi dove la comunicazione non costituisce la via preferenziale e nei quali le relazioni

tra le persone, tra i membri dei gruppi tra loro e con altri gruppi esclude il dialogo e il confronto, stanno provocando un corto circuito tra vita reale e vita on line e sono una forte minaccia, addirittura più “tangibile” della droga, delle molestie fisiche e dell’Aids.

Per questo è importante che di fronte a tali eventi, la scuola, insieme alle altre agenzie educative, trovi occasioni idonee e condivise perché l’uso dei mezzi di comunicazione multimediale nelle pratiche didattiche scolastiche ed educative risponda ad un processo metodologico ben studiato che sappia rispettare tempi, modi e regole precise. Inoltre, poiché la finalità della scuola consiste nel rapporto dinamico e relazionale tra docente e studente, ossia tra persona e persona, tale rapporto rischia, in effetti, di compromettersi qualora ci si abbandoni ciecamente all’«idolatria tecnologica».

La scuola deve certamente far uso dei nuovi strumenti informatici a tutti i livelli e garantire agli adolescenti il diritto all’accesso, alla formazione e alla sicurezza di queste tecnologie, ma deve anche salvaguardare ciò che l’uomo ha prodotto con la cultura della scrittura per l’ampliamento delle conoscenze, lo sviluppo delle abilità, il possesso delle competenze, la condivisione dei valori … E la famiglia e le istituzioni, in primo luogo la scuola, devono essere consapevoli di questa responsabilità e, dunque, non devono essere lasciati soli.
Vorrei terminare questa riflessione con alcuni pensieri che Papa Francesco ha rivolto ai giovani, presenti ai vari momenti della Giornata Mondiale della Gioventù in Polonia, improntati all’incontro, alla relazionalità: “Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c’è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita, e, specialmente nella giovinezza. La paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. Ci allontana dagli altri, ci impedisce di stringere la mano” … (Campus Misericordiae, Cracovia, Veglia di preghiera, 30 luglio 2016).

E ancora: “La GMG comincia oggi e continua domani, a casa tua, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi. Il Signore non vuole restare soltanto in questa bella città o nei ricordi cari, ma desidera venire a casa tua, abitare la tua vita di ogni giorno: lo studio e i primi anni di lavoro, le amicizie e gli affetti, i progetti e i sogni. Quanto gli piace che nella preghiera tutto questo sia portato a Lui! Quanto spera che tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera! Quanto desidera che la sua Parola parli ad ogni tua giornata, che il suo Vangelo diventi tuo, e che sia il tuo “navigatore” sulle strade della vita”! (Campus Misericordiae, Cracovia, Celebrazione Eucaristica, 31 luglio 2016).


Faccio mie quelle parole ed esprimo il mio augurio per un proficuo anno scolastico, assicurando a tutti voi, impegnati nella scuola, il mio apprezzamento, mentre vi ringrazio per eventuali osservazioni che vorrete segnalarmi per proseguire il dialogo iniziato e individuare possibili piste d’azione.


? Italo Castellani
Arcivescovo di Lucca

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