Daniela Rombi scrive ai Rettori dell'Univerità di Roma, Firenze e al Ministro dell’Università e della Ricerca

Disastro a Viareggio 0

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Oggetto: Richiesta di valutazione della manifesta imperizia dei prof. Dario Vangi dell’Università di Firenze e ing. Riccardo Licciardello della Università La Sapienza di Roma nominati periti del Giudice per le Indagini Preliminari nel Proc.Penale N. 1917/10 - R.G.N.R. 6305/09 R.G. “Strage di Viareggio”

Chiar.mi Rettori, Chiar.mo Ministro,

Vi invio la presente in rappresentanza della voce dei Famigliari delle Vittime della Strage di Viareggio; chi vi scrive è la Presidente dell’Associazione “ IL MONDO CHE VORREI” Daniela Rombi, una onlus che dal 2010 riunisce i famigliari delle persone vittime del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 presso la stazione ferroviaria di Viareggio.

Vi chiediamo di comprendere le motivazioni che ci hanno spinto, nostro malgrado, ad indirizzare questa lettera direttamente a Voi quali massimi rappresentanti di due Istituti Universitari di eccellenza in Italia che hanno riconosciuto, inquadrandoli nel loro organigramma, le qualità e competenze del prof. Dario Vangi, e l’ing. Riccardo Licciardello, docenti rispettivamente presso l’Università di Firenze e l’Università La Sapienza nominati periti dal Giudice Simone Silvestri del Tribunale di Lucca nell’ambito dell’incidente probatorio del Procedimento Penale N. 1917/10 - R.G.N.R. 6305/09 R.G. “Strage di Viareggio”.

Ci appelliamo a Voi magnifici Rettori poiché riteniamo a questo punto che Voi soli possediate le massime competenze e la massima autorevolezza per darci le risposte alle domande che con forza noi, in qualità di cittadini dello Stato Italiano Vi poniamo.

Abbiamo subito la tragedia di perdere i nostri cari nel disastro ferroviario che ha spezzato le loro vite mentre erano in casa, e non a bordo di un treno.
Ma fortunatamente attraverso i propri canali giudiziari, nei nostri confronti lo Stato Italiano si sta impegnando nel dare una risposta al perché tutto ciò sia accaduto, su chi sono i responsabili e su cosa bisogna fare già da domani perché mai possa ripetersi quanto verificatosi.

In questi anni tutti noi famigliari abbiamo dovuto comprendere così tante questioni alle quali un tempo eravamo completamente estranei. Di recente, ad esempio, abbiamo dovuto comprendere:

- che il codice di procedura penale stabilisce che il perito del Giudice venga scelto tra gli iscritti in appositi albi o “tra persone fornite di particolare competenza nella specifica disciplina”;
- che il possibile conferimento dell’incarico possa essere anche fatto a più persone “quando le indagini e le valutazioni siano di notevole complessità ovvero richiedano distinte conoscenze in differenti discipline”, secondo quanto disposto dall’art. 221 cpp;
- che il perito, scelto proprio in virtù di particolari competenze, “ha l’obbligo di prestare il suo ufficio”, salvo i casi previsti dal codice di procedura penale per giustificati motivi per l’astensione che il perito stesso ha l’obbligo di dichiarare (art. 223 cpp e art. 63 cpc);
- e che tuttavia il perito nominato può rifiutare l’incarico ammettendo la sua specifica ignoranza sull’argomento del contendere oltre che segnalare dei giustificati motivi per l’astensione quali un conflitto di interessi, oggettivo o soggettivo che sia.

Abbiamo compreso (direttamente con la nostra recente esperienza trascorsa nell’aula del Tribunale di Lucca) che mai va trascurata l’importanza, la delicatezza e la portata sociale del compito che il perito è chiamato a svolgere dallo Stato Italiano, un compito che ha una valenza fondamentale nell’indirizzo e nel prosieguo del processo.

Abbiamo capito anche che proprio in base alla portata, delicatezza e complessità della questione da affrontare, il perito viene spesso scelto nella categoria dei professori Universitari, non solo perché in tale ambito è possibile trovare le alte competenze richieste dal caso in esame, ma anche perché tali competenze e capacità sono garantite proprio dall’Istituto cui i professori appartengono. L’Università stessa è l’Ente Pubblico che forma queste competenze superiori che, nel caso siano richieste dallo Stato, vengono messe a disposizione della Magistratura per rendere un servizio di giustizia a noi cittadini.

