I tesori agroalimentari dei piccoli comuni

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In Toscana quasi 9 specialità Dop e Igp su 10 nascono nei territori dei piccoli comuni. E’ quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità” presentato dalla Coldiretti e dalla Fondazione Symbola a Roma, a Palazzo Rospigliosi, in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo.
Solo in Toscana sono ben 124 su 276 totali, i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti (praticamente mezza regione, senza contare i molti poco al di sopra). 80 dei 124 sono addirittura al di sotto dei 3 mila abitanti. Ci sono anche comuni con meno di mille abitanti e in gran parte si trovano in Lunigiana e Garfagnana, ma anche in Alto Mugello, Valtiberina, Amiata e nei territori collinari a sud della regione. Molti di questi paesi versano in situazioni di graduale impoverimento, arrivando al rischio di estinzione a causa del conseguente abbandono da parte dei propri cittadini.
Delle 31 specialità toscane solo 4 sono esclusiva di grandi comuni: Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano. Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre piccoli comuni: dalla Castagna del Monte Amiata alla Farina di Neccio della Garfagnana, dal Marrone di Caprese Michelangelo al Fungo di Borgotaro. Quella dei comuni sotto i cinquemila abitanti rappresenta in Toscana una rete diffusa su quasi il 40% del territorio con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici.
“Con questo rapporto la nostra organizzazione – ha detto Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Questa nuova normativa – continua Marcelli - prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità, e punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico”.
“Questi piccoli centri hanno prodotto nei secoli un tesoro straordinario di beni culturali ed ambientali, abilità manifatturiere, saperi e sapori, soprattutto da parte del mondo agricolo – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – e rappresentano una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Non a caso due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazione del viaggio nel Belpaese mentre per ben il 54 per cento degli italiani il successo della vacanza dipende dalla combinazione cibo, ambiente e cultura”.

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