Questo abbiamo capito; come abbiamo capito che il Giudice incarica un professore universitario come suo perito di fatto rendendo a noi parti lese una sorta di “doppia garanzia”: una garanzia di qualità delle competenze acquisite e che verranno messe a Sua disposizione, basate su una preparazione superiore formata e ampliata presso le Università dove svolge i propri incarichi; eduna ulteriore garanzia di imparzialità poiché il professore universitario, per Statuto, gode della libertà intellettuale di pensiero che gli consente di operare in questa funzione di pubblico interesse con la massima serenità, indipendenza e cura.

Ma il 2, 3 ed il 4 Novembre 2011 noi familiari delle vittime della Strage di Viareggio abbiamo assistito con i nostri occhi a scene ed ascoltato con le nostre orecchie parole che ci hanno profondamente offeso.

Il problema che Vi poniamo va al di là delle convinzioni che fanno dire ad un tecnico cosa è successo e che cosa mai possa aver causato questo o quello.
Vi chiediamo di dedicare mezz'ora del vostro tempo e leggere (sono pubblicati online, ma qui in allegato riportiamo sinteticamente quanto necessita della Vostra preziosa attenzione) i passaggi conclusivi del Procuratore dott. Giuseppe Amodeo che parla del metodo carente con il quale i Vostri professori periti hanno tratto le proprie conclusioni.

Ci è stato già risposto in molte altre sedi che “non è nostra competenza giudicare nel merito la capacità e preparazione tecnico scientifica dei periti”. Allora ci siamo chiesti, di chi è compito? Sarà pur responsabilità di qualcuno entrare nel merito delle questioni e del metodo scientifico o meno che è stato impiegato; se ci fosse un Ordine dei professori Universitari che collaborano con i Tribunali, ci rivolgeremmo a loro.
Ma non esiste ed allora non ci resta che chiedere a Voi Magnifici Rettori di farlo.

Non Vi chiediamo di risolvere alcun caso, nè entrare nel merito di alcuna questione tecnica specificamente dibattuta. Questo spetta alla Magistratura naturalmente.

Piuttosto Vi chiediamo, in qualità di cittadini di questo Stato feriti a morte nell’anima, che comprendiate Voi stessi - da massimi esperti - quello che noi familiari, ognuno occupato nella propria vita in un mestiere che non ci consentirebbe di capirne nulla di “rollii e rotazioni di oggetti”, di “cinematica o dinamica di corpi”, di “segni di usura o di deformazione sui materiali”.

Ma che, così platealmente mal espressi, abbiamo nostro malgrado ben compreso.
Abbiamo cioè compreso che le risposte che i vostri docenti hanno dato in aula hanno goduto della autorevole copertura data loro dalla afferenza a due massimi Istituti Universitari Italiani.

Ma abbiamo anche sentito dire, ad esempio, dal prof. Dario Vangi dell’Università di Firenze che per verificare la cinematica dell’oggetto è sufficiente disporre una prova “a occhio perché l’occhio umano è più preciso del CAD”; e molto altro.
Come familiari di uomini, donne e bambini uccisi quella maledetta notte, chiediamo di più di valutazioni non spiegate.

Chiediamo che non solo i consulenti tecnici della Procura ed i nostri si confrontino rispettando le regole del gioco, che poi altro non sono che le leggi che si studiano nelle Vostre Università. Vogliamo e pretendiamo che le stesse regole siano rispettate dai Vostri docenti. Vogliamo che non si nascondano dietro l’autoreferenzialità di cui godono soltanto perché insegnano presso i Vostri Istituti per non spiegare, per eludere risposte.
I nostri 32 cari morti meritano che questo processo si faccia rispettando le regole.
E meritano anche che qualcuno si prenda la briga non già di giudicare o disquisire sulla sostanza delle conclusioni, sarà un contraddittorio a farle risultare, ma di garantire che le basi dei ragionamenti sia metodologicamente e scientificamente corretta.

Questo noi lo pretendiamo, perchè questa è la regola del gioco che deve valere sia in questa fase che in qualsiasi prossima fase giudicante. Chi non lo fa, sarà giudicato dalla Magistratura se per negligenza o imperizia o altro.

Vi chiediamo di leggere allora e dirci se sia veramente sostenibile in un procedimento penale di questa portata, che degli ingegneri, prima che professori, rispondano alle domande a chiarimento formulate dai nostri avvocati sul quale tipo di calcoli, quali verifiche teoriche, quali disegni siano stati svolti dicendo che nessun calcolo è stato allegato, nessun disegno conservato perché non ritenuto necessario.

Nessun elemento prodotto per poter discutere criticamente il ragionamento posto.
Come si fa a dire che i calcoli sono stati fatti, ma non si ritenevano utili per allegarli alla perizia? Se effettivamente utili, anche al fine di escludere qualcosa piuttosto che qualcos’altro, avrebbero dovuto necessariamente essere allegati alla perizia.
Non possono essere buttati via perché quei calcoli, quei disegni, quei ragionamenti non sono personali: non appartengono solo alla mente dei periti. Appartengono soprattutto alle 32 vite spezzate, se sono veramente utili a capire.

È questo il metodo di lavoro che hanno appreso presso la vostra Università? Noi crediamo sinceramente di no.

Non possiamo nemmeno dimenticare che il Prof. Toni, consulente tecnico della locale Procura abbia invece compiuto tutte le verifiche del caso, fornendo agli interessati gli elementi su cui ha fondato i propri ragionamenti, allegando al proprio elaborato le prove, i calcoli, gli schemi, i rilievi e quanto da lui utilizzato per sviluppare i propri convincimenti.
Perché la bontà di una conclusione o la esclusione della sua pregnanza, possono trarre forza soltanto dalla forza e completezza e correttezza dei processo logici e scientifici che ne stanno alla base e se questo controllo non si può fare perché di essi non è fornita prova del loro compimento o del loro corretto compimento, viene preclusa qualsivoglia possibilità di confronto .

Il Prof. Toni, con un lavoro copioso ma che ha anche esaminato tute le possibili variabili e ricostruzioni tra loro alternative, è giunto ad una ricostruzione completa dell’intera dinamica incidentale che addirittura, secondo l’assunto dei Proff. Vangi e Licciardello, non solo non è stata compiuta, ma nemmeno reputata necessaria!

Né l’ordinanza del Gip che ha respinto la richiesta di sostituzione dei periti per negligenza può confutare quanto esposto nella presente. In essa non vi è alcun giudizio di valore sull’operato dei periti ma una semplice considerazione sul fatto che essi hanno eseguito un lavoro, ne hanno spiegato le modalità di esecuzione (procedura adottata) , il percorso logico seguito , lasciando del tutto impregiudicata la questione attinente alla completezza e bontà del lavoro svolto.

Né poteva essere diversamente, posto che non era compito di questo GIP valutare se la perizia, per scientificità, completezza, modalità di redazione, ecc.. fosse o meno utilizzabile per decidere o meno sulle responsabilità ascrivibili - o meno - agli indagati .
Chiarissimi Rettori, Vi chiediamo il perché di questo pressapochismo: noi e i nostri cari esigiamo che lo Stato in tutte le sue forme, come sta facendo già attraverso la Procura,faccia il proprio dovere anche attraverso la garanzia di persone competenti e preparate predisposte dalle Università.

La forma di Stato che riconosciamo quale nostro interlocutore e al quale chiedere garanzia circa di competenze rese dai Vostri docenti in questo processo non potete essere quindi che Voi, perché non possiamo assolutamente accettare le “non risposte”, le “non spiegazioni” e la “non documentazione” di cui è costellato il loro lavoro. Trentadue persone innocenti hanno diritto a che sia fatto di tutto, ed anche di più, affinché sia fugato ogni minimo dubbio su ciò che è accaduto, per giungere alla verità su quella notte.

Chiarissimi Rettori, Chiarissimo Ministro, egregio Procuratore: noi abbiamo bisogno di essere confortati da Vostre risposte, perché siamo veramente smarriti di fronte al “brutto spettacolo” al quale i Vostri docenti ci hanno fatto assistere.

Chiediamo solo verità’e giustizia ma soprattutto chiediamo che la scienza che si insegna presso i Vostri istituti possa aiutare tutti affinché si faccia tutto ciò che è necessario perché sia garantita la sicurezza e non si possa ripetere mai più un altro 29 giugno 2009.

RingraziandoVi anticipatamente per quello che vorrete e potrete fare, porgo cordiali saluti.

La Presidente
Daniela Rombi

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